Causio a Quotidiano: "Questo Lecce può aprire un ciclo. Quanto mi piace Strefezza"

Franco Causio nella redazione di Quotidiano
Franco Causio nella redazione di Quotidiano
di Antonio IMPERIALE
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Martedì 13 Giugno 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:54

Fa fatica a tradire l’emozione, nella stanza della direzione del Nuovo Quotidiano di Puglia, il direttore e quattro giornalisti intorno, a parlare del calcio di oggi, di quello degli anni lontani, quando spiccò il volo dalla sua Lecce, dalla grande scuola di Attilio Adamo quando aveva solo sedici anni per approdare, nel tempo, con la maglia della Juventus, sulle scene del calcio mondiale, tre Mondiali da protagonista, la maglia iridata a Madrid, la storica partita a scopa in aereo con Pertini, Bearzot, Zoff, il ritorno al Lecce alla fine della carriera, e poi il calcio in tutte le dimensioni, commentatore, allenatore, dirigente.

Franco Causio si gode Lecce con la moglie brasiliana, innamoratissima del Salento e delle sue spiagge bianche, come l’importante papà, già procuratore della Repubblica laggiù in Brasile. Lecce continua ad incantarlo, a raccontargli giorni bellissimi, ma anche il “Tabù” di Porto Cesareo, dal suo amico Gigi. E l’affascina anche questa storia pallonara che regala sorrisi e proietta il Salento fra l’ammirazione generale sulla scena nazionale È felice, il Barone per la salvezza del Lecce, per lo scudetto tricolore di Coppitelli. E adesso che è già domani è convinto anche che il Lecce saprà come ripartire perchè la serie A diventi stabilmente casa sua. «Qualcuno dice che ha sofferto, una cosa che mi pare inevitabile, ma fatemi sottolineare che la squadra non è mai stata nei tre posti della zona rossa, che ha vissuto splendidi momenti, che ha espresso calcio di buon livello. So che Pantaleo Corvino si incontrerà in questi giorni con Saverio Sticchi Damiani, il quale si avvale anche di una società fatta di gente molto qualificata. Pantaleo sa quello che serve. Ho letto che alcuni lo hanno contestato. Mi pare incredibile. A Pantaleo hanno sempre dato ragione i risultati. Non ha mai sbagliato». Ha parole speciali per Strefezza, Causio, già Brazil, per quei sui tocchi magici che lo hanno consegnato alla storia. «Non vedo molti calciatori che sanno giocare in maniera vincente l’uno contro uno come sa fare il giocatore brasiliano.

Magari può dare ancora di più diventando più determinato negli ultimi trenta metri».

Nel cuore, oltre al Lecce, la sua Juventus. Ora che è sceso il sipario sulla stagione pallonara, con un bilancio che ha visto tre squadre italiane finaliste sulla scena europea ed una Puglia magica con i risultati del Lecce, con il Bari che la serie A l’ha perduta solo all’ultimo minuto, con il Foggia sulla via della serie B con Delio Rossi, il Brindisi che torna in C dopo più di trentanni in serie D, che stagione è stata ?
«È stata una stagione caratterizzata dal mondiale. Un campionato anomalo con molti giocatori impegnati con le nazionali che son tornati in diverse condizioni fisiche. La Juve non ha avuto Vlahovic, Di Maria con i suoi alti e bassi... A parte il Napoli, con tanto di cappello per Spalletti che conosco bene da tempo, da quando eravamo insieme nell’Udinese. Credo che questo campionato abbia detto che nonostante tutti i problemi di gestione, tutti criticano un Allegri con un Pogba che non si sa che fine ha fatto, che non ha avuto la formazione che voleva. A parte il Napoli le altre squadre non hanno fatto più della Juve. La società ha sbagliato, non condivido il patteggiamento, le plusvalenze le hanno fatte anche le altre. Le sentenze o le fai prima o le fai dopo». Sulla scena europea tre finali perse, un bicchiere mezzo pieno o vuoto? «Nelle Coppe, quando arrivi in finale, c’è già motivo di essere soddisfatti».
Il calcio del Barone, il calcio di oggi. «È cambiato tutto. Adesso il giocatore è monitorato negli allenamenti, sulle panchine, nello staff, ci sono rose molto ampie. Il mio era un calcio tecnico di gente che dava del tu alla palla. Ora c’è gente che è brava a correre ma è costretta a dare del lei alla sfera, se non hai i piedi educati il pallone va dove vuole. Ed è diverso anche il pallone: oggi è più leggero, a volte sembra che abbia il turbo. Non è paragonabile il calcio di ieri con quello di oggi, anche nel lato economico C’erano i tempi di Zico e di Platini, di Crujff e Maradona, di Krol e di Matthaus. Oggi le stelle sono poche, Ronaldo e Messi, Neymar solo in parte. C’è Mbappe che però bisogna vedere a lungo termine. L’avvocato Agnelli ci diceva: “arrivare in cima alla montagna è facile, è la caduta che è fatale perché dopo non è facile risalire”. Un concetto chiaro».

L’Udinese è stata da sempre un esempio storico dei grandi acquisti di giovani stranieri con la cui vendita poi investire per una squadra di rilievo. «L’Udinese tanti anni fa era la prima che arrivava a fare questo tipo di mercato. È stata sempre guidata da una famiglia, i Pozzo, con la logica vincente. Sono in serie A da trent’anni sono da prendere certamente per modello. Il Lecce è su quella strada, Pantaleo è eccezionale e lo dimostra con i tanti giovanissimi che va a scoprire e sui quali il Lecce può puntare per il domani». Dopo la vittoria della Primavera sulla Fiorentina, Aquilani ha detto che la squadra leccese ha tutti stranieri... «Ci vuole un limite che magari potrebbe essere messo anche nelle prime squadre. Oggi fai fatica a leggere una formazione. Però è anche vero che fai parte dell’Unione Europea e che ci sono delle regole da rispettare. A suo tempo Artemio Franchi chiuse agli stranieri ma poi riaprirono per gradi. Ricordo che arrivò solo Brady, in seguito si allargò a due e poi arrivarono Platini e Boniek. Venne il tempo di Maradona. Il livello era diverso». Ci ha lasciato Berlusconi, un presidente che ha lasciato il segno del mondo del calcio. «Fu bravo e puntare su Sacchi e Arrigo propose un gioco che ha fatto cambiare mentalità al calcio italiano. Dopo però hanno cominciato a scimmiottarlo ma Sacchi era inimitabile. Va pure detto che con il suo gioco ha fatto quello che ha fatto perché aveva otto nazionali e tre olandesi. Sono i giocatori che fanno la differenza». Fra i giovani allenatori uno l’ha colpito di tutti. «Mi piace molto De Zerbi. Sarei contento se tornasse in Italia». Intanto, c’è un tecnico leccese fermo ai box, Antonio Conte. «Ha deciso di fermarsi anche per salvaguardare la sua salute, lo ha detto lui. Appena starà meglio non avrà problemi di trovare la squadra»

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