In malattia, esce e viene pedinata. Scoppia un caso a Teleperformance

In malattia, esce e viene pedinata. Scoppia un caso a Teleperformance
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Sabato 21 Novembre 2015, 02:12 - Ultimo aggiornamento: 6 Novembre, 17:08
(di Alessio Pignatelli) - Orario di uscita da scuola. Una mamma, dipendente di Teleperformance, va a prendere i suoi bambini. Si accorge di essere pedinata. Impaurita, decide di allertare le forze dell’ordine per capire chi fossero quei malintenzionati. La scoperta è ancora più sconvolgente: alle sue calcagna, c’erano investigatori privati assoldati dal suo datore di lavoro.

La denuncia arriva dalla Slc Cgil e fa comprendere il clima teso che si è raggiunto in azienda. La multinazionale francese ha scelto una linea durissima contro assenteismo e cali di produttività. In questo caso valicando tutti i diritti e la dignità di una persona, secondo il duro attacco dei sindacati.

«Accade anche questo quando si lavora per Teleperformance a Taranto - contesta la nota della Slc Cgil - Dopo le bandierine per andare in bagno, le lettere di licenziamento per scarso rendimento e altre iniziative che hanno dell’incredibile, la multinazionale di call center ha deciso di utilizzare investigatori privati per controllare i dipendenti in malattia. La giovane lavoratrice, dopo essersi insospettita della presenza di un’auto fuori dalla sua abitazione, ha avuto seriamente paura in quanto il veicolo la seguiva nei suoi spostamenti. Qualche giorno dopo si è ritrovata destinataria di un provvedimento disciplinare per una presunta infrazione commessa dopo il termine dell’orario di reperibilità per la malattia».



Secondo il sindacato, la donna era al di fuori dell’orario di visita fiscale. Quindi, sostanzialmente, in regola. Non è tutto perché il seguito amaro sta nella replica dell’azienda. Dopo essere stata informata dell’accaduto, Teleperformance ha risposto alla giovane mamma di aver preso atto “di quanto comunicato in ordine alla richiesta di intervento della Polizia, riservandoci ogni azione a tutela dei nostri diritti, ove da ciò derivassero conseguenze pregiudizievoli per nostra società”. «Riteniamo tutto questo fuori legge e contrario alla normativa vigente, oltre che lesivo della privacy e della dignità della lavoratrice – ha tuonato Andrea Lumino, segretario della Slc Cgil Taranto – e, ritenendo questa modalità con cui Teleperformance controlla i dipendenti che sono in malattia assolutamente vessatoria, abbiamo deciso di denunciare tutta la vicenda prima alla Procura della Repubblica e poi all’intera opinione pubblica».



«Come sindacato – ha aggiunto Lumino - non deleghiamo la nostra iniziativa solo all'azione legale ma crediamo necessario contrastare quanto sta accadendo in questi giorni. Teleperformance è una multinazionale ma non può dimenticare di rispettare le leggi dei Paesi in cui è insediata e, soprattutto, deve smetterla di adottare pratiche nei confronti dei lavoratori che sono degne di Paesi in cui il diritto del lavoro è una chimera». Il caso di questa mamma non è unico. Da fonti sindacali, risulta che ci sono state altre situazioni simili. La giurisprudenza, finora, ha fornito un’impostazione non omologa. Il giudice del lavoro che interviene in questi casi valuta la soggettività e la particolarità del caso. C’è anche da sottolineare che è in ballo il diritto alla privacy di una persona: ovviamente, la propria sfera personale non deve sconfinare in comportamenti fraudolenti.

In serata, infine, è arrivato un nuovo affondo dal segretario della Slc. Direttamente dal social network ha postato una dichiarazione che ha il sapore di contrattacco nei confronti di Teleperformance.



Su Facebook, infatti, Lumino ha annunciato uno sciopero a oltranza dal prossimo lunedì: «Teleperformance si ricordi che è in Italia, in Puglia e che a Taranto deve rispettare la dignità delle persone. Le fesserie sui dieci minuti le lasciamo ad altri ma sulla dignità ed il rispetto delle persone la Slc Cgil di Taranto non conosce accordi, né mediazioni. Teleperformance vuole lo sfascio? Si assume tutta la responsabilità. Come Slc Cgil di Taranto apriamo lo stato di agitazione e indiciamo sciopero a singhiozzo per un’ora giornaliera in ingresso o in uscita, a scelta dei lavoratori, per ciascun turno. Le istituzioni convochino un tavolo e ripristinino la legalità in una terra che qualcuno ha scambiato terra di nessuno».



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Stringatissima la replica dell’azienda a quanto denunciato ieri mattina dal sindacato a proposito di ciò che è accaduto alla dipendente seguita dagli investigatori privati (così come si sono qualificati a seguito dalla richiesta di intervento alle forze dell’ordine). In una nota, Teleperformance chiarisce che «in seguito alle notizie riportate oggi (ieri - ndr) da alcuni organi di stampa, la Società precisa che tutte le azioni svolte a favore di una migliore organizzazione aziendale sono sempre state effettuate nel pieno rispetto della Legge, seguendo pertanto le disposizioni previste dalla normativa in materia».



Frasi sibilline che non chiariscono del tutto la vicenda e lasciano ampie zone d’ombra sul caso. Ma per avere un background di questa storia, è forse utile fare un passo indietro. Le parole dell’amministratore delegato della multinazionale, Gabriele Piva, erano state premonitrici. Nel pieno di una trattativa complicatissima che portò, quest’estate, al ritiro in extremis della societarizzazione, il dirigente ammonì: «Abbiamo raggiunto un assenteismo pari all’8%, a Roma è il 3% e questo ci costa 200 mila euro in più al mese. Abbiamo anche scritto ai medici più propensi alla firma: ci sono malattie strategiche prima dei week end o in occasione delle feste e dei ponti. Non vedo iniziative sindacali che evidenzino questi comportamenti. Bisogna capire che, così, un’azienda non può sopravvivere».



L’assenteismo è stato da sempre uno dei fattori negativi che proprio non scende giù all’azienda. Il problema ha però diverse sfaccettature e generalizzare diventa un problema. Una delle spiegazioni sta in una percentuale: il 75% dei dipendenti di Teleperformance è costituito da donne. Meglio ancora, da mamme. Nelle ultime settimane si sono poi ripetute azioni che hanno indispettito sindacati e lavoratori. Alle bandierine esposte per poter andare in bagno sono susseguite lettere di licenziamento o di richiamo per scarsa produttività. Decine di avvisi senza aver condiviso criteri oggettivi, protestarono i rappresentanti sindacali. Una vicenda estremamente delicata, quindi, che ha fatto alzare il livello della tensione nella sede tarantina della multinazionale. Ora, si è giunti agli 007. Stavolta, però nessuna finzione scenica e Taranto non è un set cinematografico. È tutto reale.
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