Criminalità e non solo, parla Rossi (procuratore Bari): «Edilizia, bar e agricoltura: così la mafia ricicla soldi»

Parla il procuratore capo tracciando un bilancio degli ultimi tre anni: «Sequestrati oltre 547 milioni, indagini anche sulle sale scommesse»

Criminalità e non solo, parla Rossi (procuratore Bari): «Edilizia, bar e agricoltura: così la mafia ricicla soldi»
Criminalità e non solo, parla Rossi (procuratore Bari): «Edilizia, bar e agricoltura: così la mafia ricicla soldi»
di Daniele UVA
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Mercoledì 31 Maggio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:17

Confische dei beni e delle aziende in mano alle organizzazioni criminali e sforzi sempre maggiori in settori come il Codice rosso, i reati ambientali e la lotta alla criminalità organizzata, specialmente nella provincia di Foggia. Sono i campi nei quali, negli ultimi anni, si sono moltiplicati gli sforzi della Procura di Bari che, dal 2020 al 2022, ha raggiunto numerosi obiettivi contenuti nel proprio bilancio sociale. Che dimostra anche l’importanza delle intercettazioni, come conferma il procuratore capo di Bari, Roberto Rossi.
Prosegue l’attività di confisca di beni e aziende alle mafie, com’è la situazione sul territorio?
«Abbiamo verificato il quadro generale dei sequestri nell’ultimo triennio. Emergono numeri rilevanti che riguardano, appunto, il sequestro di beni, aziende, contanti e immobili in possesso della criminalità organizzata. Abbiamo effettuato una valutazione secondo criteri aziendalistici, dalla quale emerge che nel 2022 sono stati sequestrati 244 milioni di euro, nel 2021 sono stati 149 milioni e 2020 invece 154 milioni. I sequestri sono stati effettuati dalla Procura con provvedimenti dei giudici, e derivano sia da misure di prevenzione e sia da operazioni di vario tipo, anche per reati fiscali».
In quali settori operano prevalentemente le aziende confiscate sul territorio?
«Le aziende edilizie sono fra le più numerose, come quelle impegnate nelle attività agricole, soprattutto nel Foggiano. Queste imprese permettono alla criminalità investimenti in contanti, che possono essere riutilizzati. Ci sono poi negozi e bar. Quanto alle sale scommesse, ci sono state due indagini a Bari che hanno portato a condanne e sequestri in relazione a imprenditori che usavano le scommesse per riciclare denaro sporco».
Emerge una difficoltà a restituire questi beni alla società civile, perché?
«Le imprese mafiose vivono basandosi sull’illegalità, quindi pagano lavoratori in nero, non pagano le tasse, impongono i prezzi fuori dalle regole del mercato con la violenza. Quando queste aziende vengono legalizzate entrano in un ciclo di crisi perché devono adattarsi al mercato legale. Poi c’è un’attività del territorio a causa della quale il bene prodotto dall’azienda confiscata alla mafia non viene comprato a causa delle minacce ricevute».
Ci sono difficoltà anche sui beni immobili?
«La confisca dei beni immobili comporta operazioni di sfratto molto complicate, ma le Prefetture fanno un lavoro eccellente».
Dal punto di vista simbolico, quanto è importante restituire questi beni ai cittadini?
«La restituzione è molto importante perché dà l’idea che lo Stato vince e la mafia perde. Ci sono centinaia di immobili già restituiti, solo in Puglia. La difficoltà è burocratica, ma anche legata alla resistenza da parte di chi occupa questi immobili».
Invece per le mafie la confisca dei beni e delle aziende cosa significa?
«Per un boss perdere casa propria rappresenta una sconfitta enorme. La magia si fonda sulla paura, se un boss perde la sua casa significa che non è più capace».
Quanto al bilancio sociale della Procura, quali sono i principali obiettivi raggiunti?
«Il primo obiettivo era il lavoro sulla criminalità nel territorio foggiano, con centinaia e centinaia di misure cautelari, milioni di euro recuperati, collaboratori di giustizia aumentati. Speriamo di poter continuare in questa attività. Fondamentale è stato anche il recupero dei patrimoni illeciti: abbiamo effettuato 1.862 sequestri solo per i reati societari, fallimentari e tributari. Inoltre è in aumento la produttività, e infatti diminuisce il numero dei fascicoli pendenti».
Quanto al Codice rosso?
«Era un obiettivo fondamentale quello della tutela dei soggetti posti in stato di debolezza nella famiglia. L’organizzazione della Procura permette, dove ci sia una denuncia formale, di agire in pochissimi giorni con una richiesta che, se fondata, viene accolta dal gip».
Come è cambiata la situazione su questo fronte?
«Siamo di fronte a una maggiore rapidità dell’immediato intervento. Il problema è che sono ancora tantissime le assoluzioni perché le querele vengono ritirate o le dichiarazioni vengono ritrattate in sede di udienza. Il trend è aumentato, non perché ci siano più casi ma perché si denuncia di più».
Quanto ai reati ambientali?
«In molti casi la gestione illecita dei rifiuti e in mano non solo alla criminalità organizzata, ma anche alla criminalità imprenditoriale. Un fenomeno che sta inquinando i nostri territori».
Qual è, invece, il trend sui reati di strada come furti, rapine ed estorsioni?
«Registriamo una diminuzione enorme, nonostante quello che si dice. Rimane il grosso problema dei furti di veicoli, aumentati per la mancanza di pezzi di ricambio sul mercato».
Siete preoccupati per il fenomeno delle cosiddette spaccate, soprattutto nel centro di Bari?
«Le spaccate sono state poche e i responsabili sono stati immediatamente arrestati. Chi subisce il danno è naturalmente arrabbiato, ma se consideriamo il numero dei casi rispetto agli abitanti notiamo che sono pochi».
La Dda di Bari avrà uffici anche a Foggia, è un territorio che preoccupa in particolare?
«La mafia preoccupa molto e vogliamo dare un segnale di vicinanza.

Speriamo di essere operativi entro fine anno».

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