Ex Ilva, sciopero a Taranto e vertice a Roma. Fumogeni al sit-in dei lavoratori davanti al ministero

Il tavolo di ieri dal ministro Urso sulle vertenze dei metalmeccanici
Il tavolo di ieri dal ministro Urso sulle vertenze dei metalmeccanici
di Domenico PALMIOTTI
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Giovedì 19 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17:27

È il giorno di Acciaierie d’Italia. Per l’ex Ilva si concentrano oggi quattro momenti importanti: lo sciopero a Taranto, tra siderurgico e indotto, cominciato ieri alle 23 e che finirà domani alle 7; il sit in di protesta sotto il ministero delle Imprese a Roma con lavoratori e delegati sindacali partiti in pullman prima dell’alba; il vertice del ministro Adolfo Urso con azienda, sindacati, Confindustria e Regioni sedi degli stabilimenti; l’avvio, in commissione Industria del Senato, dell’esame del decreto legge che autorizza Invitalia, partner pubblico di minoranza di Acciaierie d’Italia, ad intervenire sino ad un miliardo. Per sottoscrivere “aumenti di capitale sociale o finanziamento in conto soci secondo logiche, criteri e condizioni di mercato, da convertire in aumento di capitale sociale”. A richiesta della stessa Invitalia.

Il vertice


Al confronto con il ministro Adolfo Urso, iniziato puntuale alle 14, ci sono per Acciaierie d'Italia l'ad Lucia Morselli e il presidente Franco Bernabè, per Invitalia l'ad Bernardo Mattarella, in video collegamento il presidente della Puglia Michele Emiliano, il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci.

Per i sindacati, sono presenti i segretari generali di Uilm Rocco Palombella, della Fiom Michele De Palma, della Fim Roberto Benaglia e per Usb Francesco Rizzo. 

Ieri sera Urso ha già incontrato i sindacati per un primo esame a 360 gradi delle crisi industriali. Era presente l’intera struttura del ministero. «Su Acciaierie d’Italia non ci ha fornito particolari ma ci ha rimandato ad oggi. Ha detto che il Governo vuole lavorare ad un piano nazionale dell’acciai», annuncia a Quotidiano Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl. Per Rocco Palombella, numero uno della Uilm, «il programma di incontri fissato dal ministro Urso per la siderurgia, per l’elettrodomestico e per l’automotive, va nella giusta direzione. Ora ci aspettiamo che si passi dai buoni propositi ai fatti». La Uilm chiede «le migliori soluzioni per salvaguardare l’occupazione e il patrimonio produttivo». 

Lo sciopero a Taranto

Acciaierie d'Italia comunica che nello stabilimento di Taranto non si sono verificate fermate degli impianti produttivi a seguito dello sciopero in atto, proclamato da Fiom, Uilm e Usb. Nel turno della notte, iniziato alle ore 23 di ieri, l'adesione è stata del 2%. Nel turno in corso, che è iniziato alle ore 7 di oggi e terminerà alle 15, l'adesione allo sciopero - precisa ancora l'azienda - è stata del 9%.

Le richieste dei sindacati

«Per noi è importante che i finanziamenti previsti dall'ultimo decreto non siano un regalo a Mittal, non devono essere utilizzati per pagare le spese della multinazionale, ma per accelerare il percorso di ingresso in maggioranza dello Stato all'interno della compagine societaria e far ripartire gli investimenti». Lo ha detto Biagio Prisciano, segretario generale aggiunto della Fim Cisl Taranto -Brindisi. «Noi - aggiunge Prisciano - non siamo per uno sciopero a prescindere. L'incontro al Mimit sarà l'occasione per approfondire i contenuti del decreto e i piani di sviluppo dell'azienda. Bisogna ripartire con la produzione, diminuire la cassa integrazione e dare risposte all'indotto revocando la sospensione degli ordini che hanno riguardato 145 ditte. Lo abbiamo sempre dichiarato: noi con la politica ci parliamo ma non ci facciamo dettare la linea».

Riferendosi alla decisione di Fiom, Uilm e Usb di chiedere sostegno agli enti locali, Prisciano osserva che «la Fim non presta al fianco a coloro che dicono che la vertenza Ilva possa essere risolta attraverso un accordo di programma. Questo significherebbe superamento dell'area a caldo e quindi, sostanzialmente, lo stabilimento chiuso. Noi non siamo per uno stabilimento chiuso ma per uno stabilimento che deve essere innovato. L'ambiente, la salute e il lavoro non devono più litigare». Questo, conclude il sindacalista, «chiederemo oggi al ministro Urso ed è chiaro che finita la riunione faremo le nostre valutazioni. Auspichiamo che oggi si possa partire da un punto per tracciare la linea dei prossimi giorni e dei prossimi mesi. Così avanti non si può andare più. Sia qui per fare sindacato, non politica».

La certificazione per Acciaierie d'Italia


Ieri, infine, Acciaierie d’Italia ha annunciato d’essere stata certificata “per la responsabilità sociale d’impresa ai sensi dello standard internazionale SA8000:2014”. La norma, si spiega, “stabilisce i requisiti per un sistema di gestione per il controllo dei rischi sociali e degli aspetti di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, sia all’interno dell’azienda sia nella filiera”. AdI comunica che “l’ente certificatore RINA, accreditato SAAS (Social Accountability Accreditation Services), ha rilasciato la certificazione per tutti gli stabilimenti di produzione - Taranto, Genova, Novi Ligure, Paderno Dugnano, Legnaro e Racconigi - e per la sede centrale di Milano”. Per l’azienda “il raggiungimento di questo traguardo, che va a unirsi a numerose altre certificazioni ottenute dall’azienda in svariati ambiti, è espressione concreta della volontà di Acciaierie d’Italia di porre la massima attenzione non soltanto alle variabili che valorizzano il prodotto sul piano tecnico-qualitativo ed economico, ma anche agli aspetti di impatto sociale delle attività svolte”.

I livelli di benzene

«Dai dati di Arpa Puglia emerge che i livelli registrati dalle centraline di Taranto sono sempre inferiori al valore limite annuale pari a 5 microgrammi/m3 (microgrammi per metro cubo) fissato per la qualità dell'aria dal D.Lgs. 155/2010 in conformità alla normativa comunitaria». Lo scrive oggi in un tweet Acciaierie d'Italia. Lo scorso 5 gennaio la stessa Agenzia per la protezione ambientale della Puglia (Arpa) aveva inviato una nota con la quale chiedeva alla fabbrica di adottare «tutti i possibili interventi correttivi di riduzione delle emissioni di benzene da parte dello stabilimento siderurgico».

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