Automotive dalla Cina, vicino al porto 500 posti di lavoro per realizzare auto ibridi ed elettriche

Automotive dalla Cina, vicino al porto 500 posti di lavoro per realizzare auto ibridi ed elettriche
di Alessio PIGNATELLI
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Lunedì 6 Luglio 2020, 08:50
Il progetto, in fase avanzata, riguarda l'insediamento nella Zona franca doganale del porto di Taranto di uno stabilimento per la produzione di automobili elettriche e ibride e un altro per la produzione di motori. Un investimento in grado di generare un significativo impatto occupazionale stimato in oltre 500 addetti a regime, la collaborazione con la filiera dell'automotive e il coinvolgimento di organismi di ricerca e Università.

TJ Innova Engineering & Technology è tra le principali aziende cinesi operanti nel settore automotive ed è tra le più qualificate nella progettazione, prototipazione, realizzazione e sviluppo di tecnologie relative alla motorizzazione elettrica ed ibrida, detentrice di tecnologie all'avanguardia. Ha stretto, inoltre, collaborazioni con le più importanti aziende automobilistiche mondiali. È la nuova realtà che dovrebbe aggiungersi ad altre iniziative industriali da far confluire nel Contratto Istituzionale di Sviluppo per l'area di Taranto.
C'è già stata, venerdì scorso, la presentazione ufficiale del progetto in videoconferenza: per TJ Innova ha partecipato l'advisor italiano rappresentato da Giampaolo Varchetta, presidente della società consortile Arkadiusz di Napoli che per lo sviluppo dell'iniziativa si avvale del supporto locale degli studi legale e commerciale dell'avvocato Angelo Ippolito e di Marcello Carone.

La recente riunione è figlia di un interessamento lungo diversi mesi. Già per esempio l'8 ottobre 2019 ci fu un primo approccio: da Shangai fu inviata una missiva al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, per comunicare l'intenzione di valutare la realizzazione di una nuova iniziativa industriale. La TJ Innova, dopo aver sviluppato un'attenta analisi di fattibilità, ha deciso di entrare nel mercato europeo e nell'area Middle East e Africa individuando, tra le possibili alternative, la Puglia.

Poi ha sciolto ogni riserva puntando sul Porto di Taranto quale ambito di indiscussa attrattiva sotto svariati profili. Innanzitutto lo scalo jonico è inserito nella strategia Belt & Road intrapresa dal governo cinese che si propone di sostenere l'infrastrutturazione dei commerci euro-asiatici. E che, proprio nel Mediterraneo, trova la rotta ideale vedendo Taranto come Core Port e terminale portuale del V corridoio Scandinavo Mediterraneo in collegamento con Malta.
Un contesto che come risaputo vedrà a breve l'avvio delle attività di Yilport legate anche al traffico intermodale con il potenziamento dei collegamenti ferroviari per facilitare il trasferimento in Europa e oltre.

Alla base della volontà di TJ Innova c'è ovviamente la serie di provvedimenti - alcuni ancora da limare e definire - che dovrà favorire la fiscalità, l'esenzione da dazi doganali: l'istituzione della Zona Franca Doganale, a cui si aggiungono le opportunità del Cis e della Zona Economica Speciale, è l'aspetto dirimente. In questo quadro, quindi, dopo i primi contatti tramite missive o incontri virtuali, a breve ci sarà una missione del gruppo cinese che è stata ritardata fino ad ora a causa dell'emergenza pandemica.
Come detto, si prevede di arrivare a regime a un impatto occupazionale di più di 500 addetti e, non di meno, si intende instaurare una coppe razione con organismi di ricerca e Università. Inoltre, l'insediamento della nuova iniziativa industriale nel territorio tarantino consentirebbe risparmi per l'approvvigionamento di acciaio che potrebbe avvenire a chilometro zero per la contiguità dello stabilimento siderurgico, al netto degli sviluppi dell'intricata vertenza che riguarda ArcelorMittal.
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