Omicidio di Molfetta, la confessione davanti al gip: il killer voleva murare il corpo in una nicchia

Omicidio di Molfetta, la confessione davanti al gip: il killer voleva murare il corpo in una nicchia
di Nicola MICCIONE
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Lunedì 19 Febbraio 2024, 20:55

I rilievi dei carabinieri, eseguiti a Molfetta, nell’abitazione al civico 27 di via Immacolata, hanno rivelato la presenza di droga, ma anche di cemento, mattoni e una nicchia, dove Onofrio de Pasquale avrebbe trasportato il corpo di Dario De Gennaro, dopo averlo ucciso, giovedì. Ventiquattrore più tardi, però, si è costituito e l’ha detto più volte agli inquirenti: «Sono stato io».

La confessione ribadita in carcere

Una versione, la sua, ribadita anche ieri nel carcere di Trani durante l’interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Marina Chiddo, che ha convalidato il fermo per omicidio volontario, tentativo di soppressione di cadavere e detenzione di stupefacenti.

E «anche in tale occasione - hanno detto i suoi legali, gli avvocati Andrea Calò e Dario Iurlaro - ha offerto il suo contributo per l'accertamento dei fatti». L'uomo ha ammesso di avere colpito De Gennaro dopo un furioso alterco «con diversi colpi di coltello, di cui alcuni sul collo e sulla ragione nucale, cagionandone il decesso», forse solo per cercare di difendersi.

Il ritrovamento del corpo

È stato lui, venerdì, ad indicare dove si trovava il corpo, riposto all’interno di una nicchia della sua abitazione: de Pasquale, infatti, dopo averlo accoltellato - sarà il medico legale Sara Sablone, al termine dell’autopsia iniziata ieri, a chiarire i contorni della morte -, «compiva atti idonei e diretti in modo non equivoco a sopprimere, distruggere e sottrarre» il corpo del 23enne. Per questo «dopo avere cagionato la morte di De Gennaro avvolgeva il cadavere all'interno di coperte e di cellophane, lo riponeva in una nicchia collocata nella camera da letto dell'abitazione e poi iniziava a formare del cemento».

Ed ancora: «Nello specifico - secondo gli inquirenti, diretti dal sostituto procuratore Marcello Catalano - riponeva parte del cemento sull'involucro di cellophane e coperte contenente il cadavere e si procurava dei mattoni forati da utilizzare per murare la nicchia» dell'immobile in cui sono in corso alcuni lavori di ristrutturazione. E in cui de Pasquale, «deteneva marijuana che vendeva al dettaglio per conto di De Gennaro e in concorso con altri soggetti».

La perquisizione

I militari, infatti, nel corso della perquisizione sulla scena del delitto, estesa anche alla residenza del 29enne, in via Don Minzoni, oltre ad un coltello con una lama di 15 centimetri - l'oggetto chiave dell'indagine - e un cellulare, hanno recuperato 121 bustine in cellophane con 158 grammi di marijuana e ulteriori 10 grammi della stessa sostanza per un totale di 123 dosi, altre 35 di verosimile marijuana e un bilancino di precisione. Il movente del gesto sarebbe da ricondursi ai contrasti maturati tra vittima e assassino riguardo alla gestione del mercato della droga a Molfetta, una serie di «informazioni - secondo il legale della parte offesa, l’avvocato Michele Salvemini - tendenti a speculare sulle modalità dell’omicidio: De Gennaro è stato ucciso a coltellate e successivamente al reato è stato tentato un lucido e sofisticato piano di occultamento del corpo con modi a dir poco raccapriccianti». L’unica certezza, al momento, è quella di un omicidio giunto al culmine di una lite, mentre al momento l’ipotesi che de Pasquale abbia avuto complici per tentare di occultare il cadavere, non trova riscontro. Ma i carabinieri continueranno ad allargare il campo dell’inchiesta. Intanto arriveranno i riscontri sulle utenze telefoniche del presunto omicida e della vittima e poi le relazioni sulle riprese della videosorveglianza.

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