Per riannodare i fili della questione Petruzzelli bisogna ripartire dall'incontro del 20 dicembre scorso quando il presidente della Commissione consiliare Trasparenza, Filippo Melchiorre, ha fatto sedere intorno a un tavolo gli eredi Petruzzelli e il Comune di Bari. Unico momento di confronto fra le parti dopo le sentenze della Corte di appello di Bari del 18 novembre scorso. Ebbene, dopo quell'incontro si è ritornati a combattere nelle rispettive trincee, in attesa dell'attacco massiccio che, fuor di metafora, significa la presentazione dei ricorsi in Cassazione contro le sentenze citate. Ricorso che farebbero sia gli eredi Petruzzelli che il Comune di Bari.
La storia
Nel dettaglio. In base a una delle sentenze del 18 novembre scorso, la Corte d'Appello «condanna gli appellanti principali, in solido fra loro, al pagamento, in favore dello Stato Italiano e, per esso, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della complessiva somma di 43.462.232, oltre interessi legali».
In attesa che entri in campo l'artiglieria pesante, sono proseguite le scaramucce e la guerra di posizione. Fuor di metafora, il Comune di Bari il 27 dicembre ha chiesto ai proprietari, senza però fornire alcuna documentazione di regolarizzare la situazione catastale del teatro e di pagare l'Imu dal 2016 a oggi, in pratica 50mila euro ad anno. La risposta dell'avvocato Amenduni, legale rappresentante dei Messeni, non si è fatta attendere. «Non si comprende perché le cartelle Imu siano state emesse e notificate su basi virtuali discordanti dallo stato di fatto». Infatti il Comune ha elaborato una rendita catastale del teatro, su cui calcolare l'Imu, presunta e dedotta dal valore in lire del 1991. Un calcolo assolutamente inattendibile, sottolinea Amenduni, proprio per le modifiche apportate alle unità immobiliari. Inoltre il Comune di Bari «pur essendosi proclamato, e ritenendosi, ancorché indebitamente, proprietario del Teatro Petruzzelli, e pur avendone ottenuto la consegna e averlo detenuto e usato per circa 12 anni, non ha mai provveduto alle variazioni catastali delle unità immobiliari».
Gli eredi hanno chiesto fra l'altro, l'intera documentazione planimetrica del teatro, una data in cui poter eseguire i sopralluoghi e l'annullamento delle imposte Imu contestate. Il Comune pare non si opporrà né alla richiesta di documentazione né a quella del sopralluogo. Intanto l'altra vexata quaestio è quella relativa al canone. Perché almeno dalla sentenza del 18 novembre scorso la Fondazione che non ha alcun diritto a restare dove è, dovrebbe almeno pagare un canone. Che secondo il Comune, sulla falsariga del contratto con il vecchio gestore Ferdinando Pinto non potrà superare i 400mila euro l'anno e secondo gli eredi dovrebbe essere di 1milione e 700mila. Distanze siderali. Ma soprattutto in attesa di sentenza definitiva il Comune non sta versando, ma solo accantonando la cifra. Per prudenza.
B. Sta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA - SEPA