Ex Ilva, i sindacati chiedono: area a caldo di Taranto aperta fino alla decarbonizzazione

L'area a caldo dell'ex Ilva
L'area a caldo dell'ex Ilva
di Domenico PALMIOTTI
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Domenica 30 Aprile 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:20

Gradualità. Nessuna accelerazione sulla chiusura dell’area a caldo del siderurgico per andare sui forni elettrici perché prima ci sarà una fase intermedia non breve. Dopo il confronto che il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha avuto l’altro ieri con il ministero delle Imprese sull’accordo di programma per l’ex Ilva, i sindacati precisano la loro linea.

Le dichiarazioni

«Non puoi ritrovarti con gli altiforni fermi e senza i forni elettrici, sarebbe la morte della fabbrica - dice a Quotidiano Rocco Palombella, segretario generale Uilm -. Non possiamo fare la stessa fine di Piombino, cioè chiudiamo prima gli altiforni e poi costruiamo i forni elettrici. A Piombino si è chiuso l’altoforno e non hanno fatto più niente». 
Dichiara a Quotidiano Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl: «Il sindaco deve sapere che nella siderurgia ci vogliono sei-sette anni per fare le cose. Noi non rispondiamo perché non si fanno i ping-pong, però il sindaco ha continuato ad intervenire. L’area a caldo - prosegue - serve per tantissimi anni ancora. Se la chiudi adesso, non facciamo nemmeno i forni elettrici. Il Governo fa benissimo a parlare con gli enti locali. Dopodiché gli amministratori locali devono sapere che la siderurgia ha delle regole, non è che insegnano ai siderurgici a fare la siderurgia. Ma di questo discuteremo quando avremo gli incontri. La decarbonizzazione che permetterà di superare fra molti anni l’area a caldo e chiudere l’area a caldo sono due cose diverse - evidenzia Benaglia -. La decarbonizzazione richiede molti anni e molti soldi. Dove stanno i soldi? Se chiudessimo l’area a caldo, non produci più e l’azienda è chiusa». 

Il futuro


Incalza Palombella: «Ma che significa chiudere l’area a caldo? Perché i forni elettrici sono a freddo? E l’acciaio dei forni elettrici come viene laminato se non a caldo? Il sindaco Melucci non ha mai detto che c’è un progetto di transizione che prevede adesso la marcia di tre altiforni che poi, dopo la costruzione dei forni elettrici, si fermeranno. Ma per fare questo bisogna rifare l’altoforno 5, il sindaco l’ha mai nominato? Se non lo cita, vuol dire che non c’è questo processo di dieci anni, che prevede gradualmente la fermata degli altiforni. Che si fermeranno perché necessitano di essere rifatti.

L’equivoco sta qui e nessuno lo vuole chiarire. Vogliamo fare la decarbonizzazione? Benissimo - rileva Palombella -, si marcia con gli altiforni 4 e 5 in attesa dei forni elettrici. Ad iniziare da oggi, ci vogliono due anni per un forno elettrico. Dobbiamo quindi avere la possibilità di continuare a marciare con gli attuali altiforni e nel frattempo rifare l’altoforno 5 per compensare gli altiforni comunque destinati a fermata, l’1 e il 2, altrimenti ci ritroveremo senza produzione. L’accordo di programma - rammenta Palombella - fu fatto a Genova perché si chiuse l’area a caldo e la produzione dell’altoforno fu trasferita a Taranto come volumi. Ora, siamo tutti d’accordo nel passaggio da un sistema di cokeria ed altoforno ad uno di forno elettrico ma va fatto gradualmente, e quindi bisogna avere almeno un altoforno che continua a fare acciaio, ora ve ne sono tre. La prospettiva del piano prevedeva gli altiforni 4 e 5 e due forni elettrici. Che però hai quando inizia davvero la costruzione. Non possiamo fidarci del fatto che esiste la società Dri che costruirà gli impianti del preridotto. Fu detto così già quando furono coperti i parchi minerali. È stata fatta la copertura ed hanno speso 300 milioni di euro. Continueranno a produrre, si disse allora. Invece no. Hanno speso 300 milioni e ora rischiamo di avere dei mausolei che non serviranno a nulla. Non è la società Dri a darti la certezza che ci sarà il cambiamento e che l’area a caldo muterà le caratteristiche, il punto è qui». «Il sindaco - prosegue Palombella - alcune volte dice sì al rifacimento dell’altoforno 5, altre volte no, altre ancora non lo nomina proprio. Non dice graduale chiusura dell’area a caldo ma con i forni elettrici in attività. È qui lo scontro che avranno con noi». 

Il prossimo incontro

Secondo Benaglia, «più che sui titoli, bisogna andare sul merito. Le polemiche prima o poi si abbassano e bisogna conseguire i risultati. Incontro il 9 maggio col ministro? Non abbiamo ancora conferme. La prossima settimana ricapitoleremo un po' di cose».
Sull’incontro del 9 maggio «Urso ci aveva preallertato - conclude Palombella -. Ma il problema non è di chi incontra prima e chi dopo. Il problema è cosa vogliono fare loro. I piani industriali non li preparano i sindacati, né le amministrazioni pubbliche, Comune e Regione. Li prepara il Governo visto le tante risorse che ha versato e bruciato». 

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