Delitto di Francavilla, le motivazioni: «I due arrestati avevano premeditato l'omicidio»

Delitto di Francavilla, le motivazioni: «I due arrestati avevano premeditato l'omicidio»
di Erasmo MARINAZZO
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Mercoledì 2 Agosto 2023, 08:01

Nessun dubbio sulla tenuta degli indizi che hanno fatto finire in carcere i due giovani accusati di avere ammazzato il 19enne Paolo Stasi la sera del 9 novembre dell'anno scorso davanti la sua casa di via Occhi Bianchi, a Francavilla Fontana. Lo dicono i giudici del Tribunale del Riesame di Lecce nelle motivazioni dell'ordinanza del 10 giugno che respinse la richiesta dell'avvocato Michele Fino di annullare l'arresto di Cristina Candita, 21 anni, di Francavilla, accusato con L.B., del posto, ancora 17 anni quando fu ammazzato Stasi, di omicidio volontario in concorso aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi.

Le motivazioni

Si parla di quadro indiziario grave nelle 28 pagine delle motivazioni depositate nei giorni scorsi, a firma del giudice estensore Giovanni Galli (presidente Carlo Cazzella, a latere Pia Verderosa), che avallano l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari Vittorio Testi valutando la richiesta del pubblico ministero Giuseppe Nozza titolare dell'inchiesta condotta con i carabinieri del Nucleo investigativo: «Le indagini hanno ampiamente dimostrato che Cristian Candita, utilizzando l'auto Fiat Grande Punto nella sua disponibilità, decideva di accompagnare (e poi riprendere) L.B. nei pressi dell'abitazione di Paolo Stasi, ben consapevole della volontà omicida del complice».
Per i giudici del Riesame sussistono anche le aggravanti della premeditazione e dei motivi futili che precludono alla difesa l'eventuale richiesta di affrontare il processo con il rito abbreviato e, dunque, con la riduzione della pena in caso di condanna. In altre parole, una opportunità per evitare l'eventuale condanna all'ergastolo: «Deve ritenersi correttamente contestata l'aggravante dei futili motivi», ancora un passaggio dell'ordinanza del Riesame. «Considerato che l'omicidio di Paolo Stasi è maturato per un debito di (appena) cinquemila euro accumulato da quest'ultimo nei confronti di L.B. e connesso al mancato pagamento di piccole quantità di marijuana consumate con cadenza quotidiana unitamente a sua madre Annunziata D'Errico». Sulla premeditazione: «Del resto emerge dalle indagini che il piano omicida era stato ben preparato dai due correi, come dimostra anche il sopralluogo effettuato dai due giovani alcuni giorni prima della commissione del gravissimo gesto criminale».
Non ha presentato istanza al Tribunale del Riesame per i minorenni, L.B., dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere (come del resto Candita) nell'interrogatorio di garanzia con la giudice per le indagini preliminari, Paola Liaci, la cui firma appare in calce all'ordinanza di custodia cautelare emessa dopo avere analizzato la richiesta del procuratore Simona Filoni e del sostituto Paola Guglielmi. Quanto a Candita, la difesa ha sostenuto la richiesta di annullamento della misura su cinque punti: primo, la mancanza di gravi indizi per sostenere che fosse alla guida della Punto usata per commettere il delitto; secondo, da alcune intercettazioni sarebbe emerso che Candita non fosse consapevole delle intenzioni di L.B. di ammazzare Stasi; terzo, non fu effettuato alcun sopralluogo; quarto, mancano le aggravanti; e quinto, il movente non è legato allo spaccio.
A conclusioni diverse è giunto il Tribunale del Riesame: «Sono state ampiamente illustrate la pervicacia e la risolutezza con le quali gli indagati hanno compiuto l'efferato omicidio e anche l'assenza di qualsivoglia pentimento nella fase successiva all'omicidio. Come visto, emerge da alcune intercettazioni che L.B. e Candita, dopo avere compiuto l'efferato delitto, avrebbero voluto usare le armi per colpire anche altre persone, compresa la madre di Paolo Stasi».
I familiari della vittima hanno dato incarico all'avvocato Domenico Attanasi di costituirsi parte civile.

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