Fukushima e il rilascio d'acqua radioattiva, qual è il (vero) danno ambientale e perché il trizio è così importante

Il 24 agosto è iniziato lo scarico nell'oceano delle acque radioattive trattate contenute nelle cisterne della centrale nucleare di Fukushima

Fukushima e il rilascio d'acqua radioattiva, qual è il (vero) danno ambientale e perché il trizio è così importante
Fukushima e il rilascio d'acqua radioattiva, qual è il (vero) danno ambientale e perché il trizio è così importante
di Marta Giusti
5 Minuti di Lettura
Lunedì 28 Agosto 2023, 09:16

Negli scorsi giorni il Giappone ha iniziato a rilasciare nell'Oceano Pacifico acqua radioattiva proveniente dalla centrale danneggiata di Fukushima, 12 anni dopo la fusione nucleare. Tutto ciò nonostante le perplessità lanciate dalla Cina, che ha anche imposto un divieto sui frutti di mare giapponesi, e le proteste della Corea del Sud. Gli esperti del settore (Nazioni Unite, ndr.) affermano che l'acqua avrà un impatto radiologico «trascurabile» sulle persone e sull'ambiente. Ma ne siamo sicuri? 

Il causus belli

Nel 2011, un terremoto seguito da uno tsunami ha distrutto la centrale nucleare, distruggendo il sistema di raffreddamento e causando il surriscaldamento dei nuclei dei reattori e la contaminazione dell'acqua all'interno dell'impianto con materiale altamente radioattivo.

Dal giorno del disastro, la società Tepco ha continuato a pompare acqua per raffreddare le barre di combustibile dei reattori.

Fukushima, iniziato il rilascio di acqua radioattiva nell'oceano. Cina: «Atto irresponsabile»​

Ciò significa che ogni giorno l'impianto produce acqua contaminata, che viene immagazzinata in oltre 1.000 serbatoi, sufficienti a riempire più di 500 piscine olimpioniche. Il Giappone sostiene di aver bisogno del terreno occupato dalle cisterne per costruire nuove strutture per lo smantellamento sicuro dell'impianto. Gli esperti hanno inoltre espresso preoccupazione per le conseguenze di un eventuale crollo delle cisterne in caso di calamità naturale. Il Giappone sta rilasciando gradualmente le acque reflue nell'oceano, con il via libera dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA). Il primo rilascio è uno dei quattro previsti da qui alla fine di marzo 2024. L'intero processo richiederà almeno 30 anni. 

L'incognita radioattiva

Se il Giappone fosse stato in grado di rimuovere tutti gli elementi radioattivi dalle acque reflue prima di convogliarle nell'oceano, forse il problema non sarebbe stato così controverso. Il problema è causato da un elemento radioattivo dell'idrogeno chiamato trizio, che non può essere rimosso dall'acqua contaminata perché non esiste la tecnologia per farlo. Invece, l'acqua viene diluita.

Il messaggio degli esperti è che il rilascio è sicuro, ma non tutti gli scienziati concordano sull'impatto che avrà. Il trizio si trova nelle acque di tutto il mondo. Molti scienziati sostengono che se i livelli di trizio sono bassi, l'impatto è minimo.

Ma i critici affermano che sono necessari ulteriori studi su come potrebbe influire sul fondo dell'oceano, sulla vita marina e sugli esseri umani. L'AIEA, che ha un ufficio permanente a Fukushima, ha dichiarato che un' «analisi indipendente in loco» ha dimostrato che la concentrazione di trizio nell'acqua scaricata era «molto inferiore al limite operativo di 1.500 becquerel per litro (Bg/L)».

Tale limite è sei volte inferiore a quello fissato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità per l'acqua potabile, che è di 10.000 Bg/L.

Venerdì, la Tepco ha dichiarato che i campioni di acqua di mare prelevati giovedì pomeriggio hanno mostrato che i livelli di radioattività erano ben al di sotto dei limiti di sicurezza, con una concentrazione di trizio inferiore a 1.500 bq/L. Il Ministero dell'Ambiente giapponese ha dichiarato di aver raccolto venerdì anche campioni di acqua di mare da 11 diverse località e che avrebbe reso noti i risultati domenica. 

Il parere degli esperti

James Smith, professore di scienze ambientali e geologiche presso l'Università di Portsmouth, ha affermato che «in teoria si potrebbe bere quest'acqua», perché le acque reflue sono già trattate quando vengono stoccate e poi diluite.

Il fisico David Bailey, che dirige un laboratorio francese di misurazione della radioattività, si è detto d'accordo e ha aggiunto: «La cosa fondamentale è la quantità di trizio presente. A questi livelli, non ci sono problemi per le specie marine, a meno che non si verifichi un grave declino della popolazione ittica, per esempio».

Ma alcuni scienziati sostengono che non possiamo prevedere l'impatto del rilascio dell'acqua.

La professoressa americana Emily Hammond, esperta di diritto energetico e ambientale presso la George Washington University, ha dichiarato: «Si può avere molta fiducia nel lavoro dell'AIEA, pur riconoscendo che il rispetto degli standard non significa che le conseguenze ambientali o umane attribuite alla decisione siano zero».

L'Associazione nazionale dei laboratori marini degli Stati Uniti ha rilasciato una dichiarazione nel dicembre 2022, affermando di non essere convinta dei dati del Giappone.

Il biologo marino Robert Richmond, dell'Università delle Hawaii, ha dichiarato alla BBC: «Abbiamo assistito a un'inadeguata valutazione dell'impatto radiologico ed ecologico che ci rende molto preoccupati del fatto che il Giappone non solo non sia in grado di rilevare ciò che entra nell'acqua, nei sedimenti e negli organismi, ma che, se lo fa, non ci sia alcun ricorso per rimuoverlo... non c'è modo di far rientrare il genio nella bottiglia». 

I timori della Cina e dei pescatori

La Cina ha vietato i prodotti ittici giapponesi a seguito del rilascio di acque reflue. Alcuni commentatori dei media ritengono che si tratti di una mossa politica, soprattutto perché gli esperti affermano che non ci sono prove scientifiche a sostegno delle preoccupazioni relative ai frutti di mare, dato che le radiazioni rilasciate sono così basse.
Ma molte persone che sono esposte all'Oceano Pacifico ogni giorno sono preoccupate. Secondo gli esperti, le acque reflue potrebbero essere trasportate dalle correnti oceaniche, in particolare dalla corrente Kuroshio che attraversa il Pacifico.

I pescatori hanno dichiarato alla BBC di temere che la loro reputazione sia stata danneggiata in modo permanente e di essere preoccupati per il loro lavoro. Il presidente del Forum delle Isole del Pacifico e primo ministro delle Isole Cook Mark Brown, come l'AIEA, afferma di ritenere che l'impianto «soddisfi gli standard di sicurezza internazionali».

© RIPRODUZIONE RISERVATA