Invitalia chiede l'amministrazione straordinaria, AdI vuole il concordato

La protesta dei giorni scorsi sul ponte girevole
La protesta dei giorni scorsi sul ponte girevole
di Domenico PALMIOTTI
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Lunedì 19 Febbraio 2024, 05:00

Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, va verso l’amministrazione straordinaria. Il socio pubblico Invitalia, in forza di due decreti legge, uno del 2023, l’altro delle settimane scorse, ieri ha fatto la prima mossa avanzando la richiesta al ministero delle Imprese. Ma Acciaierie d’Italia ha immediatamente annunciato la contromossa: il concordato con riserva per tutte le società della holding. 

La battaglia legale

È il preannuncio della battaglia giudiziaria da parte del socio privato, che sino all’ultimo ha cercato di contrastare l’amministrazione straordinaria spingendo invece per la composizione negoziata della crisi, che però è stata stoppata venerdì, in quanto impraticabile, dal Tribunale di Milano. Accade tutto di domenica sera, anche se l’amministrazione straordinaria da più giorni era nell’aria. È la stessa Invitalia a comunicare di aver inoltrato al ministero delle Imprese “un’istanza per le conseguenti valutazioni tecniche e amministrative per la procedura di amministrazione straordinaria per Acciaierie d’Italia spa”. Da qui parte ora tutto l’iter. Invitalia rammenta di aver “esperito negli ultimi mesi e da ultimo in queste settimane, in costante dialogo con il Governo, ogni tentativo possibile di accordo con il socio privato”. Alla fine, però, si è “preso atto dell’indisponibilità di quest’ultimo a contribuire a garantire la continuità aziendale o a sciogliere la joint venture in modo equilibrato e conforme alle normative vigenti anche di fonte europea nell’ambito di una situazione di crisi non dipendente dalla volontà, né da responsabilità gestionali della parte pubblica”. 
Amministrazione straordinaria, dunque, come unico sbocco possibile per il socio pubblico. Ma AdI lancia la controffensiva e un’ora dopo fa partire una nota dove annuncia che “le società Acciaierie d’Italia Spa, AdI Energia Srl, AdI Servizi Marittimi Srl, AdI Tubiforma Srl hanno depositato domanda di concordato con riserva, con richiesta di misure protettive”. La nota di AdI è di ieri sera, ma il deposito degli atti, si apprende, è stato fatto nella notte di venerdì 16 in via telematica, segno che Acciaierie già preventivava la mossa di Invitalia. Il concordato con riserva è uno strumento che l’impresa insolvente può stipulare con i propri creditori al fine di cercare una soluzione per entrambe le parti coinvolte. Questo consente all’azienda di negoziare e raggiungere un accordo con i creditori stabilendo nuove condizioni di pagamento o una ristrutturazione del debito. 
Viene detto anche “in bianco” perché non implica la presentazione di una proposta specifica iniziale da parte dell’impresa insolvente. In quanto alle misure protettive chieste dal gruppo Acciaierie attraverso il concordato con riserva, va ricordato che il Tribunale di Milano le aveva già rigettate venerdì scorso nell’ambito della composizione negoziata della crisi, affermando che non si intravvedeva per la società alcuna credibile prospettiva di risanamento.
Che non ci fossero più margini per trattare e arrivare ad un accordo tra i due azionisti, il ministro Adolfo Urso lo aveva ribadito anche ieri mattina a margine di un evento a Milano. Ha detto infatti il ministro: «Se colui che guida l’azienda, ha la maggioranza, e dovrebbe essere il partner industriale di un socio pubblico finanziario, cioè Invitalia, che è minoritario, non intende investire sull’impresa, io credo sia giusto che il Paese si riappropri del frutto del proprio lavoro e del sacrificio di intere generazioni». 
Questa sera, intanto, il Governo incontrerà alle 18 le associazioni delle imprese e alle 19.15 i sindacati. Confindustria Taranto e le sigle metalmeccaniche Fim, Fiom e Uilm, interpellati ieri mattina da Quotidiano, davano ormai quasi per scontato che il Governo avrebbe comunicato il ricorso all’amministrazione straordinaria. L’annuncio, però, é arrivato da Invitalia 24 ore prima delle due riunioni. Solo Aigi esprimeva ancora una qualche speranza nell’accordo in extremis. Il punto, ora, è capire che accade in concreto, come si sviluppano i vari passaggi, che scelta sarà fatta sui commissari e quali conseguenze può determinare la contromossa di Acciaierie. La preoccupazione maggiore riguarda l’indotto. Le misure per le imprese sono state messe a punto dal Governo col secondo decreto, ma al momento appaiono incagliate nel braccio di ferro tra Acciaierie e Sace, con la prima che non fornisce alla seconda le necessarie informazioni per la certificazione dei crediti.
Aigi, l’associazione dell’indotto, sta intanto cercando di impostare in queste ore ulteriori sostegni per le imprese.

Il primo - che dopo l’incontro a Palazzo Chigi sarà discusso stasera con lo staff tecnico di Urso - prevede, a fronte di Acciaierie in amministrazione straordinaria, la stessa soluzione adottata nel 2015 per i trasportatori (nel 2015 fu infatti Ilva ad andare in amministrazione straordinaria). In pratica, sugli ordini “freschi” lanciati da Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, «quest’ultima - spiega Fabio Greco, presidente di Aigi - dovrebbe erogare degli acconti immediati alle imprese. Questo permetterebbe loro di cominciare a lavorare. Gli acconti li ridaremmo nel momento in cui vengono saldati i vecchi ordini». Inoltre, per superare lo stallo della mancata attestazione dei crediti dell’indotto, e quindi il caso Sace-Acciaierie, Aigi domani mattina si recherà nella direzione del siderurgico per la verifica dei crediti. C’è poi un terzo aspetto. D’intesa con la Regione Puglia, Aigi ha lavorato ad un’ulteriore proposta per il Governo: applicare il credito d’imposta e bloccare temporaneamente il pagamento degli oneri fiscali.

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