Tennis, Panatta Bari: «Con la Coppa Davis torniamo a sognare. Lo sport? Va insegnato ai bimbi»

Tennis, Panatta Bari: «Con la Coppa Davis torniamo a sognare. Lo sport? Va insegnato ai bimbi»
di ​Antonio BELLACICCO
4 Minuti di Lettura
Domenica 3 Dicembre 2023, 10:22

È da sempre l’“uomo immagine” di uno sport che con lui, in Italia, ha vissuto i momenti più gloriosi, i traguardi rimasti incastonati nella memoria collettiva. La sua fama è rimasta inalterata: Adriano Panatta sta al tennis degli anni Settanta come Jannik Sinner sta a quello dei giorni nostri. In queste ultime settimane il suo nome, insieme a quelli di Corrado Barazzutti, di Paolo Bertolucci e di Tonino Zugarelli (la squadra che diede al nostro Paese la prima storica Coppa Davis in Cile nel 1976), è tornato in auge, in corrispondenza con l'impresa compiuta in quel di Malaga dagli azzurri del capitano Volandri, impresa che ha riportato la tanto agognata Insalatiera in Italia a distanza di quasi 50 anni da quell’indimenticabile precedente. Classe 1950, romano di nascita, Panatta resta al momento l’unico tennista azzurro ad aver conquistato una prova del Grande Slam nell’era Open (celebre al Roland Garros, sempre nel 1976). E ieri era a Bari, nell’ambito della manifestazione “Un Campione in Famiglia”.

Il "fenomeno" del tennis


In Italia, dopo la recente vittoria della Coppa Davis, è esploso il fenomeno tennis. È un boom per certi versi molto simile a quello successivo al vostro trionfo in Cile nel 1976: si aspetta che i dati sulle iscrizioni, sulle adesioni al mondo tennistico possano decollare come allora?
«Sicuramente questa importante affermazione dell’Italia del tennis ha creato in tutti gli italiani, appassionati di questo sport e non, un forte entusiasmo.

Il che potrebbe certamente contribuire a far avvicinare al tennis molte più persone rispetto al passato più recente».


Cosa ha significato per il Panatta spettatore e commentatore vedere l'Italia di nuovo sul tetto del mondo? Quali le differenze tra il vostro trionfo e quello dei ragazzi di Volandri?
«Da italiano sono orgoglioso dei risultati raggiunti dai nostro atleti. Non farei paragoni rispetto a quando giocavo io, sono cambiate molte cose ma vincere la coppa Davis è sempre una grandissima emozione».
Sinner è la punta di diamante di un movimento che fa le cose per bene da anni. Da dove parte la rinascita del tennis in Italia? Quanto può avere influito la scelta di depotenziare i centri federali per dare più spazio e più autonomia ai singoli circoli?

«Sinner è un giovane atleta che ha tutte le potenzialità per crescere ancora molto e diventare un campione per molti anni. Lasciamolo crescere e soprattutto lasciamo a lui e a tutta la squadra azzurra gioire per un successo davvero prestigioso che mancava da tanti anni. Il tennis come tutti gli sport vive di cicli, in questo periodo l’Italia del tennis può contare su atleti molto bravi che hanno molti anni davanti per continuare a crescere e ad affermarsi».


Il tennis è in forte ascesa in Puglia, come dimostrato dalla grande partecipazione all'Open di Barletta e dall'esplosione di iscrizioni tra i giovanissimi: cosa può dare questo territorio a questo sport?
«Sicuramente il fatto che ci siano molti giovani che vogliono giocare a tennis in Puglia è una bella notizia, prima di tutto perché dopo gli anni di pandemia c’era la necessità di ritrovarsi sui campi, nei circoli e condividere la propria passione sportiva. Lo sport, qualunque esso sia, è prima di tutto un valore e un agente sociale importantissimo. Proprio per questo dobbiamo promuoverlo in modo forte e convinto nelle scuole, a cominciare da quelle primarie. Qualunque disciplina sportiva, non solo il tennis, è importante: i bambini devono vedere nello sport un modo per stare insieme ai loro coetanei e divertirsi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA