Caparezza: «Nessun addio alle scene»

Caparezza: «Nessun addio alle scene»
di Ennio CIOTTA
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Mercoledì 3 Agosto 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 22:43

Caparezza smentisce ancora una volta le notizie relative ad un suo ritiro dalle scene a causa dei suoi problemi di udito e arriva a Lecce, stasera al Pala live, per l’Oversound Festival dopo quattro anni dal suo ultimo concerto in città, con una tappa del suo Exuvia tour. Uno spettacolo coinvolgente, con un tour partito il 25 giugno, che sta raccogliendo consensi e sold out in tutta Italia.

Ho una curiosità: cosa ha fatto Caparezza durante il lockdown?

«Ironicamente potrei dirti che non sono un tipo che esce molto da casa, non sono il tipo da movida, ma ammetto che la situazione era molto difficile e molto particolare. Io ho avuto la fortuna un quei mesi di essere in studio per realizzare un disco. Per fortuna non ero in tour: se fossi stato in procinto di fare un tour sarebbe stato un vero disastro perchè lo avrei dovuto rimandare per circa due anni. Il caso ha voluto che io fossi già in studio, a metà disco inoltrato, per la stesura delle canzoni. Questa cosa non mi ha cambiato tanto il tipo di attività: io ho uno studio sotto casa che mi sono creato negli anni e li ho trascorso tutte le mie giornate così come le passavo nei giorni precedenti. Mi dispiace per tutti coloro che erano in procinto di suonare, in tanti hanno dovuto rimandare e ci hanno rimesso economicamente. In tanti sono stati costretti a cambiare lavoro».

Secondo lei la musica può ancora svegliare o risvegliare le coscienze delle persone?

«Non è la musica che ha un valore alto e che sveglia la coscienze, sono le persone che hanno una sensibilità tale da trasformare la musica in un veicolo di risveglio e di coscienza. La stessa canzone ascoltata da quattro persone diverse sortirà quattro effetti diversi: ci sono più persone sensibili e riflessive ed altre meno. Io non credo che la musica possa cambiare il mondo, ma sono convinto che può cambiare il mio mondo ed è per questo che da anni ho investito tutte le mie energie nella creatività e sono contento di averlo fatto perché sono una di quelle persone che non trova edificante il mondo reale e quindi devo costruirmene uno alternativo».

Circolava una voce, estrapolata male da una sua intervista e poi smentita, secondo la quale a causa di alcuni suoi problemi di salute lei dopo questo tour avrebbe abbandonato la musica. Se costretto ad abbandonare la musica, cosa avrebbe fatto Caparezza?

«Faccio una premessa: questa cosa delle mie patologie legate all’udito è una costante nelle interviste e, anche se solitamente non ne parlo quasi mai, capita spesso che alla fine diventi il titolo dell’intervista una volta pubblicata. Anche in questo caso è stata interpretata male una mia risposta: ho detto e lo ripeto che l’Exuvia tour terminerà il 13 agosto e non ci sarà più questo tipo di spettacolo. Queste oltre due ore di show finiranno esattamente il 13 agosto con la data di Majano.

Dopo di che, se ci sarà qualcos’altro, sarà qualcosa di diverso, ma al momento non ci sto affatto pensando. Questa mia risposta ad un certo punto è stata interpretata come un mio abbandono delle scene. Se per assurdo dovessi abbandonare la carriera di musicista, ipotesi priva di alcun fondamento, continuerei a fare qualunque cosa lontana dalla realtà. Io amo tantissime cose creative e riserverei le mie energie proprio a queste cose che immagino sempre più o meno conniventi con la musica e con la stesura di un testo: libri, sceneggiatura ma anche stare dietro le quinte e credere in qualcuno per dargli fiducia. Ci sono tante possibilità che sicuramente non avrebbero da subito la forza e l’esperienza che io ho accumulato negli anni come cantante».

Andrebbe a lavorare in televisione?

«La televisione fra le varie opzioni è quella che mi attrae di meno a meno che non venga fatta in un certo modo. La tv per me è un territorio estremamente ostico. Quelle rare volte in cui ci vado sono sempre a disagio, lo si legge tranquillamente sul mio volto».

Il suo ultimo disco “Exuvia” è stato pubblicato a maggio del 2021. Dopo poco più di un anno come le sembra questo suo lavoro?

«E’ ancora un disco molto proiettato nel presente. Molte delle cose che dico in quel disco le penso ancora oggi. Il disco parla il mio linguaggio ed esprime il mio pensiero contemporaneo, non è un disco che si rivolge ai giovani, parla a quelli della mia età e forse per questo è interessante per qualche giovane. Io ho quarantotto anni e quindi parlo, mi esprimo ed agisco di conseguenza. Ai miei concerti comunque ce ne sono una marea di ragazzi giovani e la cosa mi inorgoglisce parecchio».

Secondo lei esiste una ricetta per la felicità?

«No, assolutamente no. Forse potrebbe esistere una ricetta per la serenità, ma anche questa cosa non è detta. Tutte queste ricette vengono continuamente smentite: tutti questi ingredienti per la ricetta possono essere spazzati via da un colpo di vento, fa un ospite indesiderato o da qualunque altro imprevisto. La vita è così, non permette di avere una ricetta giusta. Paradossalmente l’unica ricetta valida è la consapevolezza di sapere che una ricetta giusta non c’è. Questa cosa può renderci sereni. Io non ho mai capito cosa sia realmente la felicità, la serenità invece per me è il punto massimo della vita».

Che concerto vedremo a Lecce?

«Sarà uno spettacolo molto particolare e molto personale dove, oltre alle canzoni, ci sono scenografie cd cartapesta che si muovono sul palco, performer, qualche monologo, ledwall, luci. E’ uno spettacolo che cambia continuamente perché il filo conduttore dello spettacolo è proprio il cambiamento ed il rito di passaggio. Uno spettacolo che vola del quale sono veramente molto orgoglioso».

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