Braccianti sfruttai e condotti nei campi con mezzi fatiscenti. Sette arresti e due aziende sotto sequestro:

Braccianti sfruttai e condotti nei campi con mezzi fatiscenti. Sette arresti e due aziende sotto sequestro:
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Martedì 7 Febbraio 2023, 11:02 - Ultimo aggiornamento: 16:17

Braccianti sfruttati e condotti nei campi con mezzi fatiscenti. Sette arresti. Con le accuse di intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, impiego di lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno, sette persone sono state arrestate dai carabinieri a Manfredonia, Zapponeta, Matera e nella provincia Monza Brianza.

L'indagine Caronte

L'operazione riguarda l'indagine denominata "Caronte", nome che deriva - spiegano i carabinieri - dall'obolo che i braccianti, quasi tutti abitanti nella baraccopoli di Borgo Mezzanone, erano costretti a pagare per essere accompagnati «nell'inferno dei campi ardenti a bordo di automezzi fatiscenti e illecitamente modificati per consentire l'alloggiamento di un numero superiore di persone».

I militari hanno eseguito una misura cautelare emessa dal gip di Foggia: oltre agli arresti (due in carcere e cinque ai domiciliari) sono stati notificati due divieti di dimora e quattro misure interdittive. Il gip di Foggia ha inoltre disposto il sequestro preventivo delle sedi operative, dei beni mobili e immobili, e l'assoggettamento al controllo giudiziario di due aziende agricole (il cui fatturato annuo raggiunge circa i 10 milioni di euro), riconducibili ad alcuni dei soggetti destinatari della misura cautelare.

Braccianti insultati

Per essere trasportati nei campi i braccianti che vivono nella baraccopoli di Borgo Mezzanone erano costretti a versare al "caporale" che li reclutava e accompagnava 5 euro al giorno, una somma che - in accordo con i titolari delle aziende per cui lavoravano - veniva direttamente detratta dalla busta paga giornaliera. Durante le ore di lavoro erano controllati a vista, non potevano fare pause e venivano insultati. Inoltre i caporali pretendevano che ogni bracciante riempisse in otto ore almeno 56 cassette con i prodotti agricoli. E quando uno di loro non raggiungeva questo obiettivo il lavoro di tutti continuava. È quanto emerso dall'indagine "Caronte" che ha portato all'emissione di 13 provvedimenti cautelari personali del gip di Foggia, tra cui sette arresti (due dei quali riguardano "caporal" senegalesi che ora sono in Africa), per intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, impiego di lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno.

Le due aziende agricole sottoposte al sequestro preventivo finalizzato al controllo giudiziario sono la 'Agrigold' di Trinitapoli (Bat) e la 'Regina Agricolà di Zapponeta (Foggia) il cui fatturato annuo - secondo gli inquirenti - raggiunge circa 10 milioni di euro. I due 'caporalì senegalesi destinatari della misura cautelare in carcere sono stati rintracciati nel loro paese d'origine e i militari hanno avviato le pratiche per l'internazionalizzazione del provvedimento.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Foggia, si sono avvalse dell'ausilio di personale dell'Oim-Organizzazione internazionale per la Migrazioniì, e del progetto "Supreme1" che ha messo a disposizione un mediatore culturale.

Il plauso del viminale

“Lo sfruttamento del lavoro e il caporalato sono fenomeni criminali che impongono condizioni di vita degradanti, approfittando dello stato di vulnerabilità e di bisogno dei lavoratori. Dinamiche che non solo ledono la dignità delle persone ma che danneggiano le imprese che scelgono di operare nella legalità e sono spesso funzionali ad alimentare gli interessi economici delle criminalità organizzata che, in alcuni settori, sfrutta senza scrupoli anche manodopera di migranti irregolari. Su questo fronte l’operazione condotta oggi dai Carabinieri e dall’Ispettorato del lavoro di Foggia, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare del tribunale di Foggia, fa segnare ancora una volta un importante risultato in un territorio in cui la magistratura e le forze di polizia stanno profondendo il massimo sforzo contro i sodalizi criminali che, anche facendo ricorso alla violenza, infiltrano l’economia e il tessuto sociale” ha dichiarato il ministro dell’interno Matteo Piantedosi sottolineando come ieri, presenziando a Foggia al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, ha avuto modo di confrontarsi con il prefetto, il procuratore della Repubblica, i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Bari e i vertici delle forze di polizia provinciale sulle iniziative già assunte e da assumere per contrastare la grave pressione criminale.

“Continueremo a dedicare la massima attenzione a questi fenomeni, facendo rete e creando le condizioni per sviluppare le più efficaci sinergie per contrastare ogni forma di illegalità nel settore del lavoro” ha concluso il titolare del Viminale.

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