«Affossato il ddl Zan?», il sindaco di Maruggio firma l'ordinanza contro l'omofobia

«Affossato il ddl Zan?», il sindaco di Maruggio firma l'ordinanza contro l'omofobia
di Nazareno DINOI
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Giovedì 11 Novembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 11:44

«Da uomo delle istituzioni ed ufficiale di governo, chiedo scusa a mio figlio, espressione del mio futuro, per essere rappresentato da persone che, senza avere neanche il coraggio di votare in maniera palese, esultano dopo aver affossato una norma che in altri paesi d’Europa è già in vigore da anni». Non usa mezze parole il sindaco di Maruggio - comune in provincia di Taranto -, Alfredo Longo, per condannare la bocciatura in Parlamento del disegno di legge legge contro le omofobie. E per riscattare quella bocciatura, ci pensa lui ad istituire nel suo Comune una «ordinanza Longo-Zan».

La decisione

Così il primo cittadino maruggese a capo di una maggioranza monocolore, ha firmato l’ordinanza numero 40 che sta già infuocando i social. L’oggetto non lascia spazio ad altre interpretazioni: «Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità». Sei pagine piene di riferimenti legislativi e ordinamenti nazionali e europei richiamano i principi fondamentali del decreto Zan da applicare su tutto il territorio del Comune di Maruggio.

«La nostra Campomarino – scrive il primo cittadino riferendosi alle marine del suo comune - da decenni ospita con orgoglio diverse persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender-transessuali, queer ed intersessuali». Poi attacca: «Pur non attivo il ddl Zan, qui vige l’ordinanza Longo».

L’atto sindacale contiene due soli articoli, chiarissimi, che dettano regole e comportamenti a difesa delle diversità e identità di genere.

Cosa prevede l'ordinanza?


Nel primo si fa «assoluto divieto, su tutto il territorio comunale, di avviare azioni di propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, istigazione a delinquere e atti discriminatori e violenti per motivi razziali, etnici, religiosi o fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità».
Il secondo articolo vieta «ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità». Il non rispetto del presente provvedimento, si legge ancora dell’ordinanza del sindaco Longo, costituisce reato e specificamente violazione dell’articolo 650 codice penale: «Chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall’Autorità per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene, è punito, se il fatto non costituisca un più grave reato, con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 206 euro». Nel presentare e fare accettare alla comunità la sua decisione, il sindaco Longo mette in campo argomenti profondi di taglio sociale e culturale. «Omofobi non si nasce, si diventa – scrive - è un pregiudizio che ha radici profonde, che prende forma fin dai primi anni di vita, quando la famiglia, la scuola e la società in genere, non ti educa alla diversità, affermando il principio che ciò che è diverso è sbagliato».

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