Fenomeno Mandrake, a Lecce la presentazione del primo libro "Imbarazzi”

Fenomeno Mandrake, a Lecce la presentazione del primo libro "Imbarazzi”
di Eleonora L. MOSCARA
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Sabato 1 Ottobre 2022, 05:05 - Ultimo aggiornamento: 19:02

I suoi video sono virali. Impossibile non condividere le sue gag e non rivedersi in quegli “imbarazzi” tipici delle famiglie salentine degli anni ‘90. Dietro le parrucche di Mandrake c’è Giuseppe Ninno, youtuber comico brindisino doc, fenomeno popolare entrato nelle case di più di un milione di persone. Un tempo relativamente lontano in cui la Montessori sembrava non essere mai vissuta, al posto di Uppa le mamme avevano sul comodino Postalmarket e i metodi erano quelli “nudi e crudi”, con la “cucchiara” di legno che rappresentava una costante nella vita dei figli. L’ascesa di Mandrake sui social è nata per gioco nel 2015, una sfida con un suo amico che lo credeva incapace di pubblicare una parodia sull’allora sindaca di Brindisi Angela Carluccio. Poi l’idea più forte, rappresentare la tipica famiglia salentina e infine Mandrakino nel 2021, e il boom di visualizzazioni e follower.
Ninno riesce a far ridere anche tirando in causa i gruppi whatsapp delle mamme, impresa non poco ardua. Nel 2022 ecco il nuovo step, arriva “Imbarazzi”, il suo primo libro a fumetti. Il firmacopie si terrà questo pomeriggio alle 16,30 presso Mondadori Bookstore in Viale Cavallotti a Lecce.

Mandrake diventa un fumetto, come arriva questa idea?
«È sempre stato un po’ il mio sogno, oggi ci si può anche auto produrre con il supporto di alcune piattaforme come Amazon e allora mi sono buttato grazie all’aiuto anche di Mattia Pompei, un ragazzo abruzzese che mi ha mandato la caricatura di Mandrakino.

Un lavoro che ho apprezzato molto e mi sono anche tatuato sul braccio. Oggi è il mio collaboratore. Il libro sta andando benissimo, siamo già tra i top 100 di Amazon e i numero uno della categoria humor per bambini, sono contento». 

Video


Chi eri prima di diventare Mandrake?
«Ero lo scemo del gruppo e facevo quello che faccio oggi ma senza telecamere. Poi ho deciso di mettere tutto sui video. Sono diventato Mandrake per gioco, il mio amico non credeva che avrei pubblicato le mie parodie sulla sindaca e invece…» 
Cos’è l’ironia per te?
«L’ironia è la cura di ogni cosa. Mi piacerebbe che per tutti fosse così. Per alcuni invece l’ironia è cattiva, fastidiosa e invece dovrebbe sempre essere positiva, ma mai usarla nel modo sbagliato». 
Tantissimi personaggi tutti diversi, c’è qualcuno a cui sei più legato?
«I miei personaggi non sono inventati, sono tutti molto reali. La famiglia è reale, la mamma che si lamenta, il bambino che subisce. Sono legato a tutti. Sono uno che non butta via nulla, colleziono giocattoli anni 90, tutto mi ricorda qualcosa. Scegliere un personaggio è come se mancassi di rispetto agli altri. Sono legato a Giuseppe bambino perché sono proprio io fino alla quinta elementare. Perché poi sono diventato Antonio».
La docile mamma Marì che interpreti, è la tua?
«Docile? Mica tanto. Mia madre è veramente così, quelle mamme di una volta pronte a difenderti quando succedeva qualcosa o pronte ad aggredirti per farti capire ciò che era giusto. Esempio: oggi un bambino tossisce e la madre gli dice: “Amore, chiedi scusa!”. Con mia madre mi sarei affogato per chiedere scusa, perché avrei dovuto farlo già mentre tossivo e mentre lei mi diceva: “Maleducato, chiedi scusa… mannagghia chi t’ha…” (ride) Nel 1992 se non ti sbrigavi erano guai». 
Che tipo di pubblico ti segue?
«Varia dai 4 anni ai 60 anni, metà uomini e metà donne. Ognuno è legato a un personaggio e quindi prendo tutta la fascia. Però l’autografo me lo chiedono solo i bambini, i grandi mi chiedono la foto».
La tua famiglia come ha preso la tua scelta di lasciare il lavoro di impiegato?
«Mi hanno sostenuto, anche se mia madre è sempre stata ed è ancora molto apprensiva. Anche mio padre che è un grande lavoratore, sempre legato al posto fisso (che oggi non esiste più). Entrambi mi hanno sempre dato grande fiducia, fin dalla scuola». 
Come ti vedi domani? 
«Io non penso al futuro e secondo me il mio successo esiste perché non penso. Le cose vengono così, i miei obiettivi sono personali. Non sono questioni economiche. Non sogno la televisione ma teatro e cinema sì. Tra i due preferirei il teatro per essere a contatto diretto con il mio pubblico». 

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