Papadopulo, il doppio ex: "Lazio-Lecce sarà ricca di gol. Io farò il tifo per D'Aversa"

Beppe Papadopulo
Beppe Papadopulo
di Antonio IMPERIALE
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Giovedì 11 Gennaio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:52
Pensiero stupendo. Non è solo il titolo della fortunata canzone di Patty Pravo. «Il Lecce e la Lazio che si ritrovano di fronte mi riportano col cuore e con la mente ad un passato meraviglioso, non solo per la giovinezza di allora. Esperienze bellissime che ti rimangono dentro».
Parole e musica di un Beppe Papadopulo sulla soglia dei 76 anni, il 2 febbraio prossimo, sulla scia di un amore pallonaro mai sopito, che riempie anche i giorni del presente. «Nella Lazio ci sono stato da calciatore, il mio debutto in serie A, prima di sbarcare a Brindisi in quegli anni storici della serie B brindisina. Poi ci sono tornato pure da allenatore, nel cuore degli anni duemila. A Lecce ho conquistato la promozione in A ai play off con ben 83 punti, lasciando poi per una questione di principio: volevano farmi cambiare lo staff, e io non sono uno che tradisce. Preferii andar via sia pure con amarezza». E sulla via dei ricordi Papadopulo parla di un Lecce-Lazio 5-3, quando lui era ancora sulla panchina laziale, dove era subentrato alla diciassettesima giornata, campionato 2004-2005, nella Lazio c’era Fabio Liverani, che Beppe amava difendere. «Vinse il Lecce di Zeman per 5-3 con un tripletta di Vucinic e reti di Diamoutene e Della Bona. Tanti gol quell’anno fra le due squadre. Nella gara di andata, io ancora non c’ero, avevano pareggiato per 3-3 (doppietta leccese di Baù e gol di Bojnov, ndr). Potrebbe essere una bella gara con tanti gol anche quella di domenica prossima, fra due squadre che vivono un momento importante: un Lecce splendido sulla via della salvezza, una Lazio rilanciata dalle ultime tre vittorie consecutive, che ora vede vicino il quarto posto dopo il successo di Udine e che rivede l’Europa, l’approdo nella Champions che non vuole più perdere. Va detto che il Lecce fin qui è andato al di sopra delle migliori previsioni e per quello che ha fatto avrebbe potuto chiudere il girone di andata a quota 23-24 punti. Lo avrebbe ampiamente meritato». Il buon Papadopulo confessa. «Io faccio il tifo per il Lecce. C’è un allenatore - D'Aversa - che ho avuto il piacere di avere come giocatore, quando allenavo il Siena. Dopo qualche problema negli ultimi anni, è rientrato alla grande, può fare benissimo in un ambiente che conosco molto bene e so che può essere determinante. E poi c’è un altro mio ex giocatore, Stefano Trinchera che giocava con me quando ero alla guida dell’Avellino. Ragazzo in gamba, che ha già fatto bene da solo, in questo nuovo ruolo, ma che con un personaggio straordinario Corvino alle spalle può fare ancora meglio». È un Lecce che con qualche gol in più sarebbe già la regina di provincia. Mancano i gol dell’attacco, Strefezza grandissimo nella scorsa stagione non si sta ripetendo agli stessi livelli. «Io non punterei contro i due bomber, Krstovic e Piccoli, non si può pretendere sempre il massimo, non ho visto prestazioni negative, il montenegrino ha forse bisogno adesso di più tranquillità, Strefezza è comunque una garanzia. È un Lecce che sa chiudere la porta per il valore dei suoi difensori e soprattutto di un grandissimo Falcone che si sta esaltando anche grazie alla condizione psicologica garantita dall’ambiente leccese. Io vedo il Lecce nella parte sinistra della classifica».
Lecce-Lazio 2-1 nella gara di andata, con una rimonta straordinaria nel finale. «È stato il segnale di una stagione, la forza del Lecce è in quella capacità di non arrendersi mai, di crederci sino in fondo, è sbarazzina, intraprendente, ma mai presuntuosa, che sa far valere le qualità dei singoli». La Lazio gioca con la fatica del derby di Coppa Italia con la Roma, ma ritrova Immobile. «I pericoli laziali possono arrivare non solo da Immobile, ma anche dagli altri. Il discorso della fatica per l’impegno infrasettimanale è sempre relativo, gente di qualità Sarri ne ha tanta. Il Lecce ci ha fatto vedere prestazioni di grande interesse contro le grandi, su campi importanti. Non avrà paura. Giocherà senza paura, con personalità una gara aperta ad ogni risultato».
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