Berlusconi, Marta Fascina (per ora) non arretra: da ultima first lady a garante del berlusconismo

La compagna del Cavaliere è la depositaria delle volontà del leader con il beneplacito della famiglia

Fascina, da ultima first lady a garante del berlusconismo: Marta (per ora) non arretra
Fascina, da ultima first lady a garante del berlusconismo: Marta (per ora) non arretra
di Andrea Bulleri
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Mercoledì 14 Giugno 2023, 12:03 - Ultimo aggiornamento: 17:08

L’ultima first lady. La prima a prendere in mano le redini del partito. Non sarà una donna sola al comando, Marta Fascina. A soli 33 anni, con un’unica legislatura alle spalle e un’altra appena cominciata, non ne avrebbe – forse – l’esperienza necessaria. Ma se c’è una cosa che fin da subito è apparsa chiara, in una Forza Italia inevitabilmente spaesata per la scomparsa del fondatore, è che con Marta, «la mia Marta», come teneramente il Cavaliere si riferiva alla sua quasi consorte, bisognerà fare i conti, d’ora in poi. Come prima e – molto – più di prima. Non foss’altro perché è stata lei, Fascina, per ovvie ragioni, l’unica esponente di Forza Italia ammessa al capezzale del leader. Lei che gli è stata accanto sul viale del tramonto, fino alla fine. Lei che, da ultimo, ha fatto da raccordo tra la famiglia e il partito. 

Certo, nessuno – neanche Fascina – può mettere in dubbio il ruolo di Antonio Tajani.

Né probabilmente intende farlo. Del resto fu proprio Berlusconi, e in tempi non sospetti, a indicare il vicepremier come suo numero due, nominandolo coordinatore nazionale del partito e, ad esempio, schierandolo in campo come candidato premier di FI nel 2018. Quella che si profila, almeno nell’immediato, somiglia semmai più una diarchia. Con Tajani chiamato ad assumere un ruolo operativo, da traghettatore del partito e garante nel governo e in Europa. E Fascina, viceversa, eletta a simbolo di continuità con le disposizioni del Cavaliere. Depositaria dei voleri ultimi del leader, vestale del berlusconismo.

LA FAMIGLIA DALLA SUA
Benedetta, in questa veste, dalla famiglia del leader forzista. A cominciare dalla primogenita Marina che, almeno stando ai rumors, non avrebbe intenzione di farsi carico della gestione delle cose forziste, né di intervenire per indicare la via ai parlamentari smarriti. 

Del resto le prime scelte varate da FI all’indomani dell’addio a Berlusconi lo dimostrano. A essere ratificati sono, a tutti gli effetti, i coordinatori individuati con il placet di Marta: Alessandro Sorte responsabile della Lombardia (al posto di Licia Ronzulli), Tullio Ferrante (già sottosegretario alle Infrastrutture) responsabile del tesseramento. E in molti sono pronti a scommettere che la sua, di voce, così poco udita finora in pubblico, comincerà a risuonare sempre più forte e chiara. 

A cominciare proprio da Montecitorio, dove Marta, finora, non è mai stata troppo presente, preferendo rimanere accanto al «quasi marito» ad Arcore. È stata lei, in tutti questi mesi, l’unica ad avere le chiavi (metaforicamente) di villa San Martino. Lei a tenere l’agenda del Cav, lei a passargli le telefonate dei parlamentari, lei a stabilire – con le cure di una moglie – se fosse il caso oppure no che Silvio si affaticasse in questo o in quell’altro vertice. Un ruolo che ora pare destinata ad assumere anche a via in Lucina, quartier generale degli uffici del partito azzurro. 

I MALUMORI
Certo, è facile prevedere che non tutti dentro FI accetteranno di buon grado il nuovo corso. Qualcuno, con le ultime nomine, già ha storto il naso: l’ex capogruppo a Montecitorio Alessandro Cattaneo, per dire (uno degli esponenti considerati più vicini a Licia Ronzulli) ha presentato ricorso ai probiviri contro il commissariamento del partito nella sua Pavia, ratificato ieri. E passi che Marta, d’ora in poi, parlerà «nel nome di Silvio». Ma fino a che punto deputati e senatori saranno disposti a riconoscerla come depositaria dell’eredità politica del Cav?

Eccola, la domanda che già circola, a mezza voce, tra le truppe azzurre. 
Per rispondere, certo, molto dipenderà dalla copertura che la famiglia assicurerà alla giovane deputata, così come da quella che le offriranno Tajani e Gianni Letta. «La ragazza si farà», qualcuno è pronto a scommettere. E molto dipenderà dalle prossime mosse di Fascina stessa. Che decideranno se la “quasi moglie” potrà diventare, a tutti gli effetti, una “quasi leader”.
 

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