Occupazione in crisi a Bari: Bosch dichiara 620 esuberi, anche Natuzzi e Baritech tra i 24 tavoli di crisi

La Fiom: «Manca un piano serio per la transizione»

Occupazione in crisi a Bari: Bosch dichiara 620 esuberi, anche Natuzzi e Baritech tra i 24 tavoli di crisi
di Beppe STALLONE
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Giovedì 30 Dicembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 13:13

Meno di un mese fa il responsabile della task force regionale per l’occupazione, Leo Caroli aveva detto, da queste colonne che la Bosch, con la crisi dell’automotive e dei motori diesel pare una bomba a orologeria. E la bomba è scoppiata, cogliendo di sorpresa un po’ tutti, lavoratori e sindacati.

La Bosh annuncia gli esuberi

L’azienda ha annunciato 620 esuberi nello stabilimento di Bari. Il sito ospita 9 tipologie di produzioni, l’85% di queste sono legate alle motorizzazioni diesel e benzina che termineranno entro il 2035. Ciro D’Alessio, segretario generale della Fiom Cgil Bari ha espresso «sconcerto e preoccupazione per la notizia dell’annuncio da parte di Bosch degli esuberi sul sito di Bari. Sconcerto perché ci tocca scoprire dai giornali che 620 lavoratori rischiano di perdere il lavoro. Sono state completamente ignorate le continue richieste di incontri da noi sollecitati. Preoccupazione perché ancora oggi la Bosch manca di un piano industriale che guidi il sito di Bari verso una reale transizione. Cadute – spiega D’Alessio – nel vuoto le nostre richieste di avviare tavoli ufficiali dove discutere del sito barese. Invitiamo l’azienda a convocare quanto prima le organizzazioni sindacali per aprire una discussione vera sul futuro di quello che è lo stabilimento Bosch più grande in Italia».

Il gruppo tedesco è il più grande produttore europeo di componentistica per auto. Ha investito 5 miliardi di euro nello sviluppo di tecnologie per le motorizzazioni elettriche e ibride. Nel 2020 ha registrato ricavi per 71,5 miliardi di euro e impiega quasi 400mila dipendenti in 129 Paesi. 


Ciò che sta accadendo nell’insediamento barese della Bosch era d’altronde piuttosto prevedibile alla luce della crisi del settore automotive e dei motori diesel in particolare. Più in generale si inserisce nei costi, in termini di occupazione che ha e avrà la transizione ecologica. Se infatti l’area industriale di Bari ha mostrato grandi segnali di vivacità negli ultimi tempi con la richiesta di suoli da parte di grandi player nazionali e internazionali, è altrettanto vero che ci sono situazioni che si trascinano da tempo, vertenze che riguardano migliaia di lavoratori.

I tavoli di crisi nell'area metropolitana

Oltre la Bosch ci sono almeno altri 23 tavoli di crisi che riguardano aziende dell’area metropolitana di Bari. Una storica vertenza riguarda la Natuzzi con 2.121 lavoratori di cui quasi 600 in esubero.

Altra importante vertenza quella della Baritech, ex Osram, azienda storica dove si producevano lampadine, ma quelle linee ora non esistono più. Con Baritech si passò alla produzione di mascherine, ma anche Baritech andrà via da Bari. La produzione scade domani 31 dicembre e ci sono 153 lavoratori che temono per il proprio futuro. Ci sarebbero però manifestazioni di interesse da parte di alcune multinazionali molto solide.

Un altro importante tavolo di crisi che riguarda il futuro di 90 lavoratori con alti profili professionali è quello dell’azienda di informatica BRSI, ma di questo ne riferiamo a parte. Come già dichiarò Caroli su queste colonne ci vogliono interventi mirati, politiche attive, senza dimenticare le politiche passive e quindi «non solo gli ammortizzatori sociali servono, ma servono quelli in deroga, quelli straordinari. Perché la fase di transizione ha portata epocale, ora si decide il futuro della Puglia e di Bari».


A Bari città ci sono i casi di Eataly, ormai chiusa, che ha lasciato a casa 55 lavoratori senza alcuna prospettiva. C’è anche la vertenza Saicaf, gruppo storico barese del caffè che ha stipulato un patto di quote e industriale col gruppo Zanetti. Ultima, in ordine di tempo la vertenza degli 88 lavoratori del Palace Hotel che dal 17 gennaio prossimo rischiano di rimanere per strada a causa di un contenzioso tra la società che gestisce l’albergo e i proprietari. Tre giorni fa, dopo la protesta dei lavoratori c’è stato l’incontro dei rappresentanti sindacali con il sindaco Decaro. Per oggi è prevista la convocazione della parti e i sindacati spingono innanzitutto per il mantenimento dei livelli occupazionali. La Saiga ha annunciato la vendita di un ramo di azienda. Se entro il 17 non si dovesse conoscere il nome di chi rileverà l’Hotel Palace è probabile che i dipendenti saranno messi in cassa integrazione, in attesa di nuova assunzione. Intanto dal prossimo 4 gennaio le attività all’interno dell’hotel saranno sospese, in vista del 17 giorno in cui il Palace chiuderà, ci si augura momentaneamente, i battenti. 

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