Cerano, il Ministro invita alla prudenza: «Cautela nel chiudere le centrali»

La centrale di Cerano
La centrale di Cerano
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Martedì 3 Ottobre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre, 06:45

A rischio la data del 2025 per l’uscita dell’Italia dal carbone? Non lo dice, ma lo lascia intendere, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin intervenendo al convegno “Sicurezze di sistema durante la grande transizione energetica”, organizzato da Cesi a Milano.

La decarbonizzazione

La decarbonizzazione, ha spiegato, il ministro è un obiettivo ma «dobbiamo avere la cautela che ho avuto nel non chiudere completamente Civitavecchia e Brindisi» perché ad oggi «dobbiamo utilizzare tutti i percorsi. Andiamo verso l’utilizzo delle rinnovabili, ma quelle attuali sono solo eolico e fotovoltaico». Ci sono, infatti, per il ministro, ancora diversi passi da compiere per riuscire a “liberarsi” dalla dipendenza dal carbone. «Dobbiamo trovare - ha aggiunto infatti - il modo di fare accumuli e stoccaggi» aggiungendo anche la necessità «di mettere la Co2 nei giacimenti esausti. Ed è una partita nazionale ed europea nel far capire che bisogna farlo».


Nell’ambito della riforma della struttura del mercato dell’elettricità «stiamo definendo con l’Ue un market design, non siamo d’accordo con alcuni Paesi vicini» perché, ha spiegato il ministro, «abbiamo opinioni molto molto diverse».

Fratin ha poi ribadito: «Non so a oggi dire come riusciremo a concludere, se non con una giusta mediazione che accontenti tutti o scontenti tutti, vincendo o perdendo». Questa «è una partita che incide fortemente su quella che è la questione dei prezzi» ha evidenziato.

La produzione

L’adeguamento della produzione nazionale al 2030 «ha la sicurezza come punto fondamentale nella diversificazione delle fonti» ha specificato Fratin, «utilizzando a fondo le nostre conoscenze e le più moderne tecnologie noi possiamo arrivare alla diversificazione di fonti al 2050». Il ministro ha concluso ricordando che «cresceranno le rinnovabili, diminuirà il fossile, ma è un percorso che va governato. Questo cambiamento credo possiamo ancora giocarlo da primi della classe». Brindisi, come dimostra la citazione del ministro dell’Ambiente, insieme a Civitavecchia gioca un ruolo fondamentale nell’iter per il cosiddetto phase out dal carbone. Qui, infatti, si trova una delle centrali termoelettriche più grandi d’Europa, che teoricamente dovrebbe essere destinata a spegnersi entro il 31 dicembre del 2025. Al suo posto, contrariamente a quanto continuano a chiedere i sindacati di categoria, non ci sarà però una centrale a turbogas. Terna, infatti, ha già chiarito di ritenere inutile una centrale di questo tipo nel Sud Italia. Le intenzioni di Enel, dunque, sono quelle di trasformare radicalmente il sito, con l’abbattimento di tutto quanto non sia strettamente necessario (compreso il nastro trasportatore che dalle banchine del porto fa giungere il combustibile fino a Cerano, nelle fornaci della “Federico II”).

I progetti

Tra i progetti del gruppo, la realizzazione di impianti fotovoltaici, impianti eolici, sistemi di accumulo, un centro ricerche e diversi stabilimenti produttivi di terzi legati alle rinnovabili: le pale eoliche ultraleggere di Act Blade ed i moduli per impianti fotovoltaici in plastica riciclata di Standex. È venuta meno definitivamente, invece, anche a causa del disinteresse da parte della politica locale, la possibilità di far sorgere a Brindisi una seconda gigafactory di pannelli solari, “gemella” di quella già realizzata a Catania. Ancora da chiarire, infine, i dettagli della presenza di Enel Logistics all’interno della Zona franca doganale, il cui riconoscimento è già stato ottenuto dalla società, sulle banchine del porto di Brindisi. «Non c’è un singolo atto che ci permette di decarbonizzare immediatamente il mondo, perché parliamo del mondo non dell’Italia, non c’è un singolo atto che porta automaticamente a essere tutti noi educati a non buttare più la bottiglia di plastica nel primo posto che ci conviene, non c’è un singolo atto che ci permette di passare da un giorno all’altro dalle centrali a carbone all’eolico puro. È un percorso per il quale l’Italia si è impegnata con gli altri Paesi, di Cop in particolare, a raggiungere un primo step nel 2030 e poi la neutralità al 2050, utilizzando tutte le tecnologie che devono affiancare il comportamento umano», ha detto nelle ore successive lo stesso ministro Fratin a Bari, a margine della cerimonia inaugurale del 75esimo Prix Italia. Uno dei cui temi portanti è proprio la sostenibilità.

La richiesta

E proprio sulle intenzioni di Enel a Brindisi torna a chiedere chiarezza il deputato e commissario regionale di Forza Italia Mauro D'Attis, insieme al collega Alessandro Battilocchio, che chiede lo stesso per quanto riguarda la sua Civitavecchia. «Va riconosciuto a questi territori - incalzano i due parlamentari azzurri - il valore storico per quanto hanno dato in termini di produzione energetica a tutto il Paese per decenni e con gravi danni ambientali e vincoli allo sviluppo di altri settori. Vanno salvaguardati i livelli occupazionali e va gestita in maniera concreta questa fase transitoria, coinvolgendo tutta gli attori istituzionali e gli operatori economici del territorio. Ovvio che il governo nazionale ha un ruolo fondamentale e noi non esitiamo a richiamarne la responsabilità. Siamo però francamente delusi dall’atteggiamento di Enel che, al momento, non ha ancora esplicitato i suoi impegni specifici nei piani industriali, disattendendo le aspettative di territori che non possono essere lasciati soli, dopo, appunto, aver dato tanto nell’interesse nazionale. Non c’è più tempo. Anche Enel, lo sa. Ci aspettiamo risposte celeri, adeguate e concrete».

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