La crisi dei commercianti: «Bollette triplicate, così chiuderemo»

La crisi dei commercianti: «Bollette triplicate, così chiuderemo»
di Elga MONTANI
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Venerdì 26 Agosto 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:13

La crisi del commercio a Bari è acuita in questo periodo dalle bollette astronomiche della corrente elettrica, e non solo. Le attività si trovano a dover pagare cifre triplicate rispetto allo scorso anno. E tutti lamentano l’impossibilità di far fronte a tale situazione. «Bari è una città che si basa sul commercio, e sta morendo per il commercio – sottolinea Mimmo Tarantini, presidente dell’associazione di commercianti di Carrassi “La Formica” -. Nessuno sta facendo niente per evitarlo, non ho sentito dire una parola da parte di Camera di Commercio o comunque non ho visto fare nulla di concreto». «I problemi del commercio sono problemi della città – aggiunge -, se una via del commercio si spegne diventa insicura. Siamo pronti a breve a fare una manifestazione, per far vedere cosa è un quartiere senza luce. Anche il progetto D_Bari fatto dal Comune non è adeguato, molte attività con la pandemia non pagato diverse tasse, e devono mettersi in regola, ma per avere quei fondi è necessario esserlo». Girando per il quartiere, tra via Pasubio e corso Benedetto Croce, sono tante le attività presenti, poche sono in ferie. Il quartiere è vivo e vitale grazie anche alla presenza delle attività. Ma ora la situazione si sta facendo critica. «Abbiamo avuto una bolletta di oltre 5mila euro per il mese di luglio, quando lo scorso anno era di circa mille euro – racconta Vito Natrella, dell’Oliver cafè&bistrot -. La situazione è triste e bruttissima. Il fatto non è che non vogliamo pagare, ma c’è davvero una grossa difficoltà a poterlo fare. Ci sentiamo davvero derubati. Non è possibile che si parli poi di conguaglio, tale operazione dovrebbero inserirla nelle singole bollette e non mandarla tutta insieme. Temiamo anche che la prossima bolletta sia uguale a questa». Parliamo, inoltre, di una attività aperta in piena pandemia. «Siamo aperti da 16 mesi – conclude Natrella - abbiamo affrontato un periodo complicatissimo, abbiamo fatto grossi sacrifici per mantenere l’azienda aperta e pagare tutti. Stiamo pensando di mettere un legale, perché non riteniamo che sia possibile questa situazione».

Il viaggio tra i commercianti

Non molto lontano, su viale Papa Giovanni XXIII, si trova il negozio Barbarella.

Percorrendo la strada è possibile vedere negozi che di mattina, con la luce del sole, lavorano con le luci spente. Per risparmiare. «Gli aumenti delle bollette sono assurdi, nel mese di luglio rispetto allo scorso anno abbiamo avuto un aumento del 400%, sfiorando i 2.800 euro - spiega Giuseppe Ferrante, titolare insieme al padre Lorenzo, dell’azienda Barbarella calzature -. Ciò che non ci rendiamo conto è che questi aumenti, a settembre, li avranno anche i nostri clienti. Di riflesso, ne subiremo noi, in quanto scenderà il potere di acquisto delle famiglie». «Potrebbe esserci una débâcle tragica – aggiunge -. Per noi che facciamo la programmazione degli acquisti, inoltre, si sta prospettando un ulteriore problema. A causa degli aumenti, quanto acquistato un anno fa per l’invernale è aumentato del 20%. Ma per supportare tale aumento, noi saremo costretti ad aumentare di un altro 50%. Ciò che oggi costa 100, andrebbe a costare 200, chi lo comprerebbe?». «Rischiamo che il 30% delle aziende chiuda entro fine anno», conclude Ferrante. Su via Benedetto Croce, ad angolo con via Monfalcone, c’è Ios, negozio di oggettistica. Al bancone c’è Sara Zotti, che sottolinea: «Per noi il rincaro è stato non indifferente, parliamo di bollette triplicate. La situazione sta diventando insostenibile, i costi sono assurdi. Rischiamo a breve un crack finanziario. Tutti gli aumenti, che pesano sulle famiglie, porteranno le stesse ad avere una minore capacità di acquisto. Non abbiamo potuto aumentare i prezzi, altrimenti nessuno acquisterebbe nulla. Il commercio è fermo, ed è davvero un cane che si morde la coda». «Lo Stato deve aiutarci – conclude Zotti -. Non è possibile affrontare da soli la situazione. I negozi rischiano di chiudere, le strade di spegnersi e la città di non essere più viva».

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