Nodo Sud, cento operai al lavoro. «Accelerare, fondi Pnrr a rischio»

Nodo Sud, cento operai al lavoro. «Accelerare, fondi Pnrr a rischio»
5 Minuti di Lettura
Martedì 20 Dicembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 04:06

Dopo il decreto del presidente della IV sezione del Consiglio di Stato, del 16 dicembre scorso, sono ripresi i lavori della variante Anas, lavori iniziati già nel 2018 e ben visibili per tutti gli automobilisti che si muovono sulla Statale 16 fra Lecce e Bari. Lavori che secondo le dichiarazioni di Rete Ferroviaria Italiana sono attualmente arrivati all’80%. Si tratta di due cavalcavia che supereranno il fascio di binari che attualmente taglia almeno due quartieri, Japigia e Madonnella.

Il nodo sud

La linea denominata nodo Sud di Bari, Bari Sud (tratta Bari centrale – Bari Torre a Mare) sarà spostata verso l’interno e verranno attivate tre nuove fermate: Bari Campus, Bari Executive e Triggiano.

Sarà anche realizzata una linea a 4 binari fra Bari Centrale e Bari Executive. I lavori sono quindi ripresi proprio sulla SS16 dove si sta realizzando lo scavalco della nuova linea. Ogni giorno ci sono due cantieri attivi, fra personale diretto e indiretto con l’impiego di un centinaio di persone circa. Il nodo ferroviario è una grande opera del costo di 426 milioni di cui 205 finanziati con i fondi del Pnrr. Il punto è che la sentenza del Tar Puglia (23 novembre scorso) per la seconda volta ha fermato i lavori di tutta l’opera. E il Consiglio di Stato, per la seconda volta li ha fatti riprendere accogliendo i ricorsi di Rfi. Di fatto però i lavori stradali procedono in maniera molto più celere di quelli ferroviari.

I lavori iniziati nel 2018

D’altronde i cantieri per la variante Anas sono stati aperti nel 2018, mentre quelli per la variante ferroviaria soltanto nel marzo 2022. Un particolare che non è affatto sfuggito al presidente del Consiglio di Stato, de Francisco, quando scrive «i lavori di cui trattasi, pur se già interamente aggiudicati e consegnati, all’attualità sono di gran lunga più avanzati per quanto attiene alla sopraelevazione di un tratto della SS 16 per ivi realizzare un cavalca-ferrovia (tanto che anche la viabilità nazionale, in zona, è già stata deviata su un tracciato alternativo provvisorio), sicché per tale parte dell’opera la sentenza appellata ha, sia pur N. 09336/2022 REG.RIC. indirettamente, dato luogo a una repentina interruzione delle attività in corso di svolgimento». Mentre per quanto riguarda i lavori del fascio ferroviario siamo ancora ai primissimi passi. «Viceversa, per quanto concerne il resto del controverso tracciato della realizzanda linea ferroviaria (c.d. 3SF+, in corso di costruzione; a fronte del c.d. 3SF, auspicato dalle parti appellate), al momento della sospensione derivante dalla prefata sentenza parrebbe essere stata unicamente posta in essere la perimetrazione in situ dell’area del (futuro) cantiere e, al suo interno, svolta una preliminare attività di pulizia del terreno dai rifiuti solidi ivi accidentalmente rinvenuti, senza però che siano ancora sostanzialmente iniziati i grandi lavori di movimento terra per la posa della ferrovia e la realizzazione dei relativi viadotti». Lavori quindi assolutamente distinti se pure in qualche modo interrelati.

Il rischio di non rispettare le scadenze

De Francisco rileva comunque un pericolo massimo che scaturirebbe dal blocco dei lavori sulla SS 16, con il rischio di non rispettare le scadenze imposte dal Pnrr e dei relativi finanziamenti, ma anche di un pericolo minore ma ugualmente rilevante che deriverebbe dal ritardo nella realizzazione della porzione residuale della realizzanda linea ferroviaria. Quindi è importante per prima cosa sbloccare il cantiere relativo all’intersezione della progettata linea ferroviaria con la SS 16, ma è altrettanto urgente consentire l’inizio dei lavori per il tracciato ferroviario. Ma il giudice del Consiglio di Stato rileva un altro periculum in mora, particolarmente invasivo che riguarda l’immobile dei Fatone «essendo incontroverso che la realizzanda ferrovia dovrebbe transitare a pochissimi metri (verosimilmente meno di dieci) dal principale edificio di abitazione di proprietà dei soggetti privati ricorrenti in primo grado». Per questo il giudice ha accolto parzialmente il ricorso di Rfi. Riattivate i cantieri della SS 16 ma non fate nulla nel raggio di 500 metri dal muro esterno dell’abitazione dei Fatone. E suggerisce a Rfi due modalità per liberarsi da questa residua limitazione all’attività di cantiere: esproprio di tutti gli immobili dei vari ricorrenti in primo grado, ubicati in un raggio di 500 metri dal perimetro esterno dell’edificio principale di loro proprietà; oppure formulare un’offerta vincolante di acquisto. Ora al di là dalle motivazioni di principio di chi vuole non solo tutelare la proprietà ma anche la ricchezza di Lama San Giorgio, non sarà facile capire come e se i 7 proprietari saranno tutti d’accordo nell’accettare l’eventuale offerta di Rfi. Non è detto che tutti daranno la stessa risposta. E non è semplice, nel caso venga accolta la proposta di Rfi, capire fin d’ora quale sarà la cifra capace di soddisfare tutti i proprietari. Ma è ancora molto presto e si dovrà quanto meno attendere la camera di consiglio per la trattazione collegiale del 12 gennaio prossimo in Consiglio di Stato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA