Palazzi: «Brand e reputazione. Il ritorno in serie A è un affare economico»

Palazzi: «Brand e reputazione. Il ritorno in serie A è un affare economico»
di Beppe STALLONE
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Domenica 11 Giugno 2023, 05:00

Giovanni Palazzi, è amministratore delegato di ChainOn.it (start up di marketplace delle sponsorizzazioni sportive basata su blockchain e intelligenza artificiale) ma è soprattutto un esperto di business dello sport e della tecnologia, alla carriera affianca attività accademiche, giornalistiche e istituzionali. Con i necessari scongiuri abbiamo cercato di capire cosa significherebbe la promozione in A per Bari.


Palazzi quale sarebbe il senso non solo sportivo ma economico di una promozione per una città come Bari?
«C’è un primo elemento economico dirimente e cioè c’è immediatamente una forte accelerazione di ricavi. Gran parte dei ricavi che fanno capo a una squadra di serie A sono venduti collettivamente, in particolare i diritti televisivi e quindi il Bari avrà diritto alla sua fetta, la cui dimensione è decisamente superiore a quello che si otteneva in serie B e precedentemente in serie C». 


Quindi si passa da quanto a quanto?
«Francamente quanto fatturi il Bari quest’anno faccio fatica a calcolarlo perché viene da un combinato disposto di due promozioni, una dietro l’altra, quindi non ho idea di come possa aver chiuso il bilancio 2021-2022. Diciamo che mediamente una squadra di serie A, togliendo le prime 5 grandi, si posiziona intorno ad un sistema di ricavi medio che è intorno ai 40 milioni di euro. Tendo a pensare, facendo riferimento a delle medie mie di serie B, che ci sia un’accelerazione di ricavi in termini di almeno un raddoppio del lordo».


Ma c’è anche dell’altro.
«Poi una forte valorizzazione di altri aspetti che sono quelli relativi alla sponsorizzazione, alla biglietteria. Evidentemente oltre i diritti televisivi che la società prende direttamente e vendono venduti dalla Lega, c’è una accelerazione dei ricavi che fanno capo direttamente alla società. Per esempio con una quantità di biglietti venduti maggiore, ad un prezzo mediamente maggiore. Evidentemente ospitare le 5 grandi rappresenta di per sé un’opportunità dal punto di vista dei ricavi, non indifferente». 
 

Insomma De Laurentis ha lavorato bene in questi anni?
«De Laurentis ha seguito uno schema che aveva in gran parte già seguito, adesso una squadra del Sud con un brand di reputazione e di valore anche nel tempo, lo ha rivitalizzato. Adesso si porrà che ha avuto Lotito per la Lazio, immagino». 
 

L’eventuale promozione rappresenterebbe un grande ritorno anche per Bari come città?
«Evidentemente Bari tona a far parte di quel novero di cui fanno parte le maggiori città. In serie A sono rappresentate le maggiori città italiane. D’altra parte Bari è una metropoli, sancisce anche un ritorno. Ci sono alcune situazioni in cui una promozione in serie A significa uno scatto, nel caso di Bari è un ritorno, sancito anche dalla competizione quindi anche dalla notorietà che ne deriva. È la capitale del Sud in termini di operosità, anche di un sistema di tipo industriale e dei servizi che ha molti punti di congiunzione con quello che avviene al Nord». 


Indubbiamente negli ultimi anni Bari è stata polo di attrazione di molti colossi dell’Ict, ha raggiunto numeri importanti nel settore del turismo, diventando anche attrattiva per l’industria cinematografica.
«Il fatto di essere in serie A porta notorietà, reputazione, però obiettivamente Bari è una città che è già conosciuta, il sistema pugliese per il turismo è uno dei sistemi con maggiore accelerazione, basta vedere cosa sta succedendo in questi giorni con l’arrivo nella masseria di Bruno Vespa dei vari esponenti di governo. Non è un caso che Vespa abbia preso una masseria in Puglia, una regione che ha dei luoghi meravigliosi in forte accelerazione da un punto di vista turistico. Tornando al punto ci sono momenti in cui andare in serie A significa un salto, nel caso di Bari, significa sancire un ritorno, dal punto di vista di posizionamento della città. È come l’essere tornati a una visibilità che è consona alla città». 

 

Eventualmente, poi si dovrà lavorare per restarci in serie A.
«Immagino di sì. Credo che il problema vero ora sia quello di trovare una soluzione, ora si pone una tematica che a Salerno hanno risolto con la proprietà Iervolino che è una proprietà che permette alla società di avere respiro. Ora non so De Laurentis cosa intenda fare. Però credo anche che il passaggio in serie A, con una crescita così veloce, di solita porta maggior consapevolezza nelle forze imprenditoriali della regione. Questo quindi può portare, anche come forma di orgoglio, a sostenere con maggiore forza gli obiettivi della società, coalizzando delle energie che magari si erano disperse, anche un po’ perché c’era rassegnazione o frustrazione. Ora invece il fatto che la Puglia in maniera endogena, a prescindere dal calcio, cresca molto, crea poi un indotto che può essere stavolta preso dal calcio. Le imprese hanno maggiore disponibilità, ma anche maggiore necessità di portare avanti politiche di comunicazione, e da questo punto di vista c’è un brand che li rappresenta più di altri e può essere la società di calcio». 


Avere una squadra di calcio in A, può essere un motivo di orgoglio, di identità anche per il cittadino barese?
«Il calcio è sicuramente un tema identitario per gli italiani. Il calcio soprattutto in un momento, in una società fluida in cui molti dei valori tendono a essere più liquidi, dalla convinzione politica a quella religiosa, mentre la tematica di vicinanza alla squadra della propria città è qualcosa di viscerale, che ha la sua rappresentazione massima nella vicinanza che gli italiani hanno per la nostra nazionale di calcio. Che forse è diventato uno dei momenti patriottici maggiori per certi versi. Anche da questo punto di vista sociale penso che questa promozione possa rappresentare un momento di maggiore unione della popolazione, di questa con l’ambito istituzionale ed economico. E’ chiaro che queste cose da un lato bisogna saperle amministrare, dall’altro nello sport uno dei maggiori errori è quello di pensare subito a un risultato di breve periodo e per certi aspetti va anche bene perché c’è sempre il pericolo della retrocessione. Però, posto come obiettivo il non retrocedere, il tema vero per avere successo è avere obiettivi di medio periodo e costruire ogni giorno un pezzettino tutti insieme, mettendo insieme la squadra, la società, le forze politiche e anche le forze economiche di quel territorio e bisogna farlo avendo avvedutezza. Da questo punto di vista c’è una certezza, la proprietà De Laurentis l’ha fatto molto bene. Sicuramente a livello manageriale, al di là della situazione proprietaria, sanno come fare».
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