«Morì per una diagnosi sbagliata»: risarcimento da 800mila euro per la famiglia

«Morì per una diagnosi sbagliata»: risarcimento da 800mila euro per la famiglia
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Venerdì 13 Maggio 2022, 13:59 - Ultimo aggiornamento: 17:13

Morì il 22 novembre 2011 dopo una diagnosi sbagliata di dissezione aortica. Ora i familiari hanno ottenuto dal Policlinico di Bari un risarcimento di 800.000 euro. Aveva 60 anni, A.C., ed era di Mottola, in provincia di Taranto. La famiglia della vittima, per fare luce sull’accaduto, si è rivolta a Giesse Risarcimento Danni, primario gruppo specializzato in casi di malasanità e con sedi in tutta Italia, che li ha assistiti durante tutto l’iter giudiziario.

La vicenda

La mattina del 18 novembre 2011, A.C.

avvertì una violenta fitta al torace con vertigini, dolore all’occhio destro e diplopia. Spaventato, si recò al Pronto Soccorso del Policlinico di Bari dove venne sottoposto ad una radiografia al torace a cui seguì l’esecuzione di una Tac. Ciononostante, i sanitari non individuarono e, conseguentemente, non curarono la dissezione di cui era affetto l’uomo che morì nel nosocomio quattro giorni dopo il ricovero. Dalla perizia redatta dal medico-legale incaricato dal Tribunale civile di Bari emerge chiaramente che la gestione del paziente non è stata adeguata, né presso il Pronto Soccorso né presso il reparto di Neurologia dove lo stesso fu ricoverato, sia per l’incompletezza degli accertamenti svolti, sia per l’erronea lettura dell’Rx torace, mancanze che hanno portato inevitabilmente alla morte dell’uomo.

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Il Tribunale di Bari, pertanto, raggiunta la prova della responsabilità del Policlinico in relazione al decesso del paziente, ha condannato la struttura a risarcire integralmente sia l’una che gli altri: oltre 390mila euro per la vedova e 200mila euro a ciascun figlio. «Il comportamento negligente, imprudente ed imperito tenuto dai sanitari del Policlinico ha irrimediabilmente portato al decesso di un uomo di soli 60 anni», spiega Giuseppe Vacca, responsabile di Giesse per la Puglia. «Secondo i nostri periti, ma anche secondo i consulenti del Tribunale, in assenza dell’omissione diagnostica le probabilità di sopravvivenza sarebbero state, nell’ottica più pessimistica, almeno pari al 75%, per altre fonti di letteratura scientifica addirittura si può arrivare al 90%. Sapere che, se diversamente trattato, il paziente sarebbe sopravvissuto con un grado così elevato di probabilità, aggiunge ulteriore dolore ad una famiglia già distrutta per la grave perdita: per queste ragioni Giesse si è schierata al fianco della vedova e dei figli e ha lottato fino in fondo per ottenere giustizia e l’integrale risarcimento dei danni da essi ingiustamente patiti».

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