Caffè e cornetto, finalmente si può. Sì all'asporto anche per le pizze

Caffè e cornetto, finalmente si può. Sì all'asporto anche per le pizze
di Alessio PIGNATELLI
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Giovedì 30 Aprile 2020, 09:26 - Ultimo aggiornamento: 10:09
«Siamo felicemente sorpresi. Abbiamo avuto un feedback positivo, c'è stato grande entusiasmo da parte dei clienti. Ci siamo raccomandati di stare a debita distanza, di non creare capannelli di persone all'esterno e l'hanno accettato di buon grado. Ci hanno detto: Siamo stati due mesi in astinenza, va bene tutto anche se consumiamo il cornetto in macchina o ce lo portiamo a casa».

Il bar L'Orchidea è ripartito già ieri mattina. Solo take away, ovviamente. Quasi un ritorno sui banchi dopo tantissimi giorni di chiusura inaspettata: un timido approccio, una ripartenza inevitabilmente prudente ma con un riscontro incoraggiante. «Abbiamo appreso dell'ordinanza del presidente della Regione, Michele Emiliano, nel tardo pomeriggio di martedì e avevamo poco tempo - spiega la titolare, Francesca Intermite - Oltre alle pulizie e alle sanificazioni, abbiamo voluto provare. Un inizio soft con la produzione di croissant e la caffetteria di base. Vista la risposta, posso dire che amplieremo immediatamente la gamma dei prodotti».

A dare benzina, soprattutto, l'atteggiamento dei clienti: «Molti non sapevano di questa novità, sono stati sorpresi e hanno sfruttato ben volentieri l'opportunità di consumare da asporto. È poca cosa rispetto all'ordinario lavoro ma è un segnale. La gente vuole tornare alla normalità». Francesca Intermite è anche presidente provinciale di Fipe Bar. Dal suo osservatorio traccia un quadro generale della situazione. «Sicuramente tutti i colleghi hanno accolto con grande entusiasmo l'ordinanza regionale, alcuni ci hanno detto che hanno bisogno di un po' di tempo e ripartiranno lunedì. Molti hanno chiesto al nostro laboratorio la rifornitura per la prossima settimana, altri sono partiti invece solo col caffè. Il problema è che in commercio non si trovano termometri infrarossi, i guanti sono terminati per alcune misure, c'è qualche difficoltà: ecco perché in via precauzionale, onde evitare sanzioni in caso di non ottemperanza, alcuni hanno scelto di aspettare».

Scalda i motori anche la pizzeria Aguaraja, storico locale situato nella località di San Vito a due passi da Taranto. Il locale del patron Enzo Greco già dal 10 aprile effettua consegne a domicilio mentre da ieri sera c'è la novità del take away. Francesco Scarnera, socio del locale, racconta anche la svolta digitale in tempi Covid-19: «Abbiamo creato un'app per gli ordini online proprio per questo momento particolare. Da quando abbiamo creato la pagina online, si è alzato il numero degli ordini. Chiaramente parliamo di uscite al minimo storico per la nostra pizzeria ma è un segnale». Estremamente difficile pensare all'apertura al pubblico, in teoria per giugno, senza le linee guida precise: «Abbiamo all'interno una novantina di coperti ma con le nuove normative arriveremo a meno di trenta. Abbiamo degli spazi fuori ma dobbiamo capire come organizzarci al meglio».

C'è chi, infine, ha fatto una scelta opposta. Il gatto rosso, prestigioso ristorante nel centro di Taranto, è in standby: «Ho deciso di chiudere subito per mettere tutti in sicurezza - dice il proprietario Agostino Bartoli - Già dalla settimana precedente al dpcm del lockdown, c'era un clima di tensione e oltretutto la gente non veniva per paura. Per il momento non anticipiamo l'apertura nemmeno d'asporto. Ci sono delle procedure da adottare, abbiamo pensato a tante strategie in questo tempo di chiusura ma preferiamo attendere che si torni tra virgolette alla normalità».
Oltre al delivery e al take away, Bartoli sta pensando anche a una piattaforma online per vendere il vino delle cantine. Ancora qualche riflessione e poi ci si rimetterà in carreggiata: «Non lo faremo certo per la cassa ma per dire noi ci siamo, per mandare un messaggio. Aprire significa produrre nuovo debito. Abbiamo 40 coperti, arriveremo a massimo una dozzina visto com'è concepito il nostro locale. Lo Stato da subito avrebbe dovuto mettere in condizione le aziende di avere sì zero incassi ma anche zero spese. Comunque resto fiducioso, attendo tempi migliori».
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