Provincia di Brindisi a rischio sanzioni per il patto di stabilità 2013 ma il Tar dà torto al ministero

La sede della Provincia di Brindisi
La sede della Provincia di Brindisi
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Venerdì 11 Febbraio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 14:49

Rischiava di sforare di quasi sei milioni di euro il patto di stabilità la Provincia di Brindisi che, alla fine, ha scampato il pericolo grazie alla decisione nel merito assunta dal Tar del Lazio al quale si era rivolto l’ente per contestare le decisioni del ministero dell’Interno. Ad occuparsi della questione è stato il legale della Provincia Mario Marino Guadalupi, che ha discusso la causa in udienza il 10 dicembre scorso.

Il decreto “Sblocca pagamenti”

Motivo del contendere, in particolare, l’applicazione del cosiddetto decreto “Sblocca pagamenti” che nel 2013 aveva consegnato nelle mani di Comuni e Province 4,5 miliardi di euro, risorse che la pubblica amministrazione aveva potuto utilizzare per i pagamenti alle imprese. Alla Puglia, complessivamente, erano andati oltre 200 milioni, svincolati dal Patto di stabilità, sulla base delle richieste fatte pervenire agli enti locali entro il 30 aprile di quell’anno. E proprio l’ente di via De Leo, paradossalmente, era risultato tra le Province più virtuose nel pagare i propri creditori. Un risultato dimostrato dall’elenco delle venti Province più “celeri” nello sfruttare gli spazi finanziari richiesti e ottenuti dal ministero dell’Economia proprio grazie al decreto “Sblocca pagamenti”. Nell’elenco, elaborato sulla base dei dati censiti dall’Upi, l’ente brindisino risultava avere effettuato pagamenti alle imprese per oltre 2,9 milioni di euro, a fronte dei 4,3 milioni di euro concessi dallo Stato in corrispondenza delle posizioni debitorie “bloccate” a causa dei limiti imposti dal patto di stabilità. Il procedimento, tuttavia, era suddiviso in due parti. Ed i problemi per la Provincia di Brindisi sono sorti proprio nella seconda attribuzione degli spazi finanziari extra patto di stabilità con i quali effettuare i pagamenti arretrati. “L’esclusione dalla seconda ripartizione di spazi finanziari - si legge nell’ordinanza del Tar del Lazio - è dipesa infatti dal mancato rinvenimento nel modello telematico acquisito dal sistema informatico della Ragioneria dello Stato, non imputabile, tuttavia, alla Provincia di Brindisi, né indice di una rinunzia dell’ente a partecipare alla ripartizione degli spazi finanziari per il patto di stabilità interno dell’anno 2013”.

La decisione

Il mancato inserimento dei dati, confermano i giudici, “è dipeso, in modo del tutto incolpevole, dal fatto che la Provincia non ha potuto accedere al sito web dell’amministrazione, come esposto in atti e non contestato sostanzialmente dal ministero”.

Il decreto, in effetti, non prevedeva alcuna disposizione particolare in caso di malfunzionamento del sistema elettronico, “così penalizzando - scrive ancora il Tar - coloro che potevano incorrere in errori (incolpevoli) del sistema nella comunicazione dell’obiettivo, obiettivo che l’ente aveva raggiunto sin dalla prima comunicazione”. Come detto, infatti, la Provincia era risultata in quel caso tra gli enti più virtuosi per quanto riguarda la celerità dei pagamenti arretrati e delle richieste di conseguenti spazi finanziari extra patto di stabilità. Il collegio giudicante sottolinea, dunque, che “il comportamento della Provincia non si atteggiava quale inadempimento e che l’ente deve essere ammesso al rispetto del valori obiettivo alla stregua sia della prima comunicazione, che della seconda, contenenti fra loro dati conformi e identici in pieno adempimento della circolare e del decreto legge. Incontestabile, per altro, è l’inoltro in data 5 luglio 2012 di un modello sulla piattaforma telematica della Ragioneria dello Stato. In tale modello risulta la presenza del dato di 5 milioni e 840mila euro nella casella D del rigo 3 e tale circostanza è dimostrazione dell’intendimento per la Provincia di Brindisi della persistenza della prima richiesta formulata il precedente 26 aprile soddisfatta solo per circa 62,26%”. Una decisione che conferma la “sanatoria” già ottenuta in fase cautelare e salva l’ente da possibili sanzioni per milioni di euro per mancato rispetto del patto di stabilità nel bilancio del 2013.

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