L'intervista/ Serra: «Prima di tutto la meritocrazia, sugli appalti ci sarà trasparenza»

Gianluca Serra (foto Max Frigione)
Gianluca Serra (foto Max Frigione)
di Massimiliano IAIA
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Domenica 3 Giugno 2018, 06:50 - Ultimo aggiornamento: 6 Giugno, 16:48
BRINDISI - Per pura casualità, l’intervista era stata fissata proprio nel giorno successivo alla nascita del governo “gialloverde” guidato da Giuseppe Conte. Seppure in tandem con la Lega, il Movimento Cinque Stelle è per la prima volta al comando di un esecutivo, e queste ore che hanno il sapore della storia non sfuggono al candidato sindaco di Brindisi, Gianluca Serra. «È un momento di svolta, si può finalmente dare seguito alla richiesta di cambiamento voluta dagli italiani, e Brindisi non fa eccezione, come d’altra parte hanno detto i dati delle Politiche nel capoluogo», afferma. Per la chiacchierata a piedi, Serra ha scelto il Villaggio Pescatori perché da questa prospettiva può indicare meglio quella larga porzione di città che vuole rilanciare. Da qui si vede il porto, c’è il Castello Alfonsino, c’è il Monumento, la Colonna. E poi c’è sempre l’intramontabile fascino dei pescatori che sistemano le reti, c’è l’odore del mare che come cantava De Crescenzo ci calmerà fino a far diventare la rabbia amore. Perché la voglia di cambiare c’è, i cittadini non nascondono nemmeno tanto il proprio malcontento per un territorio che stenta a decollare.
Avvocato Serra, l’affermazione al voto dei Cinque Stelle prima e la nascita di un governo poi non fanno che accrescere le aspettative nei vostri confronti. Non è un po’ spaventato dall’idea di avere maggiormente i riflettori addosso?
«No, anzi, semmai sono ancora più entusiasta. Mi inorgoglisce la possibilità di guidare una città che ha certamente contribuito a questo cambiamento. E allo stesso tempo devo dire che Brindisi è nel cuore del Movimento Cinque Stelle. Il neoministro del Lavoro Di Maio sarà in città l’8 giugno per chiudere la campagna elettorale per le amministrative, e sicuramente saranno qui anche i neoministri Lezzi e Toninelli».
È rimasto fuori Salvatore Giuliano, il preside brindisino annunciato come ministro prima del voto.
«Quando si condivide con altre forze un’esperienza di governo, è normale dover fare qualche rinuncia, ma io sono convinto che Giuliano resti una risorsa per i Cinque Stelle, e il Movimento saprà valorizzare le sue competenze».
Quali saranno, a suo modo di vedere, i vantaggi che un Comune a trazione M5S potrebbe avere nell’interlocuzione con il governo?
«Potremmo sicuramente avere voce anche nei tavoli ministeriali, penso solo per fare un esempio al processo di decarbonizzazione che dovrà essere messo in atto entro il 2025, chiederemo a Enel le soluzioni alternative che intenderà intraprendere dal punto di vista del ciclo produttivo affinché non si perda occupazione. Non vogliamo che Enel lasci qui il deserto: a Carpi hanno addirittura riutilizzato il materiale ferroso o il calcestruzzo sbriciolato. Ma penso anche alla zona industriale, con l’accordo di programma scaduto nel 2017. E poi, la bonifica dell’acqua di falda nell’area Sin, e capire gli interventi che dovranno essere messi in atto con i fondi a disposizione».
E per il porto?
«Innanzitutto vorremmo ridiscutere una ricollocazione della Marina, ci piacerebbe celebrarla anche con una esposizione al deposito catene, valorizzando l’aspetto storico della Marina stessa. E poi abbiamo un’idea anche per il Tommaseo, che può diventare struttura universitaria con Ingegneria Navale e sede di Accademia Navale. Insomma ripartiamo dai giovani: vorremmo rinegoziare le facoltà con l’Università del Salento, Ingegneria aerospaziale a Lecce è solo con laurea triennale, noi vorremmo che fosse di maggior raccordo con il Distretto».
Puntate sui giovani perché la richiesta più pressante è sempre quella legata all’emergenza occupazionale?
«Assolutamente sì. Però, vede, proprio perché noi insistiamo sulla meritocrazia, allo stesso tempo puntiamo molto sulla cultura. Che è anche quella cittadina. Abbiamo un patrimonio artistico monumentale eccezionale, ma che spesso non è visibile a tutti. La nostra idea è quella di un consorzio museale, che comprenda il museo regionale, il museo diocesano e la Collezione Faldetta. Una volta creata questa rete, si potrebbe pensare di recuperare anche quell’archeologia che è stata esportata a Taranto o a Napoli».
Sulla cultura, intesa anche come organizzazione di eventi, la richiesta degli addetti ai lavori è di una minore improvvisazione.
Chi ha gestito la cultura finora? Non sono forse gli stessi che autorizzavano la sagra della polpetta in favore dell’amico di turno? Di che parliamo? Gli eventi devono essere collegati al territorio, inizialmente il principio del Wine Festival era questo. Ecco, noi riteniamo fondamentale la valorizzazione del vino, e punteremo a proporre iniziative mirate».
Inevitabile il riferimento al commercio, con le casse che soprattutto in Centro languono.
«Noi guardiamo favorevolmente al Distretto urbano del Commercio. Per quanto riguarda le problematiche sollevate dagli esercenti, ovviamente puntiamo a decidere insieme, perché comprendiamo che ogni passaggio, dalla chiusura dei corsi all’istituzione di un senso unico, possa cambiare il destino di un negozio. Io sono per una chiusura programmata dei corsi, dal venerdì alle 16 fino a domenica a mezzanotte, o magari con una proroga di 24 ore visto che proprio il lunedì ci sono i crocieristi».
Cosa pensa del nuovo piano della sosta?
«Le modifiche andavano fatte perché le auto dei residenti sono risultate superiori agli stalli disponibili. Sono fondamentalmente d’accordo con le regole stabilite, ma renderei gratuita la fascia intermedia – quella dopo pranzo – perché in quelle due ore la navetta di collegamento con via Spalato non c’è. Altrimenti il rischio è che chi prima si spostava anche dai quartieri limitrofi per mangiare un boccone a pranzo, ora in Centro non vada più».
Per quanto riguarda le periferie, quali sono le zone che necessitano maggiori interventi?
«Io vorrei che i quartieri fossero “centro” di se stessi, che diventassero più autonomi. La Commenda sarebbe il quartiere-pilota. Ma si pensi anche al Paradiso, guardate come è cresciuto negli ultimi anni, anche dal punto di vista commerciale. E certamente si migliora con una maggiore cultura del mezzo pubblico. Però finora questa è stata la città in cui si è partiti con il bike sharing senza avere adeguate piste ciclabili: è pazzesco. Per tutti questi motivi, se dovessi essere eletto terrei per me le deleghe per Turismo e Trasporti, che essendo strettamente correlate devono essere coordinate da una mente unica».
Ha detto di puntare molto sulla meritocrazia. Sotto il profilo amministrativo, in che modo?
«Attraverso concorsi ad evidenza pubblica, basta con gli incarichi diretti. Gli appalti devono essere trasparenti, inoltre vorremmo creare una piattaforma che segua in tempo reale le opere pubbliche, in modo che nessuno possa arbitrariamente modificare i costi in corso d’opera. O comunque, se si tratterà di cambiare le spese, bisognerà giustificare. Tutto sarà comunque tenuto sotto controllo».
Lei è un neofita della politica. Che idea si è fatto degli avversari?
«Gli altri propongono i soliti nomi, i soliti noti. Basta guardare i candidati consiglieri a sostegno di Cavalera per rendersi conto che la sua elezione ci riporterebbe al passato, anche Ciullo ha con sé alcuni pezzi della vecchia politica, Rossi è una persona coerente, peccato però che abbia stretto alleanze con Pd e Leu, ai quali dovrà rendere conto, non avrà le mani libere. La verità è che tutti si riempiono la bocca con la parola cambiamento, eppure l’unica vera svolta è quella che noi sosteniamo sin da quando il movimento è stato fondato. I brindisini lo stanno capendo, l’altro giorno una persona mi ha detto: “Sono anni che non vado a votare, ma il 10 giugno sceglierò te”. Il cambiamento è anche questo».
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