Stop al Nodo sud, Rfi ha depositato il ricorso in Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Puglia

Stop al Nodo sud, Rfi ha depositato il ricorso in Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Puglia
di Beppe STALLONE
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Mercoledì 7 Dicembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 03:39

La battaglia sul Nodo ferroviario di Bari, nel tratto Bari – Torre a Mare, prosegue. Era già stato annunciato all’indomani della sentenza del Tar di Puglia del 23 novembre scorso e si è materializzato avantieri sera. Si tratta del ricorso in Consiglio di Stato avverso la sentenza del Tar, da parte di Rete Ferroviaria Italiana. Ricordiamo che il Tar di Puglia ha tenuto l’udienza di merito il 16 novembre scorso e poi il 23 in pratica ha detto stop al progetto di Rfi.

La decisione della Regione

I giudici infatti hanno annullato l’autorizzazione paesaggistica della Regione Puglia resa sul progetto di Rfi.

I giudici amministrativi, presidente Orazio Ciliberti, hanno sancito l’annullamento, previa sospensione dell’efficacia della deliberazione della Giunta Regionale 15 febbraio 2022, n. 130 denominata Infrastruttura strategica ai sensi della legge 443/2001. Nodo di Bari: Bari Sud (tratta Bari Centrale - Bari Torre a Mare). Quest’autorizzazione ha poi consentito a Rfi di realizzare il progetto denominato “Variante 3SF”. Progetto contestato dai ricorrenti, le famiglie Fatone e Tatone, dal Comune di Noicattaro e da comitati ambientalisti vari. Sostengono infatti che si andrebbe a mettere a serio rischio il patrimonio ambientale, paesaggistico, archeologico di una della 9 lame della città di Bari, cioè Lama San Giorgio. I ricorrenti fra l’altro lamentano che nel suddetto progetto il fascio di binari andrebbe a lambire l’abitazione della famiglia Fatone, passando a circa 6 metri. Come dire, con l’alta capacità, il passaggio di 500 treni al giorno a 6 metri dalla camera da letto. E comunque, come era nell’aria, Rfi ha presentato ricorso in appello al Consiglio di Stato.

Rfi ha impugnato con richiesta di sospensiva urgente e ha chiesto seduta monocratica in Consiglio di Stato, così come avvenuto la prima volta il 15 luglio scorso. Prima della seduta collegiale che poi ha portato all’ordinanza del 25 luglio, con cui poi la situazione si è sbloccata. Ma la controparte non ha perso tempo. Ieri l’avvocato dei ricorrenti, Giacomo Sgobba, ha chiesto audizione al presidente del Consiglio di Stato, prima che questi prende una decisione, cosa che ha fatto anche il rappresentate legale del Comune di Noicattaro e in queste ore Odv, gruppo di intervento giuridico. Rete Ferroviaria italiana attacca la sentenza del Tar di Puglia in quanto, nella sua prospettazione si tratterebbe di una «sentenza ingiusta». Il nodo ancora una volta è quello dell’autorizzazione paesaggistica concessa dalla Regione Puglia a febbraio di quest’anno. In pratica l’autorizzazione richiesta non sarebbe una nuova autorizzazione paesaggistica ma un semplice rinnovo. Quindi verrebbe a cadere la necessità di rifare tutta la procedura, non ci sarebbe bisogno della conferenza di servizi, in quanto il progetto sarebbe sempre lo stesso, non sarebbe mai stato modificato. Le ragioni di Rfi non si differenziano da quelle formulate nell’appello cautelare, solo che questa volta si tratta della sentenza di merito emessa dal Tar di Puglia. Quindi il Consiglio di Stato dovrà esprimersi sul fatto che l’intera sentenza del tribunale amministrativo pugliese sia legittima o illegittima. I legali di Rfi sostengono che il ricorso è dettato in particolare dal rischio di perdere i finanziamenti del Pnrr e si tratta di 205 milioni su 426 complessivi. Rfi sostiene di voler riprendere i lavori dopo il secondo blocco dovuto alla sentenza del Tar. In una nota di qualche giorno fa Rfi sosteneva che «i lavori della variante ferroviaria a sud di Bari, iniziati nel marzo 2022, e della variante Anas, iniziati nel 2018 e arrivati all’80%, sono attualmente in corso di realizzazione e vedono circa 100 persone impiegate ogni giorno nei due cantieri attivi, tra personale diretto e indiretto».

Ma mentre Rete ferroviaria sostiene che sia tutto fermo l’avvocato Sgobba non è dello stesso avviso. «Io ho depositato delle aerofotogrammetrie del 25 luglio giorno in cui è stata pronunciata l’ordinanza del Consiglio di Stato e ora un drone sta sorvolando l’area di Lama San Giorgio che sta facendo foto della situazione attuale. Mostrerò al Consiglio di Stato che nonostante l’asserita fretta della controparte nulla è stato fatto da quel momento a oggi. Non c’è nulla». Oltre a questo ci sarebbe un punto su cui riflettere. «C’è un intervento decisivo dell’Autorità di Bacino – sottolinea Sgobba - che il 28 novembre ha mandato richiesta al Comune di Noicattaro per un riscontro urgente perché nella lama c’è un alto rischio idro-geologico». 
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