Nell'area dei Cantieri Navali è pronto lo scafo dello yacht da oltre 50 metri

Lo scafo in costruzione
Lo scafo in costruzione
di Domenico PALMIOTTI
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Lunedì 22 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:53

Il progetto di Ferretti per costruire gli scafi degli yacht nell’ex yard Belleli di Taranto è purtroppo affondato, perché l’azienda l’1 marzo si è ritirata. Non sembra naufragata, però, la prospettiva di cominciare pian piano a costruire a Taranto un polo della cantieristica e della nautica. Il 7 maggio, nell’area degli ex Cantieri Navali di Fincantieri a Buffoluto, ora cantiere navale SGM, sarà infatti varato il primo megayacht FB616 realizzato dalle società SGM, Sea Style Company e Costruzioni Generali. «È uno scafo che misura 55 metri - spiega Maurizio Abbatematteo, amministratore unico di SGM - e abbiamo in corso tre costruzioni. Il primo è quello prossimo al varo e altri due sono in realizzazione: uno da 55 metri e l’altro da 60. Al momento come SGM siamo intorno ai 150 addetti, più altri 50 di Costruzioni Generali insieme a Sea Style». I tre scafi andranno per i completamenti a Livorno da Azimut Benetti, primo costruttore mondiale di yacht.

Le dichiarazioni

«Dal varo dello yacht - aggiunge Pasquale Di Napoli, a capo di Sea Style, nonchè presidente della sezione navalmeccanica e metalmeccanica di Confindustria Taranto - dobbiamo calcolare altri 18 mesi per la consegna all’armatore. Noi abbiamo fatto lo scafo e un po’ di preallestimento, mentre quando arriva in cantiere si comincia con tutta la parte elettrica, le verniciature e le coibentazioni, per poi arredare e consegnare. Un altro scafo lo consegneremo a ottobre, l’ultimo, invece, a maggio 2025. Quello che mettiamo in acqua il 7 maggio, lo abbiamo cominciato a maggio dello scorso anno».

Il progetto

Abbatematteo e Di Napoli sono di origine tarantina e da anni lavorano nella cantieristica navale. In particolare, Abbatematteo è presente «in tutti i cantieri di Fincantieri e per loro costruiamo parti di blocchi dello scafo delle navi da crociera e tutta la parte impiantistica. Navi militari complete, dall’illuminazione al sistema di combattimento, mentre su quelle da crociera costruiamo gli impianti di qualsiasi genere a partire dalla propulsione. Come gruppo, tra diretti e indiretti flottiamo dai 650 ai 750 lavoratori. Il giro di affari è tra i 35 e i 40 milioni di euro». Di Napoli, invece, ha base in Toscana, tra Livorno e Marina di Carrara, dove lavora per importanti costruttori di imbarcazioni. Ha eseguito commesse per la San Lorenzo spa di La Spezia, altra azienda del settore. Abbatematteo e Di Napoli lavorano al Nord, ma vogliono sviluppare impresa anche nella loro terra d’origine, in un settore come la cantieristica e la nautica che è sicuramente tra i più identificativi del made in Italy. Abbatematteo è infatti impegnato nella riconversione dell’area ex Cantieri Navali. A dicembre, in occasione del varo della prima barcaporta per uno dei bacini dell’Arsenale della Marina - una seconda sarà consegnata a giugno - Abbatematteo disse a Quotidiano che avrebbe continuato il ripristino dell’area ex Cantieri «per poter varare nuove costruzioni navali.

Questo cantiere, all’interno delle sue strutture, può costruire navi sino a 100 metri di lunghezza e se riusciamo a portare qui un bacino galleggiante, si potranno costruire anche unità più grandi. Ci sono da fare molti investimenti. Abbiamo prefigurato un piano che però deve sposarsi con le autorizzazioni». Quattro mesi dopo quell’evento, Abbatematteo dichiara: «Non ci sono novità, siamo fermi con la burocrazia. L’ostacolo è che una zona dove c’è un cantiere navale, è anche parco del Mar Piccolo e ancora non riusciamo a sbloccare questa cosa». Di Napoli, invece, ha presentato il progetto per insediare Cantieri di Puglia nell’area ex Soico ottenuta dall’Autorità portuale, ma è alle prese con la caratterizzazione ambientale dell’area, essendo sito Sin, il che impatta sui tempi dell’iniziativa. Non a caso, all’indomani del ritiro di Ferretti, Di Napoli, a proposito della situazione di SGM e Cantieri di Puglia, evidenziò la necessità di un tavolo col ministero dell’Ambiente per giungere ad una ridefinizione del Sin stesso e allo snellimento delle procedure, perché, disse, «o creiamo, attraverso il Governo, un territorio attrattivo per gli investitori, oppure parliamo di aria fritta. Perché se non creiamo le condizioni per gli investimenti, rispettando sia l’ambiente che le imprese, qui non verrà mai nessuno. Ci arrampichiamo sugli specchi se diciamo che vogliamo creare diversificazione economica e poi il territorio presenta solo ostacoli». In quanto ad Azimut Benetti, ha 2.400 dipendenti diretti e nei mesi scorsi si è confermato primo produttore al mondo di yacht sopra i 24 metri rimanendo al vertice della classifica di riferimento per il settore: il Global Order Book. Curata dalla rivista “Boat International”, tale classifica annualmente raccoglie e analizza i dati di 177 cantieri attivi in cinque continenti. L’edizione 2024 ha premiato Azimut Benetti sia per il numero di unità in costruzione, che per la lunghezza complessiva dei progetti: 167 barche, equivalenti a un totale di 6.014 metri corrispondente al 14% del mercato mondiale. Inoltre, l’esercizio chiuso il 31 agosto 2023 ha visto una crescita del valore della produzione superiore al 23% rispetto all’anno precedente. Sempre il valore della produzione è passato in 5 anni da 700 milioni a 1,2 miliardi di euro, il portafoglio ordini arriva sino al 2027 e al gruppo sono oggi riconducibili quattro brand: Azimut, Benetti, Lusben e Yachtique. Azimut Benetti è un gruppo guidato dalla famiglia Vitelli - presidente Giovanna Vitelli - insieme a due soci di minoranza Pif e Tip. I cantieri, infine, sono in Toscana tra Livorno, Varazze e Viareggio.

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