Bari, «no al fitto da mezzo milione per il Petruzzelli». Ora c’è l’ipoteca dello Stato per 43 milioni di euro

Il teatro Petruzzelli di Bari
Il teatro Petruzzelli di Bari
di Beppe STALLONE
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 16 Febbraio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 15:02

I legali del Comune di Bari stanno valutando se fare ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d’appello del 18 novembre scorso. Ovviamente contro quella che accerta la proprietà sull’intero complesso immobiliare “Teatro Petruzzelli” in capo agli eredi Messeni Nemagna. Lo si saprà entro un paio di mesi al massimo. È una delle novità emerse nel corso dell’audizione che il direttore generale del Comune di Bari, Davide Pellegrino, ha fatto in commissione Trasparenza, presieduta dal consigliere Filippo Melchiorre. L’unico, fino a questo momento, che sta cercando di dipanare la complicata matassa che caratterizza la vicenda Petruzzelli. Nel frattempo, dice Pellegrino, possono intervenire una serie di fattori. Per esempio bisognerà capire cosa vuole fare lo Stato del credito da 43 milioni e 600mila euro (lievitati a circa 50).

L'ipoteca sul teatro


Infatti, nella stessa sentenza che stabilisce la proprietà del teatro, al punto 4 si legge che la Corte d’appello di Bari: «condanna gli appellanti principali, in solido fra loro, al pagamento, in favore dello Stato Italiano e, per esso, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della complessiva somma di € 43.462.232,00, oltre interessi legali, dal dì di ciascun esborso al soddisfo». E comunque, rassicura l’avvocato Pellegrino, il Consiglio dei Ministri ha già iscritto a ipoteca giudiziaria il bene teatro Petruzzelli.

Questo significa che «chiunque si avvicini a quel bene – sostiene il direttore generale – dovrà pagare 50 milioni di euro allo Stato. Ma vedremo anche se oltre all’ipoteca giudiziaria lo Stato vorrà fare altro».

Teatro Petruzzelli, gli eredi denunciano Decaro. Il sindaco: «Non mi faccio intimidire»

I legali del Comune


Su questo punto Pellegrino non specifica ma è chiaro il riferimento a un possibile esproprio. D’altro canto essendo i Messeni Nemagna i legittimi proprietari e avendo la Corte d’appello di Bari in quella stessa sentenza, al punto 2, ordinato «al Comune di Bari ed alla Fondazione Lirico-Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari il rilascio, in favore degli appellanti principali, del suddetto complesso immobiliare», cosa vieterebbe ai Messeni Nemagna la vendita del Petruzzelli a un possibile acquirente? Pellegrino sottolinea che le spese di gestione, come per qualsiasi grande teatro italiano, sarebbero ingenti. Ma una multinazionale, uno sceicco, un magnate come quelli che acquistano squadre di calcio di grande livello, si fermerebbe dinanzi ai 50 milioni da dare allo Stato o ai soldi necessari per la gestione? Probabilmente se ci fosse un interlocutore del genere e intravedesse la possibilità del business, i 50 milioni sarebbero davvero poca cosa.

Petruzzelli, è scontro totale: guerra su canone e Imu


Ma torniamo all’audizione. Sicuramente, dice Pellegrino, aver ricevuto dai legali degli eredi il contratto del 1990-1993 sottoscritto dall’allora gestore Ferdinando Pinto, «ha permesso di fare un passo di conoscenza sul Petruzzelli». Quel contratto stabiliva il canone da versare agli eredi in 220 milioni di lire all’anno. Ed è da qui che bisognerebbe ripartire secondo il Comune di Bari. Cifra che, facendo una semplice conversione lira/euro, sarebbe più o meno equivalente a 100mila euro, così come scrisse lo stesso sindaco Antonio Decaro qualche tempo fa. In realtà quei 220 milioni di lire con aggiornamento Istat sarebbero pari a circa 224mila euro, comunque lontani dai 500mila previsti dal Protocollo del 2002 e ancora di più da 1 milione e 275mila, che aggiornato arriverebbe a 1 milione e 700mila, come vorrebbero gli eredi.

Teatro Petruzzelli, c’è la trattativa per il canone d’affitto: Il Comune studia il vecchio contratto per dialogare con gli eredi

Quello che infatti non ha gradito l’avvocatura comunale è stata la nota di trasmissione che i legali, in particolare l’avvocato Garibaldi ha allegato al contratto del 1990-93. In pratica gli eredi sostengono che non si può ripartire dal contatto con Pinto, ma dal Protocollo del 2002 e cioè da 1 milione e 275mila al netto delle spese di ammortamento per la ricostruzione. Ma attenzione, avverte Pellegrino, questa cifra nel Protocollo del 21 novembre 2002, non esisterebbe. Cifra invece presente nelle precedenti bozze. In quella definitiva sarebbe sancito soltanto che le parti pubbliche si accollano l’onere della ricostruzione, dato che i proprietari non sarebbero stati capaci neanche di rimuovere le macerie nonostante un contributo statale di 5 miliardi di lire e agli eredi sarebbe stato versato il canone annuo di 500mila euro per 40 anni. Non lo dice a chiare lettere, ma per Pellegrino quel Protocollo sarebbe un contratto capestro e i 500mila euro sarebbero già il quintuplo di quanto versava Pinto ai Messeni.

«Se quel Protocollo era impresentabile nel 2002, oggi – sottolinea Pellegrino – lo è ancora di più. E’ evidente che la richiesta di un canone da un milione e 700mila euro è provocatoria e siamo costretti a respingerla». Pellegrino parla di pietra tombale, anche se aggiunge “per ora” e assicura che la Fondazione può restare lì dove è perché la sentenza che ne ordina il rilascio del teatro, non è definitiva. Il verbale dell’audizione verrà inviato agli eredi. Melchiorre chiederà alla commissione Trasparenza di poter ascoltare i Messeni Nemagna. Ammesso che passi questa proposta. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA - SEPA

© RIPRODUZIONE RISERVATA