Mafia a Bari: le assunzioni all'Amtab pilotate dal clan. Il procuratore Melillo: quadro allarmante

Infiltrazioni della mafia nell'imprenditoria cittadina, in particolare nel settore del caffè e dell'automotive, nonché nell'azienda dei trasporti cittadina, l'Amtab

La conferenza stampa sulla maxi operazione a Bari
La conferenza stampa sulla maxi operazione a Bari
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Lunedì 26 Febbraio 2024, 12:20 - Ultimo aggiornamento: 21:29

Scambio elettorale politico mafioso che ha coinvolto membri dei clan Parisi-Palermiti, Strisciuglio e Montani di Bari, che sarebbero stati contattati direttamente dall'ex consigliere regionale Giacomo Olivieri (ora in carcere) per permettere l'elezione della moglie Maria Carmen Lorusso (ai domiciliari insieme al padre Vito, oncologo in passato già sottoposto a misura per altre vicende) al Consiglio comunale di Bari nel 2019.

Infiltrazioni della mafia nell'imprenditoria cittadina, in particolare nel settore del caffè e dell'automotive, nonché nell'azienda dei trasporti cittadina, l'Amtab. Ma anche estorsioni, porto e detenzione di armi, illecita commercializzazione di stupefacenti, turbata libertà degli incanti, estorsione in competizioni sportive, tutti aggravati dal metodo mafioso e contestati a vertici e affiliati al clan Parisi-Palermiti del quartiere Japigia. 

Le parole di Decaro

Questa mattina è stato comunicato al Comune di Bari un provvedimento di amministrazione giudiziaria notificato all’Amtab spa, il cui consiglio di amministrazione da oggi sarà affiancato da un amministratore giudiziario.

“Da quando sono stato eletto sindaco ho fatto del contrasto alla mafia barese una battaglia quotidiana - commenta il sindaco Decaro -. Ho sempre sfidato a viso aperto e denunciato i clan. Ma è evidente che questo non è e non potrà mai essere sufficiente. Il lavoro, purtroppo, è ancora lungo e faticoso, e l’aiuto delle Forze dell’ordine e della Magistratura è determinante. Ora il consiglio di amministrazione di Amtab, affiancato dall’amministratore giudiziario con i suoi poteri straordinari, potrà fare definitivamente luce su tutte le opacità che riguardano l’azienda, facendo compiere alla città un altro passo verso la liberazione dal cancro della criminalità organizzata”.

L'estorsione

Il ruolo dell'ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, in carcere dalla mattina di oggi con l'accusa di scambio elettorale politico-mafioso, è stato delineato in conferenza stampa (senza essere citato direttamente) dal sostituto procuratore della Dda Marco D'Agostino, che si è riferito a lui semplicemente come "un soggetto dalle particolari capacità". Dalle indagini, ha detto il pm, è emersa la sua capacità di "condizionamento delle elezioni amministrative del 2019" e di "contattare esponenti apicali di quasi tutto il panorama criminale barese" (Parisi-Palermiti, Strisciuglio, Montani) per "orientare il voto in favore di una candidata poi effettivamente eletta", la moglie Maria Carmen Lorusso (ai domiciliari). Ma nelle indagini è anche emerso il ruolo che avrebbe avuto in una estorsione nei confronti di una società di recupero crediti, che a Olivieri chiedeva di estinguere un debito da lui contratto con la Banca popolare di Bari. Olivieri, ha detto il pm, "aveva minacciato di scatenare uno scandalo mediatico contro la banca, attraverso una testata online da lui controllata e anche altre testate giornalistiche", se la società "avesse insistito" nella richiesta di estinzione del debito. "Un tentativo che ha sortito effetto - ha aggiunto il pm - perché risulta che successivamente la banca, che si trovava in un periodo di rinnovo del cda, abbia chiesto la retrocessione del credito alla società di recupero, dicendo che fosse stato azionato per errore". 

Maldarizzi automotive in amministrazione giudiziaria

«Io là spingo i bottoni, fanno quello che dico io» e, ancora, «Io là entro ed esco tipo padrone, senza menare ordini a nessuno, sono io il padrone, tengo fiducia e credibilità». Parlava così del suo ruolo nella Maldarizzi Automotive spa, tra le principali aziende di rivendita di auto del Barese e della Puglia, il 40enne Tommaso Lovreglio, nipote del boss del quartiere Japigia di Bari "Savinuccio" Parisi. Lovreglio, finito in carcere oggi nell'ambito dell'operazione "Codice Interno" eseguita dalla polizia su coordinamento della Dda, è accusato di associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso, estorsione aggravata. Secondo il Tribunale di Bari (sezione per le misure di prevenzione), che ha disposto l'amministrazione giudiziaria per la Maldarizzi automotive spa, "il rapporto di agevolazione (offerto dalla società a Lovreglio, ndr) trova il suo contrappeso nella protezione mafiosa che Lovreglio" offre alla concessionaria "specialmente nella gestione delle inadempienze".

Proprio la sua attività di venditore d'auto all'interno della concessionaria Maldarizzi di via Oberdan, con sede nel quartiere Japigia, è valsa l'imposizione dell'amministrazione giudiziaria all'azienda per 12 mesi. Lovreglio avrebbe svolto il lavoro di rivenditore d'auto usate che spesso vendeva a un imprenditore amico ed era una "presenza stabile" dal 2013 (scrivono gli inquirenti) all'interno della concessionaria presso la quale risultava assunta (secondo l'accusa fittiziamente) anche sua moglie. Lovreglio, si legge negli atti, sarebbe riuscito ad ottenere un rapporto con il titolare, Francesco Maldarizzi, in modo da "introdursi nelle sue imprese in una posizione di privilegio". "Sono amico del direttore, sono amico di tutti là dentro io vado là e faccio il padrone", avrebbe detto in una conversazione intercettata. "Lovreglio - si legge ancora - ha offerto all'occorrenza collaborazione alla predetta società per ottenere il regolare adempimento da parte dei clienti, facendo valere la propria capacità criminale anche senza ricorrere espressamente a minacce e intimidazioni". In quest'ottica la concessionaria riservò un trattamento di assoluto favore per l'acquisto di un'auto a Tommy Parisi, figlio del boss Savinuccio e cugino di Lovreglio, senza che il cliente chiedesse alcunché. 

La risposta dell'azienda

«In relazione alla notizia riportata dagli organi di stampa circa l’esecuzione di un provvedimento ai sensi dell’art. 34 del d.lgs. n. 159/2011, si precisa che detto provvedimento mira alla tutela della Società Maldarizzi Automotive S.p.A. e della sua Governance, le quali non risultano essere indagate. Vale, infatti, tenere presente che la misura ha il tipico e prioritario obiettivo di legge di sostenere e garantire la continuità aziendale oltre che la tutela del personale nell’ambito delle direttive impartite dall’Autorità Giudiziaria; pertanto, l’avvocato Luca D’Amore (quale Amministratore Giudiziario in affiancamento e non in sostituzione all’attuale organo amministrativo), è chiamato a supervisionare l’attività di impresa riferendone poi l’esito alla stessa Autorità Giudiziaria. La presenza dell'amministrazione giudiziaria - si legge nella nota - in affiancamento all’organo amministrativo in carica e all’intero management aziendale tutela, quindi, in via prioritaria la continuità aziendale nella piena legalità e trasparenza dell’impresa, attraverso la gestione corrente dell’azienda e il contemporaneo accertamento di eventuali operatività a rischio da neutralizzare. L’Azienda e la relativa attuale Governance continua ad essere pienamente operativa nel mercato, garantendo la regolare fornitura di beni e servizi sempre nel rispetto dei protocolli previsti dai Modelli Organizzativi di gestione e controllo. Parimenti operativo – senza modifiche o restrizioni di poteri e funzioni – è il management aziendale che continua a svolgere i suoi compiti, affiancato dell’amministrazione giudiziaria, con i pieni poteri stabiliti dall’assemblea sociale in ottemperanza alle disposizioni del Codice civile. In merito ai fatti ricostruiti nel provvedimento applicativo della misura, l'Azienda – fermo il totale supporto all’azione dell’Autorità Giudiziaria – sta costantemente interloquendo a supporto dell'amministrazione giudiziaria per chiarire e risolvere le criticità improvvisamente emerse, laddove effettivamente accertate, in ogni caso dissociandosi da condotte, se del caso, esclusivamente riferibili a taluni ex dipendenti o dipendenti rispetto ai quali saranno adottate tutte le iniziative di legge a tutela della società e dei canoni di legalità dell’impresa.

Il procuratore Melillo: quadro allarmante

Le indagini che questa mattina hanno portato all'esecuzione di 130 misure cautelari a Bari e provincia forniscono "un quadro estremamente allarmante dell'operatività del clan Parisi e della sua vocazione universalista, tipica delle associazioni mafiose, di occupare ogni spazio della vita economica e sociale che consenta di ricavare vantaggi e utilità". A dirlo il Procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, nel corso della conferenza stampa con cui è stata annunciata l'operazione 'Codice interno'. "I fenomeni mafiosi in Puglia - ha aggiunto - presentano delle situazioni di complessità che impongono indagini estremamente difficili, per le quali sono necessari strumenti sempre più difficili e sofisticati".

 "Questa operazione è significativa per la vita democratica del Paese, che è libero se i cittadini possono esprimersi senza condizionamenti". Lo ha detto il procuratore di Bari, Roberto Rossi, illustrando i particolari dell'operazione sui rapporti da mafia e politica che ha portato ad oltre un centinaio di arresti. L'indagine, hanno precisato gli inquirenti, "ha documentato l'operatività e pericolosità dell'organizzazione mafiosa ed ha consentito anche di registrare la celebrazione di cerimonie di affiliazione secondo il rituale di origine 'ndranghetista, la consumazione di estorsioni, la ingente disponibilità di armi pronte all'uso, ma anche l'ingerenza del sodalizio in diversi settori della vita sociale, amministrativa ed imprenditoriale del territorio, comprese pesanti interferenze nei confronti di alcune società sportive, tanto da alterare gli esiti di due incontri di calcio dei campionati di Promozione e di Eccellenza, nelle stagioni 2017/2018". Le partite riguarderebbero due incontri disputati tra le squadre baresi di Corato e Altamura. 

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