Visite fiscali dipendenti pubblici in malattia, le nuove fasce orarie: 10-12 e 17-19 tutti i giorni (anche domeniche e festivi)

L’Inps ha comunicato i nuovi orari delle visite mediche

Visite fiscali dipendenti pubblici in malattia, le nuove fasce orarie: 10-12 e 17-19 tutti i giorni (anche domeniche e festivi)
Visite fiscali dipendenti pubblici in malattia, le nuove fasce orarie: 10-12 e 17-19 tutti i giorni (anche domeniche e festivi)
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Sabato 23 Dicembre 2023, 14:36

La notizia è di novembre, quando la sentenza del Tar del Lazio aveva reso necessarie nuove indicazioni per gli orari delle visite fiscali dei dipendenti pubblici in malattia. Il 22 dicembre la nota dell'Inps ha adeguato le fasce di reperibilità: l’articolo 3 del decreto n. 206 del 17 ottobre 2017 stabiliva fasce orarie dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18, estese anche a giorni non lavorativi e festivi. Ma la sentenza del Tar ha invalidato quel decreto. E in attesa del nuovo o di una revisione della sentenza del Tar del Lazio, l’Inps ha comunicato che le visite mediche di controllo domiciliare per i lavoratori pubblici si svolgeranno ora nelle fasce orarie dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19 di tutti i giorni, compresi domeniche e festivi.

La novità

La novità influisce sui lavoratori pubblici in malattia e sulle modalità di controllo delle assenze per motivi di salute.

A questo punto saranno le pubbliche amministrazioni ad aggiornare le procedure interne con le direttive Inps. 

La sentenza del Tar

La sentenza del TAR del Lazio ha annullato il Decreto Madia che regola le fasce orarie di reperibilità per i dipendenti pubblici in malattia, ritenendolo in contrasto con la legge delega, oltreché rispetto a fondamentali precetti di rango costituzionale. Per i dipendenti pubblici, le fasce orarie sono fissate tra le ore 9:00 e le 13:00, e tra le ore 15:00 e le 18:00, mentre per i lavoratori privati si limitano tra le ore 10:00 e le 12:00, e tra le ore 17:00 e le 19:00. Da queste differenze è nato il ricorso, secondo cui la diversità delle fasce orarie è ritenuta una violazione dei principi di uguaglianza e ragionevolezza sanciti dagli articoli 3 e 97 della Costituzione. Il TAR ha riconosciuto la fondatezza del ricorso, osservando che il Decreto Madia non ha raggiunto l’obiettivo di armonizzare le disposizioni tra i settori pubblico e privato.

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