Emma Dante torna con Misericordia: «A teatro i miei miserabili eroi di umanità»

Emma Dante torna con Misericordia: «A teatro i miei miserabili eroi di umanità»
di Alessandra LUPO
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Venerdì 17 Dicembre 2021, 09:55 - Ultimo aggiornamento: 22 Dicembre, 00:38

Lei è intensa, significativa, coraggiosa. È forte ma sensibilissima. Con il suo teatro punta all'essenza ma conosce diversi linguaggi artistici e abbraccia tutto: dalla performance pura all'Opera, dal cinema alla scrittura per bambini. Ieri era al Teatro Comunale di Bologna con La Cenerentola, rilettura in chiave pop-surrealista del dramma giocoso di Rossini. E domani il suo ultimo lavoro, Misericordia, arriverà a Lecce (sabato alle 20.45 e domenica alle 18.30) ai cantieri Koreja. In scena: Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi e Simone Zambelli.
Emma Dante, Misericordia è una favola contemporanea ancora una volta al femminile: Arturo nasce in una situazione di forte degrado ma viene salvato da ben tre madri che alla morte della sua decidono di allevarlo e dargli amore. Una storia che mette al centro della scena anzitutto il rapporto delle donne con la vita.
«Assolutamente sì, è la storia di tre donne che abitano in un tugurio e dove oltre a vivere nella miseria più nera decidono di prendersi cura di questo bambino, che nasce difettoso a causa dei calci del padre, un cliente della madre, mentre lei era incinta».
Difettoso in questo caso sta per ipercinetico e affetto da vari ritardi cognitivi. Anche in questo caso però, la disabilità non è una condanna...
«Nonostante la durezza del contesto l'atmosfera resta gioiosa e leggera. Arturo, che è lo straordinario performer Simone Zambelli, riesce a restituire la levità del suo essere attraverso la danza. Un ragazzino che non parla ma che con il suo corpo racconta la sua libertà».
La generosità delle madri riesce a ribaltare la sua condizione di infelicità insomma?
«Sì, è un miracolo direi. Perché lui è amato. Ed è a suo modo un personaggio felice».
Lei descrive spesso condizioni di miseria e abbrutimento. È un modo per metterci a contatto con una umanità di fondo?
«I miei personaggi sono spesso vestiti di stracci. Vivono condizioni estreme: il lato disumano mi interessa molto perché mi aiuta a tirare fuori l'umanità».
Anche in questo spettacolo la lingua è un elemento portante: dialettale, sporcata, vicinissima.
«La lingua che uso viene da un suono molto selvaggio, associato al dialetto molto rivisitato. Un lavoro di lingua teatrale anche se dialettale».
Una strada che oggi seguono diversi autori, anche letterari. Risponde a un maggior bisogno di realtà?
«C'è bisogno di avvicinarsi alla strada. Alla sgrammaticatezza della strada».
Misericordia diventerà un film, il suo terzo dopo Via Castellana Bandiera e Le sorelle Macaluso. Ha già definito il cast?
«Il cast è in via di definizione, ma di certo Arturo sarà impersonato da Simone Zambelli».
Al Bonci di Cesena debutterà in febbraio Scarpette Rotte, spettacolo dedicato ai bambini. Di che parla?
«Anche questo sarà uno spettacolo gioioso che racconta la situazione di questa bambina che da povera diventa ricca e finisce per annoiarsi. Ma riceverà una punizione...».
Lei è reduce dal successo della sua Bohème al San Carlo di Napoli e subito dopo dall'Iphigénie en Tauride a Cremona. Poi di nuovo Bologna. Com'è il pubblico del teatro dopo le restrizioni?
«Adesso vedere i teatri strapieni mi fa venire i brividi. La Cenerentola durava tre ore. Eppure la gente anche durante la prova generale era tantissima. Il pubblico vuole partecipare. Finisce lo spettacolo e ci diciamo: ma come potevamo stare lontani da questa esperienza?».
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