«Olé, Olé, Olé, Sinnèr, Sinnèr, Sinnèr». Come sottrarsi al coro da stadio dei 12 mila del Pala Alpitour di Torino? Come estraniarsi dal legittimo tifo per l’eroe di casa, un campione giovane ed esemplare che doma il numero 1 del mondo, il primatista di tutti i record del tennis, il cannibale Novak Djokovic, favorito anche per un settimo titolo - inutile dire, record - al Masters, ritargato ATP Finals?
Come non esaltarsi per il profeta del Rinascimento italiano maschile che mette il bavaglio al campione di gomma, battendolo per la prima volta dopo 3 ko su 3? Anche se la qualificazione alle semifinali del Super8 coi migliori del mondo rimane in bilico alla vigilia della sfida di domani contro Rune (ma potrebbe bastargli vincere un solo set).
Sinner-Djokovic, la partita
Sinner sovverte il pronostico perché nel primo set comanda gli scambi.
A cominciare dal servizio, che ora spara spesso sopra i 200 all’ora e, soprattutto trova quando ne ha bisogno, e il dritto, col quale spiazza Djokovic sul rovescio, costringendolo a staccare una mano. Annichilito tatticamente, innervosito dal boato del pubblico al suo doppio fallo, viatico del break decisivo del primo set sul 5-5, Nole si fa prendere da uno dei suoi attacchi di nervi e furia cieca, applaude con scherno, promette vendetta, cerca proprio nella bagarre lo spiraglio per uscire dai guai. Mentre Jannik dà l’ennesima prova di freddezza, chiude il set per 7-5 e tiene anche nel delicato inizio di secondo parziale.
Sinner, la sofferenza
Quando Nole diventa davvero terribile, feroce, deciso a vendere cara la pelle come una belva ferita e cerca di spezzare il ritmo dell’italiano. Cercando di più il top profondo e muovendo tanto la palla, senza più accettare il bim-bum-bam in velocità e sfruttando, al tie-break, il calo di Sinner al servizio. Da italiani si soffre insieme al clan di Jannik arricchito da Sonego e da coach Arbino perché il profeta ha un calo anche di fiducia nel leggere la battuta di Nole I di Serbia.
Fortuna che nel momento più delicato, sul 3-2, traduce l’incitamento del super-coach Darren Cahill - “Energia giusta, sù” -, piazza tre rispostone delle sue e si prende il break. Sembra decisivo, invece lo cede subito, senza più fiato, stritolato dalla morsa del numero 1 che si esalta nella sfida dell’età fra i suoi 36 anni e i 20 dei rivali diretti, costringendoli a scambi sempre più laboriosi e a soluzioni sempre più difficili. Ma quest’italiano strappato alle montagne e allo sci è di ferro e alla fine la spunta, al tie-break, dopo 3 ore e 9 minuti, ancora grazie al dritto. Con risposta e passante che lanciano il 7-1 decisivo, dopo una serata indimenticabile col secondo successo stagionale contro un numero 1, dopo Alcaraz anche Djokovic. «Non esiste posto più bello per battere il numero 1 del mondo, grazie a tutti, abbiamo vinto insieme».
Ora tocca a Rune
Caro profeta, domani, trovi il piccolo diavolo Holger Rune, beniamino di Lucifero-Djokovic. E, dopo aver sfatato il tabù Medvedev dopo 6 ko di fila e Djokovic dopo 3, potrai toglierti un’altra soddisfazione battendo il bad boy danese dopo 2 ko su 2.