Era stata sospesa dal lavoro e dalla retribuzione per due giorni per aver commentato, in piena pandemia, un post su Facebook del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano definendo “vergognosa” la situazione in cui versavano gli operatori del 118. Ora il giudice del Tribunale del lavoro di Brindisi le dà ragione annullando la sanzione e di conseguenza intima all’associazione per cui la donna lavora di restituire i compensi trattenuti.
La ricostruzione
E’ l’incredibile storia di una giovane di Fasano, autista soccorritrice del 118 brindisino che il 21 aprile del 2020 si vede arrivare “un atto di significazione e diffida” con il quale le venivano contestate alcune espressioni utilizzate in un commento del 15 aprile dello stesso anno, pubblicato su Facebook, in relazione ad un post, come detto, del Governatore Emiliano. Quest’ultimo aveva scritto, postando una relativa foto: «Noi facciamo le cose per bene. Le tute Dpi acquistate dalla Regione Puglia dalla Cina possono essere utilizzate dal personale sanitario». La fasanese, di tutta risposta, postò tra i commenti una foto di calzari non integri con tanto di frase bomba: «Qualcuno ci darà conto alla fine di tutto questo! Potrei inviare un album di fotografie, la situazione è vergognosa. I giornali scrivono da giorni, ci sono casi di contagio anche nel 118 di Brindisi». L’associazione per cui lavorava la donna la punì con due giorni di sospensione trattenendole anche gli emolumenti in quanto le dichiarazioni dell’operatrice «oltre a gettare discredito sull’immagine dell’Asl di Brindisi e del Servizio 118, generano un allarmismo ingiustificato nell’opinione pubblica sulla diffusione del Covid 19».