Casalino, l'ascesa e le scivolate del portavoce "anomalo"

Casalino, l'ascesa e le scivolate del portavoce "anomalo"
di Mino DE MASI
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Domenica 23 Settembre 2018, 14:30 - Ultimo aggiornamento: 24 Settembre, 09:05
È uno degli uomini più influenti del momento: suggerisce l'agenda al premier Conte, orienta la comunicazione insufflando indiscrezioni capaci di condizionare la Borsa, con i suoi calcolati WhatsApp regola la febbre all'interno del governo e se c'è da giocare sporco non è uno che si tira indietro. L'altro giorno uno dei suoi numeri più efficaci: fingendo ingenuità ha confidato ritorsioni contro quei boiardi che si annidano nel ministero dell'Economia ostinati a non tirare fuori quei 10, 20 miliardi necessari per realizzare il contratto di governo, soprattutto quel reddito di cittadinanza essenziale per la credibilità dei pentastellati.
Rocco Casalino, ingegnere e giornalista, nato 46 anni fa a Frankental in Germania da genitori emigrati da Ceglie Messapica, non è solo il portavoce del presidente del Consiglio ma uno stratega che o d'istinto o secondo un inconfessato gioco di squadra spariglia anche quando il suo datore di lavoro, che è il capo del governo, chiede più moderazione e meno invasività.
 

La sua insperata scalata a Palazzo Chigi è iniziata qualche anno fa con un curriculum video postato su Youtube per Grillo e Roberto Casaleggio, la coppia costituente dei 5Stelle: "Non giudicatemi per quello che sono stato, ma per quello che sono" suggerì nel tentativo di tralasciare nel giudizio finale la sua partecipazione alla trasmissione che ora lui chiama "reality". Quello del Grande Fratello è un marchio che si porterà sempre appresso, è però la genesi di un potere che ha iniziato a costruire proprio nella casa spiata a favore di share. Anzi, forse proprio in quell'occasione Rocco Casalino ha potuto sperimentare quell'ancestrale dicotomia che è la sua forza.

Per lui non è stato tutto facile, come del resto non lo è per nessuno al Sud. La sua famiglia ritorna a Ceglie, breve parentesi adolescenziale fino al diploma e subito in un'altra città per studiare Ingegneria, a Bologna, dove si laurea. Finalmente un lavoro appropriato a Bari, e nel 2000 la grande occasione del Grande Fratello prima edizione, che per un ragazzo intelligente, sensibile e intraprendente può essere una buona carta da giocare.
Lo è fino a un certo punto perché dopo quella esperienza televisiva le altre da opinionista si rivelano un flop, fino al litigio in diretta con Sgarbi. Tuttavia grazie a collaborazioni con tv e settimanali nel 2007 può iscriversi all'Ordine dei giornalisti di Milano. Non basta e allora la butta in politica proponendosi alla corte di Grillo e Casaleggio: un lavoro nell'ufficio stampa e l'aspirazione di candidarsi al consiglio regionale lombardo, ambizione che però trova resistenza proprio nel Movimento. Lui capisce e rinuncia.
La sua dualità benevolente al possibile, la sua fatalità al gioco forte accompagnata da una convinta autoreferenzialità non sempre portano consenso, anzi talvolta gli bruciano l'iniziale considerazione, del resto lo stesso presidente Conte avrebbe fatto sapere a persone vicine di soffrire (eufemismo) la marcatura a uomo di Casalino.
Il primo strappo al battesimo internazionale nel giugno scorso al G7 di Charlevoix, in Canada, quando trascinò via il presidente impedendogli di completare una risposta sollecitata dai giornalisti. Lo ha preso per la giacca anche per portarlo nella sua Ceglie per la prima open air del premier intervistato nella piazza principale dal direttore di "affaritaliani.it" Angelo Perrino. Una calorosa accoglienza per Conte e una standing ovation per Casalino.
Il protagonismo del responsabile addetto alla comunicazione è un inedito nella storia repubblicana, figure disciplinate e sempre un passo indietro rispetto ai Cossiga, Andreotti o Gentiloni, per non parlare di Berlusconi. Casalino invece sposa l'interventismo al punto da provocare un incidente diplomatico con Macron: quando alcuni giornalisti chiesero un parere alla proposta francese sugli hotspot, l'italico Rocco spedì in chat l'icona del dito medio.

I problemi e le gaffe non sono mancate neppure dentro i confini nazionali, dal "Che fai adesso che il Foglio chiude?" indirizzato a un notista politico al "Voglio vedere cosa scriverete domani" spedito stavolta a molti giornalisti il giorno dei funerali per le vittime di Genova: la curiosità riguardava gli applausi al governo e i fischi agli altri. L'uso dei social lo aveva sperimentato felicemente nel lungo periodo postelettorale; era lui, allora "semplice" responsabile della comunicazione del M5S, che sceglieva cosa e a chi inviare indiscrezioni che poi trovavano titoloni sui giornali. Fu sempre Casalino a "streamingare" con il maratoneta televisivo Enrico Mentana l'accordo della terrazza tra Salvini, Di Maio e Conte. E quando in studio il giornalista esita a dare in diretta la notizia dell'ok al governo gialloverde, lui lo schernisce con un videomessaggio: "Sei troppo lento".
Nelle ultime ore è Casalino che è andato troppo veloce. Ai vertici del M5s è difesa a oltranza, ma tra epurazioni annunciate e stipendio da 169mila euro lordi, identico a quello del suo predecessore Filippo Sensi, ritenuto però imbarazzante dalla base, c'è chi con crescente sfrontatezza avverte: "Abbiamo un problema a Palazzo Chigi". E non ce l'hanno con il premier.
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