Covid, la verità sui decessi: un paziente su due muore fuori dalle Terapie intensive

Covid, la verità sui decessi: un paziente su due muore fuori dalle Terapie intensive
Covid, la verità sui decessi: un paziente su due muore fuori dalle Terapie intensive
di Angela Pederiva
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Martedì 24 Novembre 2020, 09:10 - Ultimo aggiornamento: 25 Novembre, 13:42

Quella di ieri è stata un'altra giornata nera sul fronte dei decessi a Nordest. Tra il Veneto (76) e il Friuli Venezia Giulia (27), sono spirate 103 persone colpite dal Covid, anche se magari non soltanto da quello. Ad ogni modo il ministero della Salute ha deciso che nei bollettini entrino tutte le persone morte dopo essere state contagiate dal Coronavirus, per cui tenendo presente questa classificazione, si può affermare che oltre la metà delle vittime venete di questa epidemia si è spenta all'ospedale, in un reparto come Malattie infettive o Pneumologia.

Covid, decessi in Veneto

A dirlo sono i numeri di un'elaborazione effettuata dalla Regione, prendendo in esame i 3.056 pazienti deceduti dal 21 febbraio al 17 novembre, anche se poi ieri sera la tragica conta è arrivata a quota 3.312, spinta dall'impennata di questi ultimi giorni.

Rispetto al totale analizzato, ad ogni modo, 1.719 contagiati (e cioè il 56,25%) sono mancati all'ospedale, ma in area non critica. Altri 434 (il 14,2%) sono invece morti in Terapia intensiva, dov'erano stati ricoverati perché erano così gravi da non poter respirare autonomamente. Quasi un quarto delle vittime, cioè il 22,84% costituito da 698 anziani, è spirato in casa di riposo. Ulteriori 142 (4,65%), in prevalenza soggetti terminali per altre patologie, hanno invece ottenuto di morire al loro domicilio. Infine 63 malati (2,06%) si sono arresi negli ospedali di comunità, dov'erano stati trasferiti dalle strutture per acuti.

Cifre che fanno riflettere, in un giorno in cui il Veneto ha registrato altri 2.099 contagi, per un totale di 126.104 in nove mesi. Al mattino i ricoverati risultavano 306 in Terapia intensiva, 2.395 in area non critica e 217 negli ospedali di comunità, ma al pomeriggio il quadro si è ulteriormente appesantito, con 310 degenti intubati, 2.428 curati in altri reparti e 215 accolti nelle strutture intermedie. Le persone in isolamento domiciliare sono invece scese a 37.920. A proposito di ricoveri, le consigliere regionali dem Anna Maria Bigon e Francesca Zottis hanno chiesto di fare «chiarezza sul numero dei posti letto destinati alla Rianimazione, dopo quanto affermato dal presidente nazionale dell'Aaroi-Emac» e cioè da Alessandro Vergallo, sul fatto che dei 1.000 posti attivabili in Terapia intensiva, «111 sarebbero letti di sala operatoria». La riconversione temporanea di questo tipo di spazi è citata espressamente dal Piano ospedaliero per l'autunno ed è prevista man mano che il semaforo della pressione ospedaliera procede verso il rosso. Critiche alla gestione regionale sono state rivolte ieri anche dal Coordinamento veneto per la difesa della sanità pubblica, secondo cui «la non concretizzazione del Piano di contrasto alla pandemia ha avuto la conseguenza di chiudere le normali attività ospedaliere (visite specialistiche e interventi chirurgici)».

Friuli Venezia Giulia

Tornando al bilancio della giornata, in Friuli Venezia Giulia ieri sono stati rilevati altri 377 casi, che portano il totale a 25.035. Delle nuove positività, 70 si riferiscono comunque a test pregressi, eseguiti in laboratori privati dal 9 all'11 novembre. Pesano poi 23 infezioni riscontrate fra gli ospiti delle case di riposo, dove i nuovi operatori colpiti sono 10, a cui vanno aggiunti 8 sanitari che lavorano in diversi ospedali e servizi del territorio. La conta delle vittime arriva a 673, includendo con questa nuova serie di decessi prevalentemente persone anziane, dai 65 ai 98 anni, ma anche un 45enne affetto da precedenti patologie. Scendono a 55 i pazienti in cura in Terapia intensiva, mentre salgono a 565 i ricoverati in altri reparti. Le persone in isolamento domiciliare sono 12.585.

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