«Aggredito mille volte, per questo ero armato». Deposizione di Stefàno al processo per l’arma nella cintola dopo la rielezione

«Aggredito mille volte, per questo ero armato». Deposizione di Stefàno al processo per l’arma nella cintola dopo la rielezione
di Mario Diliberto
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Giovedì 26 Novembre 2015, 11:08 - Ultimo aggiornamento: 11:09
«Quella sera non erano in programma festeggiamenti. E la pistola l’ho sempre portata per sicurezza personale. Da quando sono sindaco sono stato aggredito tantissime volte». È stato il giorno di Ippazio Stefàno ieri al processo che lo vede imputato per il famosissimo episodio di quell’arma nella cintola durante il brindisi subito dopo la sua riconferma. A tradire il sindaco, titolare di regolare porto d’armi, fu la foto scattata proprio mentre alzava il bicchiere circondato da sostenitori e colleghi, tra i quali anche l’onorevole Michele Pelillo. Quell’immagine, con il calcio che spuntava biricchino da sotto la giacca, finì in prima pagina. E scoppiò un putiferio.



Con Stefàno pediatra e icona della non violenza, spedito di diritto sulla graticola con la pistola infilata nei calzoni. Sul pulpito salirono un po’ tutti, per fare la lezione al sindaco pistolero. La vicenda è tracimata in un processo, con Stefàno costretto a difendersi dalla contestazione di porto di arma in pubblica riunione. Così ieri in Tribunale il sindaco, assistito in questa vicenda dagli avvocati Carlo e Claudio Petrone, è salito sul banco dei testimoni ed ha raccontato quello che gli accade da quando ha il privilegio di essere il primo cittadino di quella che fu, molto tempo fa, una delle culle della civiltà magnogreca. Per quasi un’ora ha snocciolato il suo lusinghiero record fatto di aggressioni, insulti ed agguati.

«Mi hanno minacciato, di persona e con lettere minatorie. Mi hanno lanciato della benzina addosso. E l’ultima volta una signora mi ha rifilato un pugno su petto, proprio dove ho la cicatrice di un’operazione subita di recente». Il sindaco, quindi, ha spiegato il perché di quell’arma infilata nei pantaloni il 21 maggio del 2012. «È una forma di difesa, anche solo psicologica. È una vecchia pistola che certamente non userei». Nella sua deposizione, inoltre, il primo cittadino ha anche puntato al nocciolo tecnico della contestazione, spiegando che quella sera per lui non vi sarebbe dovuta essere alcuna festa o riunione pubblica, come gli viene contestato.

«Avevo chiesto di non festeggiare perché solo due giorni prima a Brindisi vi era stato un gravissimo episodio di cronaca. Con una bomba fatta esplodere dinanzi ad una scuola che provocò la morte di una studentessa e il ferimento di alcune sue compagne». Insomma Stefàno aveva detto ai suoi di non festeggiare per non mancare di rispetto alla sfortunata Melissa Bassi, vittima di un folle attentato. La gioia per la rielezione, però, prese il sopravvento e lui venne trascinato nel comitato elettorale per quel brindisi, che gli è costato un processo e, all’epoca, una reprimenda di gruppo. Oltre al sindaco, peraltro, ieri hanno deposto altre tre persone. Tra loro anche l’attuale assessore Francesco Cosa che ha confermato come quella sera non fosse programmata alcuna riunione o party per la vittoria. In aula si torna il 16 dicembre.
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