Produrre energia grazie alle onde: via alla sperimentazione di “Sewat”. Il progetto: come funziona

Installata ieri la prima vasca di prova per testare il sistema di produzione

Produrre energia grazie alle onde: via alla sperimentazione di “Sewat”. Il progetto: come funziona
di ​Giuseppe MARTELLA
4 Minuti di Lettura
Domenica 19 Novembre 2023, 11:30

Produrre energia pulita dal moto ondoso marino convogliato in delle vasche di raccolta. È questa la mission di “Sewat”, acronimo di Sustainable Energy by WAves Trap, il progetto della società brindisina Geco-Global Engineering Constructions capeggiata dall’ingegnere Giulio Maellaro che sta vedendo la luce nel mare di Torre San Gennaro, località marittima nel territorio di Torchiarolo, comune rivierasco tra Brindisi, provincia cui appartiene, e Lecce.

Il progetto


Un’idea tanto semplice, capace di utilizzare il principio dei vasi comunicanti a pochi metri dalla riva, quanto efficace in quanto potrebbe garantire produzione energetica e la difesa dal sempre più diffuso problema dell’erosione costiera. Una visione tutta “local”, se è vero che i lavori di messa in opera dell’unità di prova sono stati effettuati da aziende pugliesi. Proprio nella giornata di ieri, dopo che nei giorni scorsi si è conclusa la realizzazione del basamento sul fondo del mare, è stata installata la prima vasca di prova, anch’essa realizzata da una ditta specializzata del posto, la Icm. L’idea progettuale prevede di captare l’energia posseduta dalle onde marine anche di piccola taglia, tipiche del Mar Mediterraneo, per produrre energia sostenibile. Occupando un “water-front” marginale non altrimenti utilizzabile per altri impieghi, che quindi non sottrae spazio produttivo ad altre attività.

Le vasche modulari


«Il progetto in questione si basa essenzialmente sulla costruzione di una successione di vasche modulari in calcestruzzo a sviluppo allungato – sottolinea Antonio Frascino, perito industriale del team Geco - poste in mare, parzialmente immerse, in direzione ortogonale alla direzione dominante delle onde. Possono quindi trovare collocazione o sul lato esterno delle dighe foranee e delle barriere frangiflutti o in posizione isolata parallelamente alla linea di costa. Ogni vasca ha la parete esposta ai marosi, idoneamente attrezzata – continua Frascino – e in grado di captare l’acqua delle onde che vi si infrangono».

La prima vasca installata 


Un’intuizione quella della Geco-Global Engineering Constructions che potrebbe davvero rivoluzionare il mondo dell’energia green attraverso l’utilizzo di una fonte, quella delle onde marine, sinora mai usata in maniera importante.

E che potrebbe vedere in Puglia e in Italia lo svolgimento delle prove simulatorie e della raccolta dei dati. «Abbiamo presentato “Sewat” di fronte alla delegazione Onu ospite a Brindisi nello scorso mese di febbraio – continua Frascino – e abbiamo raccolto commenti entusiasti. Il nostro gruppo di lavoro è stato invitato a esportare questa idea in varie parti del mondo, ma siamo orgogliosi che la prima messa in pratica arrivi a casa nostra, dopo essere stati accolti in maniera eccellente dal Comune di Torchiarolo».

Come funziona


Ma come funziona nello specifico quanto progettato dalla squadra di tecnici della Geco? Le onde che entrano nella vasca di raccolta attraverso i varchi muniti di paratoie mobili vengono convogliate verso una grossa turbina sistemata nella parte posteriore del grande contenitore. «In questo momento inizia la produzione di energia meccanica che può essere utilizzata per la creazione di energia elettrica – spiega l’esperto - che può anche essere usata in loco per la produzione di idrogeno green consentendo un auspicabile sviluppo della relativa filiera».
Oltre alla possibilità di produrre energia pulita e a basso costo, “Sewat” punta a essere uno strumento efficace contro l’erosione delle coste. Poste a poca distanza dalla battigia, emergendo dal livello per poco più di un paio di metri, le vasche fungerebbero da frangiflutti. «Il moto ondoso perderebbe di potenza – sottolinea nello specifico Frascino – e non andrebbe a creare problemi infrangendosi sulla costa. Di più, l’acqua marina raccolta negli invasi rilascerebbe sia sabbia, utile per le attività di ripascimento delle spiagge, che materiale inquinante svolgendo così una sostanziale attività di tutela e pulizia del mare». Una volta conclusi i lavori di allestimento dell’unità di prova nel mare di Torre San Gennaro, inizierà la fase di prova e di raccolta da remoto dei dati utili poi a tracciare un primo bilancio sulla fattibilità e la convenienza del progetto. Un periodo che non durerà meno di un anno e che alla fine segnerà un momento importante in vista di una piena attuazione di “Sewat”. «Sarà un momento importante e anche emozionante per chi come noi – conclude – da molti anni ha impiegato tempo e risorse per arrivare a un progetto che, siamo convinti, potrà dare impulsi nuovi alla materia dell’energia sostenibile e della sua produzione».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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