Pedone investito da auto: muore dopo sei mesi di coma

Pedone investito da auto: muore dopo sei mesi di coma
di Davide ABRESCIA
4 Minuti di Lettura
Sabato 4 Marzo 2023, 20:17 - Ultimo aggiornamento: 20:45

Giovanni Lofoco non ce l’ha fatta. Il tassista, conosciuto da tutti per il suo lavoro a bordo del «Taxi 29», è morto questa mattina dopo sei mesi di coma. Il 7 settembre del 2022 era stato investito mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali. Inizialmente - come raccontato dalla figlia nella lunga lettera d’addio - sembrava si trattasse soltanto di una ferita dietro il collo, poi invece la situazione è drasticamente peggiorata, diventata difficilissima con Giovanni che è rimasto in coma per diversi mesi. Il tutto fino alla giornata di ieri, quando il tassista - che svolgeva questo lavoro da quasi vent’anni per le vie del capoluogo pugliese - non ha dato più segnali di vita.

Il racconto della figlia

A raccontare ciò che è successo ci ha pensato, in una lettera molto lunga e molto commovente, la figlia Lucia che ha ripercorso il triste evento: «Il 7 settembre 2022 alle 8.00 di mattina Giovanni, un uomo buono, un marito affettuoso sempre presente, un padre premuroso, un nonno esemplare, grande amico di tutti, è uscito per fare semplici commissioni e non ha fatto più ritorno a casa, una piccola manutenzione per il suo adorato “Taxi 29”, comprare delle cozze e portarle a casa, era un mercoledì come tanti d’altronde. Preciso e metodico anche nella scelta del menu del giorno, aveva chiesto a mia madre di preparare “patate riso e cozze”, avrebbe ripreso l’auto qualche ora dopo per mettersi al servizio di chiunque avesse avuto bisogno, come ormai ogni giorno da 45 anni, mio padre Giovanni. Lascia l’auto dal meccanico, si raccomanda con lui di fare presto: “Alle due devo montare”, e lui: “Stai tranquillo Giovanni, è una sciocchezza”, papà si incammina verso casa.

A pochi passi da casa sua, in via Francesco Crispi, una strada percorsa decine e decine di volte al giorno nel corso dei suoi 67 anni di vita, incontra il suo destino, viene investito sulle strisce pedonali da un auto guidata da una persona molto molto anziana. Coloro che frequentano quella strada conoscono bene la grande affluenza e quante persone a quell’ora vi passino, chi per andare al tribunale, chi per andare a scuola, chi al mercato o in chiesa e chi invece fa ritorno a casa, mio padre doveva solo comprare le cozze e tornare a casa. L’impatto con l’auto è stato violento, prima i vigili, poi l’ambulanza, papà era sveglio. Entrando in sala rossa e vedendo papà sveglio e vigile ho pensato non fosse nulla di grave, aveva solo una piccola ferita dietro la testa e tanto sangue ma nessun osso rotto».

Le sue condizioni sono precipitate


Nella prima parte della lettera la mattina del 7 settembre è stata ripercorsa dalla figlia Lucia, che poi ha continuato: «Da lì a poco il vomito e il malessere, da lì a poco un camice bianco mi dice che la situazione era grave e che sarebbe potuto entrare in coma profondo da un momento all’altro. L’incubo inizia a farsi strada, inizia ad insinuarsi subdolo nelle nostre vite, il punto di rottura all’interno del cranio non consentiva nessuna indicazione chirurgica né farmacologica, dovevamo aspettare, e noi abbiamo aspettato che la natura facesse il suo corso. Abbiamo sperato in un recupero, che non è mai arrivato».
La chiosa della lettera è un messaggio per tutti. Ovviamente con il cuore affranto di una figlia che saluta il papà, per l’ultima volta. «Destino beffardo, un tassista, un uomo che per mestiere vive la sua vita in una auto, muore investito mentre cammina a piedi. Che questa lettera vi sia da monito: a qualsiasi età, se non si è nelle condizioni di mettersi alla guida, non bisogna guidare. E ora mi rivolgo a te papà, il tuo adorato TAXI 29 lo porta in giro Francesco (mio fratello) con il tuo stesso orgoglio, e io piango se vedo un piatto di patate riso e cozze. Ciao papà, ciao nonno, ciao Giovanni Taxi 29, Statt bun Giuan».
© RIPRODUZIONE RISERVATA - SEPA

© RIPRODUZIONE RISERVATA