«Si viaggiava stipati nei pulmini»: la piaga del caporalato e il ricordo di tre braccianti morte 30 anni fa

La celebrazione in memoria delle tre braccianti morte trent'anni fa
La celebrazione in memoria delle tre braccianti morte trent'anni fa
di Eliseo ZANZARELLI
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Venerdì 25 Agosto 2023, 20:59 - Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 05:00

Sono trascorsi 30 anni da quel tragico 25 agosto del 1993 in cui persero la vita in un incidente stradale le braccianti agricole Maria Marsella, 25 anni, Antonia Carbone, 29 anni, Maria Dell’Aquila, 51 anni, tutt’e tre di Oria e tutt’e tre immolate sull’altare del caporalato. Era l’alba e si recavano al lavoro in 18 dentro un pulmino da massimo 9 posti, che sbatté contro il braccio di un camion - gru e poi uscì di strada impattando contro un albero d’ulivo. 
Tutto questo per una “giornata” da 23mila lire, ovviamente in nero. Già, il caporalato: una piaga simbolo dello sfruttamento nelle campagne a tutt’oggi non ancora estinta. Il sacrificio di quelle tre lavoratrici, e di tutti coloro che hanno vissuto vivono ancora situazioni simili alle loro, è stato ricordato pubblicamente ieri - anniversario di quelle morti innocenti - con una messa 19 presso la chiesa di San Francesco d’Assisi (celebrata don Daniele Conte), seguita dalla deposizione di una corona di fiori ai piedi del monumento alle vittime del caporalato, realizzato a suo tempo - 10 aprile 2001 - dal maestro Carmelo Conte, tra via Latiano e viale Regina Margherita. 
Sindaco era Sergio Ardito e in amministrazione, da presidente del Consiglio comunale, vi era una giovane Lorenza Conte, che di sfruttamento tra i campi ne sapeva più di qualcosa essendo a propria volta stata una bracciante. Da parte sua, soprattutto da allora, un’aspra battaglia contro quel sistema di sfruttamento e sicurezza pari a zero, una battaglia ancora in corso. 

L'anniversario

«Ringrazio per questa iniziativa il Sindaco Cosimo Ferretti, l’assessore Alfredo Proto e tutta la Amministrazione Comunale - dichiara - che si sono mostrati sensibili a una tematica più che mai attuale: si pensi a coloro i quali e le quali proprio in questi giorni di forte calura per necessità prendono pulmini sgangherati e magari anche senza aria condizionata per poi continuare a martoriare la propria salute in mezzo alle colture, una situazione che andrebbe affrontata ancor più di petto rispetto a quanto fatto dalle istituzioni in tutti questi anni nei quali, comunque, il problema è stato preso in considerazione anche alla luce di altre tragedie che si sono ripetute nel tempo». 
«Il sacrificio di tutte queste persone non deve essere dimenticato - prosegue Conte - e non dobbiamo credere che questo sia un monumento alla morte, come qualcuno ha detto, perché invece è il monumento alla vita, il monumento della speranza che un giorno non vi siano più donne costrette a morire stipate sui pulmini dei caporali come sacchi di patate». “Donne, ribellatevi ai caporali! Aderite alla associazione contro i caporali!”, così tuonò con coraggio l’allora vescovo di Oria Armando Franco dall’altare della Cattedrale che poi sarebbe stata elevata a Basilica pontificia minore. Quel monumento intende rappresentare un richiamo alla coscienza di ciascuno. Per non dimenticare quanto accadde tre decenni fa e per onorare, ma anche spronare a ribellarsi, quanti tuttora piegano la testa per una manciata di spiccioli dinanzi ai caporali.
«Perché - conclude Conte - un lavoro vero non è un lavoro nero.

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