Green pass, pronto l'obbligo per gli statali. Frenata sui tamponi gratuiti: così non spingono i vaccini

Green pass, pronto l'obbligo per i dipendenti pubblici. Frenata sui tamponi gratuiti: così non spingono i vaccini
Green pass, pronto l'obbligo per i dipendenti pubblici. Frenata sui tamponi gratuiti: così non spingono i vaccini
di Alberto Gentili
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Mercoledì 8 Settembre 2021, 23:25 - Ultimo aggiornamento: 9 Settembre, 08:44

«Ci sono le premesse per una cabina di regia e un Consiglio dei ministri domani per estendere il Green pass ai dipendenti pubblici. Per il settore privato la strada è leggermente più in salita...». Nel governo, con la Lega che già dice di non avere notizia di vertici in settimana, la parola d’ordine è massima prudenza. Ma c’è chi dà per probabile, non per scontato, che domani il lasciapassare verde venga reso obbligatorio in tutta la pubblica amministrazione. Difficile, invece, che il nuovo decreto possa riguardare fabbriche e aziende. Il nodo: chi paga il tampone ai lavoratori che non vogliono vaccinarsi. I sindacati chiedono che siano le imprese, per il presidente di Confindustria Carlo Bonomi invece tocca allo Stato. Ma il governo è orientato a risponde “no” alla richiesta degli industriali.

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Uno dei temi del possibile doppio summit di domani, se non slitterà alla prossima settimana in nome della «gradualità» per evitare altri scontri con Matteo Salvini, sarà il timing.

C’è chi parla del 27 settembre, chi del 4 ottobre. Altro nodo: se estendere da subito, assieme agli statali, il Green pass anche ai lavoratori di quei settori dove il lasciapassare verde è già obbligatorio per clienti e utenti, come aerei, navi, treni e bus a lunga percorrenza, cinema e teatri, ristoranti e bar al chiuso, stadi e congressi, palestre e piscine, sale giochi e parchi tematici, etc. Oppure se procedere, quando i tempi saranno maturi, con un unico provvedimento per i lavoratori privati. A consigliare prudenza è anche un altro aspetto: quasi 2 milioni di lavoratori (tra pubblico e privato) sono senza neppure una dose di vaccino «e l’introduzione del Green pass», avverte un esponente leghista, «potrebbe fermare il Paese».

Di certo c’è che Mario Draghi lunedì ha incontrato a lungo Maurizio Landini e dal segretario della Cgil, in base a quanto filtra da fonti governative, non ha avuto risposte negative. Dunque il premier «sta lavorando alla costruzione di un percorso per estendere il Green pass anche al lavoro privato». Le stesse fonti, con il garbo che contraddistingue il premier che coltiva con cura il buon rapporto con gli industriali, rispondo in maniera felpata alla richiesta di Bonomi che sia lo Stato a pagare il tampone ai renitenti al vaccino: «Non è una proposta accolta con particolare favore». Più netto il ministro della Salute, Roberto Speranza: «Non credo sia possibile».

La sostanza è la stessa: quando, a fine mese o probabilmente più in là, il Green pass verrà reso obbligatorio nelle fabbriche, negli uffici e nelle aziende, il test dovrà essere pagato dai datori di lavoro (come chiedono i sindacati) o dai dipendenti. Non dallo Stato.

LE RAGIONI DEL “NO”
Dietro il non possumus di Draghi e Speranza, che hanno già respinto al mittente la richiesta di Salvini di «tamponi gratis per tutti», ci sono diverse ragioni. La prima riguarda la ratio per la quale è stato introdotto il passaporto verde: spingere i cittadini a vaccinarsi. «Mentre se si dovesse rendere il test gratuito», spiega un’alta fonte di governo, «questa spinta cesserebbe. Non a caso, finora, abbiamo respinto le richieste delle categorie e dei partiti come la Lega che invocavano la gratuità del test». Insomma, «rendere i tampone gratis sarebbe una sorta di sabotaggio degli effetti del Green pass sulla campagna vaccinale».
C’è da dire che il meccanismo funziona, come dimostra il balzo di vaccinati nel mondo della scuola. Dal 6 agosto, giorno in cui il governo ha introdotto il Green pass obbligatorio per il personale scolastico (c’è la sospensione dallo stipendio per chi si rifiuta) gli immunizzati sono passati dall’84% al 92%. Un balzo importante, considerato il periodo estivo non proprio propizio per andare a farsi vaccinare.

Rispondere sì a Confindustria avrebbe poi un effetto domino. «Conseguenze a catena». Dopo aver detto “no” alla gratuità dei tamponi per i cittadini e i professori, aprire ai test gratis per i lavoratori privati vorrebbe dire creare un precedente e andare incontro «a una spesa insostenibile». «Tanto più», dice un’alta fonte governativa, «che dovremmo fare lo stesso, per evitare una disparità di trattamento, per il pubblico impiego. E ciò davvero non è possibile per una ragione di costi».

In più, altra ragione che spinge il governo a rifiutare la richiesta di Confindustria, è quella che viene chiamata «questione etica e morale». Spiegazione: «Mattarella ha detto che vaccinarsi è un dovere civico, aggiungendo che chi non lo fa mette a rischio la vita altrui». Insomma, sarebbe incomprensibile che a pagare, con le tasse, il prezzo economico delle bizze dei No vax o dei Boh vax fossero i contribuenti che si sono vaccinati.

BONOMI INSISTE
Bonomi però insiste: «Per noi la priorità è mettere in sicurezza i luoghi di lavoro, dunque è fondamentale che il governo decida per il Green pass obbligatorio in azienda. Ma non possiamo pensare che il costo dei tamponi sia a carico delle imprese che già hanno fatto una serie di investimenti importanti per mettere in sicurezza le aziende. Deve essere il governo a pensare ad un intervento sociale per pagare i test».
Il capo degli industriali chiede, in alternativa, l’introduzione dell’obbligo vaccinale. Ma Draghi, pur dicendosi d’accordo, prenderà una decisione solo a ottobre, in ragione della percentuale di vaccinati, dell’andamento dell’epidemia e della tenuta degli ospedali. Tre aspetti per i quali si confida sugli effetti dell’estensione del passaporto verde.

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