Taranto, la vendetta del centrosinistra: «Non vi candideremo più»

Taranto, la vendetta del centrosinistra: «Non vi candideremo più»
di Paola CASELLA
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Mercoledì 21 Febbraio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 12:54

La giornata di ieri si aperta con la caccia al 17esimo consigliere disponibile a recarsi dinanzi al notaio per firmare le proprie dimissioni, al fine di sciogliere anticipatamente il consiglio comunale di Taranto. La ricerca, però, è stata infruttuosa: nessuno vuole mollare la poltrona.

La giornata

Luigi Abbate non ha avuto alcun ripensamento, nonostante gli insulti sui social di moltissimi cittadini e numerosi suoi ormai ex elettori, inviperiti perché proprio lui che diceva di essere un fiero oppositore alla resa dei conti è stato il salvatore di Rinaldo Melucci e della sua squadra.
Nel corso della mattinata alcuni consiglieri dell’opposizione di centrosinistra hanno contattato diversi colleghi che fanno parte della nuova maggioranza, nel tentativo di convincerli che sarebbe stato meglio porre fine a quest’esperienza amministrativa priva dei numeri necessari a governare con serenità. Stando all’aritmetica, il sindaco può contare, infatti, sul voto di soli 15 consiglieri, anche perché colui che lunedì lo ha salvato, Luigi Abbate, ha già detto che continuerà a stare all’opposizione.

Anche se, dopo quanto accaduto lunedì, non si possono escludere ulteriori suoi possibili cambi di direzione, visto che - per giustificare il suo gesto a favore di Melucci - Abbate si è definito «uomo libero e fuori dagli schemi». Un gesto che, in realtà, i suoi colleghi non hanno esitato a definire un “tradimento” verso di loro, i suoi elettori e la città.

La ricerca del 17esimo consigliere ha indispettito il consigliere della nuova maggioranza Michele De Martino, espulso dal Pd, che in una nota inviata agli organi di informazione ha detto: «Stop a telefonate e braccaggi, si rispetti il ruolo e la dignità dei consiglieri comunali tarantini eletti dai cittadini. Si sta dando una immagine indecorosa della politica. Si lascino lavorare in serenità le amministrazioni locali verso gli obiettivi della comunità jonica». 
Ma il centrosinistra non è rimasto a guardare. Sempre ieri le segreterie regionali e provinciali di Pd, Europa Verde, M5S e Con hanno comunicato che i consiglieri comunali in carica a Taranto, che non hanno firmato dal notaio le dimissioni come da indicazioni condivise, non potranno più essere ricandidati a nessuna delle prossime tornate elettorali con la coalizione. Tale determinazione avrà efficacia sin dalle prime consultazioni utili.
Il “caso Abbate” ha spostato i riflettori da un’altra vicenda, altrettanto paradossale, che, invece, aveva tenuto banco nella mattinata di lunedì, quando è circolata la notizia che i consiglieri di Fratelli d’Italia Giampaolo Vietri e Tiziana Toscano e della Lega Francesco Battista non avessero intenzione di recarsi dal notaio a firmare. Se ciò fosse accaduto, l’ipotesi di un asse tra Melucci ed il ministro di Fratelli d’Italia Raffaele Fitto avrebbe acquistato maggior forza. I tre però nel tardo pomeriggio, ottenute indicazioni dalle loro segreterie nazionali, si sono presentati nello studio notarile. Insomma, pare che le sorti di Taranto si decidano sempre altrove, una volta a Bari, un’altra Roma, un’altra volta ancora nella provincia di Taranto.
La base dei due partiti di centrodestra, ed in particolare di Fratelli d’Italia, circolata la voce dell’intenzione dei tre consiglieri di non sfiduciare Melucci, si sarebbe sollevata, manifestando aperto dissenso verso i vertici regionali e nazionali, accusati di aver con le loro scelte calate dall’alto determinato la sconfitta alle ultime Amministrative a Taranto. Alla fine, i consiglieri di Fratelli d’Italia e Lega hanno firmato, seguendo l’esempio di Forza Italia, il cui rappresentante, Massimiliano Di Cuia, era andato a firmare in mattinata senza alcuna esitazione. 
Difficile immaginare che cosa potrà accadere ora e quali altre iniziative possa mettere in campo l’opposizione per cercare di fermare Melucci. Di sicuro il treno per lo scioglimento entro il 24 febbraio e nuove elezioni già l’8 e 9 è definitivamente perso.

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