Errori in corsia ed eventi avversi, una relazione dell'Asl Bari boccia l'attività di prevenzione negli ospedali

Errori in corsia ed eventi avversi, una relazione dell'Asl Bari boccia l'attività di prevenzione negli ospedali
di Vincenzo DAMIANI
3 Minuti di Lettura
Martedì 26 Aprile 2022, 07:44 - Ultimo aggiornamento: 12:39

Dovrebbe valutare gli errori e gli «eventi avversi» che si registrano negli ospedali; implementare le buone pratiche per la sicurezza dei pazienti ma anche degli stessi operatori sanitari; rilevare il rischio di inappropriatezza nei percorsi diagnostici e terapeutici; facilitare l'emersione di eventuali attività di medicina difensiva. Tutti questi compiti sono in capo all'Unità per la gestione del rischio clinico che è istituita in ogni Asl da ormai il 2014, ma a Bari «tutte queste attività, seppure indispensabili e utili, non hanno raggiunto gli obiettivi».

La relazione

A metterlo nero su bianco è una relazione della stessa Asl allegata alla delibera con cui è stato dato il via libera al nuovo Piano aziendale del rischio clinico. Il fallimento è dovuto a più fattori, tra questi i scarsi mezzi a disposizione per promuovere la sicurezza: «L'unico strumento - si legge - per gestire e governare tutti i processi e le attività connesse alla gestione e coordinamento della prevenzione del rischio è attualmente la posta elettronica aziendale (mail), che evidentemente non è lo strumento più efficiente ed efficace».

Come andare in guerra con pistole senza proiettili.

L'esperienza del Covid ha evidenziato, se mai ce ne fosse stato bisogno, l'importanza della sicurezza negli ambiti sanitari. Anche per questo motivo, l'Asl ha deciso di intervenire: «L'Asl Bari è scritto nel documento è un'azienda sanitaria complessa sia per l'elevato numero di operatori sia per le caratteristiche logico-organizzative e per questo necessità di un'organizzazione e di un coordinamento perché tutte le attività di prevenzione del rischio possano essere realizzate concretamente». Quello che sino ad oggi non è accaduto a otto anni dall'istituzione dell'Unità, anche per via una mancanza della cultura della prevenzione». «L'Uoc si legge è stata percepita dagli operatori sanitari, a qualsiasi livello, come una unità che dovesse occuparsi di assunzione del personale, elaborare turni di servizio, sanzionare a vario titolo il personale, promuovere trasferimenti di personale, risolvere conflitti tra operatori».

Nulla di tutto questo ovviamente rientra nei compiti dell'Unità che dovrebbe, invece, occuparsi di questioni più rilevanti, come, appunto, evitare o limitare errori ed eventi avversi. «Manca un mandato aziendale percepito come deciso e chiaro - è scritto ancora - e una consapevolezza e una responsabilizzazione da parte di tutti i dirigenti responsabili aziendali. Manca una cultura dell'errore e del rischio; mancano gli strumenti per poter mappare il rischio nelle varie unità operative; manca un'organizzazione capillare che possa promuovere la cultura della sicurezza nelle cure; manca una digitalizzazione e informatizzazione delle attività e dei processi aziendali; mancano gli strumenti efficaci per raggiungere tutti gli operatori».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA