Prima l'altoforno, ora si è fermata l’Acciaieria 1 dell'ex Ilva

L'acciaieria dell'ex Ilva di Taranto
L'acciaieria dell'ex Ilva di Taranto
di Domenico PALMIOTTI
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Martedì 8 Agosto 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 06:57

Dopo l’altoforno 1, fermato da lunedì scorso, da ieri pomeriggio è ferma nell’ex Ilva (Acciaierie d’Italia) anche l’acciaieria 1 di Taranto. Il personale non è andato al lavoro già dal secondo turno delle 15. L’impianto resterà fermo sino a fine mese. 
La fermata è comunicata dalla Fim Cisl, che aggiunge che stamattina “si svolgerà un incontro con la direzione aziendale dove chiederemo chiarimenti in merito alla gestione del personale coinvolto e le tempistiche della stessa fermata”. 
Per ora non è infatti specificato cosa farà il personale dell’acciaieria 1. Se andrà in cassa integrazione, oppure ruoterà con quello dell’acciaieria 2 che resta in funzione.
La cassa nell’ex Ilva è già in corso per 2.500 dipendenti come numero massimo e andrà avanti sino a fine anno. Nei giorni scorsi è arrivata l’autorizzazione del ministero del Lavoro a valle del decreto legge sulla Pubblica amministrazione di giugno che ha disposto la proroga.

La marcia dello stabilimento


Con la nuova fermata, il siderurgico torna ad un assetto ridotto, con l’operatività di due altiforni su tre e di un’acciaieria su due come già accaduto diverse altre volte. La fermata dell’altoforno 1 era stata annunciata dall’azienda con una lettera alle istituzioni, al comando Vigili del Fuoco e alla Protezione civile nel pomeriggio del 28 luglio e poi confermata da Acciaierie d’Italia con un comunicato domenica 30. In quell’occasione fu detto che l’altoforno veniva fermato per consentire l’installazione di un quarto filtro ambientale Meros nell’area dell’agglomerazione, dove viene preparata la carica di minerali per gli altiforni (i filtri Meros servono a catturare polveri e diossine). “Per questo motivo l’impianto di agglomerazione dovrà sensibilmente ridurre i propri livelli di operatività nella produzione della necessaria carica per i tre altiforni”, comunicò Acciaierie d’Italia precisando che l’altoforno sarebbe rimasto fermo sino a fine agosto. 

I sindacati


Ma la motivazione dell’azienda non ha convinto i sindacati, per i quali con l’installazione degli altri filtri Meros non c’è stata alcuna riduzione negli altiforni. «La fermata dell’altoforno 1 - spiega a Quotidiano Francesco Brigati, segretario Fiom Cgil - non dipende solo dal nuovo filtro ambientale da installare. C’è anche e soprattutto un problema di approvvigionamento di materie prime da parte dell’azienda, mentre la fermata dell’acciaieria 1 è una conseguenza dello stop dell’altoforno 1.

Con due soli altiforni operativi, si va ad una sola acciaieria». Peraltro, proprio nell’acciaieria 1, la Uilm ha segnalato all’azienda una perdita di acqua sulla cappa del convertitore 1. “Si chiede un intervento e fermata immediata dell’impianto” per ripristinare la cappa di aspirazione, sollecita la Uilm, in quanto nello stato attuale “mette a serio rischio la sicurezza dei lavoratori”. «L’aspetto da sottolineare - osserva Brigati - è che è venuta meno l’informativa da parte dell’azienda. Adesso o sappiamo a cose fatte, oppure lo veniamo a sapere dai lavoratori direttamente coinvolti. In più nelle acciaierie c’è anche un problema di carenza di personale, almeno per alcune figure». 

Il Pnrr nello stabilimento


Nei giorni scorsi la Fiom è intervenuta anche sull’uscita dal Pnrr, come finanziamento, dell’impianto del preridotto di ferro per i forni elettrici. “È inaccettabile che il Governo possa rinunciare al miliardo stanziato dal Pnrr per una questione legata a delle scadenze previste dallo stesso piano e non si interroghi sulle non scelte in merito al futuro della siderurgia e sulla scellerata gestione da parte di ArcelorMittal di un sito ritenuto dai vari decreti di interesse strategico per il Paese”, ha detto la Fiom. 
Ammonta a un miliardo di euro l’investimento che gestirà la società Dri d’Italia, che intanto ha scelto Paul Wurth e Midrex come “offerente privilegiato” con cui entrare nel merito dell’offerta. Miliardo che il Governo ha spostato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza al Fondo sviluppo e coesione come comunicato alla Camera dal ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. E ieri il governatore pugliese Michele Emiliano, nell’incontro della conferenza delle Regioni col ministro Raffaele Fitto su revisione del Pnrr e REPowerEU, ha rilanciato la questione affermando che “non ha senso tagliare la decarbonizzazione dell’ex Ilva, con la prevista costruzione dei forni elettrici a riduzione diretta, che è già stata appaltata. Come spieghiamo all’opinione pubblica - afferma Emiliano - che abbiamo tagliato un intervento che ha a che fare con la transizione energetica che l’Unione europea considera strategica e un modello per l’intera Europa, se con la rimodulazione del Pnrr abbiamo bloccato un’operazione così importante e simbolica?”  

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