Rincari gas e luce: per le imprese pugliesi una spesa di 5 miliardi in più

Rincari gas e luce: per le imprese pugliesi una spesa di 5 miliardi in più
di Pierangelo TEMPESTA
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Mercoledì 24 Agosto 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:14

Quasi 5 miliardi di euro in più rispetto al 2019. È ciò che le imprese pugliesi dovranno pagare a causa degli aumenti dei costi di energia elettrica e gas. I numeri arrivano dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre in base ai dati di Terna, Arera, Eurostat e Gme. Nel 2019, anno pre-Covid, le imprese pugliesi hanno speso in energia 2 miliardi 200 milioni di euro, a fronte di un consumo di quasi 21mila gigawattora. Per l’anno in corso, invece, la stima è di 7 miliardi 200 milioni di euro.

In tutta Italia, il costo aggiuntivo stimato a carico delle imprese è di 106 miliardi di euro.

La stima è stata calcolata ipotizzando, per l’anno in corso, gli stessi consumi registrati nell’anno pre-pandemia, applicando però per l’intero 2022 le tariffe medie di luce e gas sostenute nel primo semestre dell’anno.

Le stime della Cgia

Potrebbe tuttavia trattarsi di un dato sottostimato: «Se dal prossimo autunno la Russia dovesse chiudere ulteriormente le forniture di gas verso l’Europa - affermano gli analisti di Cgia - è probabile che il prezzo di questa materia prima subirà un’impennata che spingerà il costo medio dell’ultima parte dell’anno ad un livello molto superiore a quello registrato nei primi sei mesi del 2022». Con gli aumenti dell’energia elettrica e del gas, che nell’ultimo anno sono stati rispettivamente del 220 e del 274 per cento, i settori energivori sono più a rischio rispetto agli altri. Per quanto riguarda l’energia elettrica, sono in pericolo le acciaierie, le fonderie, il settore alimentare, il commercio, gli alberghi, i bar, i ristoranti e altri servizi come cinema, teatri, lavanderie e discoteche. Per il consumo del gas, invece, le difficoltà maggiori sono per le imprese del vetro, della ceramica, del cemento, della plastica, della produzione di laterizi, la meccanica pesante, l’alimentazione, la chimica.

Se a giugno dello scorso anno la media mensile del Prezzo unico nazionale (Pun) dell’energia elettrica era pari a 84,4 euro per megawattora, nel mese di giugno di quest’anno è salito a 271,3 euro (a marzo aveva toccato il picco massimo di 308,1 euro). Il prezzo del gas, invece, è aumentato da 28,1 euro a 105 euro al megawattora (con un picco di 128,3 euro a marzo). Va comunque segnalato, aggiungono gli analisti della Cgia, che il Governo Draghi «ha in parte smorzato l’impennata dei costi energetici. I soldi messi a disposizione per mitigare i rincari nel biennio 2021-22, infatti, ammontano, includendo anche il Decreto Aiuti, a 22,2 miliardi di euro. Di questi, 3,2 hanno ristorato le famiglie, 7,5 le imprese e 11,5 sosterranno sia le prime sia le seconde».

Un tetto al prezzo

Per il momento, afferma la Confederazione Generale Italiana degli Artigiani, è necessario continuare a chiedere a Bruxelles l’introduzione di un tetto al prezzo del gas a livello europeo. È questa «l’unica soluzione per calmierare i costi a famiglie e imprese, raffreddando una delle voci che sta alimentando l’impennata dell’inflazione che, sembra, non sia destinata a fermarsi. A rischio ci sono centinaia e centinaia di migliaia di imprese e tantissimi lavoratori autonomi».

L’allarme viene lanciato anche da Confesercenti: se nel 2020 e nel 2021 un bar spendeva in media 6.700 euro per le bollette di luce e gas, nei prossimi 12 medi lo stesso bar spenderà quasi 15mila euro, ipotizzando che gli aumenti restino costanti. «Il caro bollette - afferma la presidente Patrizia De Luise - sta diventando una variabile incontrollabile per tantissime imprese, un virus che distrugge bilanci e redditività. E questo nonostante gli interventi di sostegno fin qui adottati dal Governo, che scadranno fra settembre ed ottobre. In autunno si rischia il collasso. Le bollette riducono inoltre drasticamente i budget famigliari con un conseguente crollo dei consumi». Il rischio è che il 10 per cento delle imprese esca dal mercato: circa 90mila aziende, per un totale di 250mila posti di lavoro.

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