Le nuove abitudini di acquisto, l’impatto dello shopping online, l’inflazione e la crisi economica cambiano la morfologia e i contenuti del commercio barese. La città, un tempo dominata da negozi che ne rappresentavano l’anima, non solo economica, vive il riflesso di uno scenario commerciale che ha subito enormi cambiamenti. Secondo un recente report di Unioncamere, Bari è la quarta città in Italia ad aver perso più negozi negli ultimi cinque anni. Hanno chiuso i battenti ben 278 attività, numero che pone la città dopo Napoli, Roma e Milano. Un dato in linea con il crollo del commercio regionale: in Puglia, dal 2018, hanno abbassato le serrande 614 negozi di abbigliamento.
Inversione di tendenza
Le boutique hanno lasciato spazio all’acquisto facilitato e spesso a minor prezzo sugli store digitali. «È un fenomeno che agisce a livello mondiale – spiega Carla Palone, assessore allo Sviluppo economico di Bari - il capoluogo pugliese si è difeso con l’apertura di esercizi legati al food.
I negozi sono chiamati a reinventarsi
Insomma, i negozi, in particolare quelli di abbigliamento, sono chiamati a reinventarsi, a pensare nell’ottica di avvicinamento al cittadino e di un clima di collaborazione tra di loro. È questo l’obiettivo del progetto “Bari Shopping Tour” l'iniziativa che l'assessorato allo Sviluppo economico di Bari sta progettando, nell’ambito delle attività del Distretto Metropolitano del Commercio e del programma per il sostegno all’economia di prossimità di Bari 2022/24. Una mappa dello shopping cittadino che segnali alcuni tour tematici da divulgare tra cittadini e turisti. «Diamo così possibilità ai negozi – aggiunge Palone – di mettersi in vetrina. Loro rappresentano un bigliettino da visita per i turisti. I commercianti hanno capito di dover far rete. Il nostro obiettivo è stato raggiunto: abbiamo messo le attività al centro di tutti i discorsi. Una riscoperta del tessuto commerciale nata durante l’emergenza Covid: l’intera comunità ha capito l’importanza dei negozi cittadini. Immaginiamola senza di loro: sarebbe una Bari spenta, buia, senz’anima». Eppure se molte attività chiudono, altrettante ne aprono, magari con un respiro diverso da quello tradizionale. È il caso del quartiere Libertà: «Lì – spiega l’assessore - i bambini vanno nelle scuole pubbliche e i genitori hanno aperto attività che variano dall’artigianato al cibo etnico. Sopravvivono, a Carrassi e al San Paolo, salumerie e negozi tipici che vendono cibo del territorio». L’attenzione di palazzo di città verso il tessuto commerciale barese è alta.
Il bando
È di poche settimane fa la seconda edizione dell’avviso pubblico "Un negozio non è solo un negozio”, l’iniziativa del Comune di Bari che sostiene le attività commerciali baresi attraverso: il finanziamento, con un contributo a fondo perduto fino a 50.000 euro, di progetti di sviluppo commerciale con impatto economico, territoriale, sociale e culturale. O l’erogazione di servizi di informazione, accompagnamento, formazione e networking a supporto della progettazione, della realizzazione e del follow-up dei progetti di sviluppo commerciale. Un sostegno a un commercio che anche a Bari si adegua ai tempi.
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