Addio a “Bob” Chyurlia, voce confidenziale degli anni '60

Addio a “Bob” Chyurlia, voce confidenziale degli anni '60
di Claudio FRASCELLA
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Mercoledì 2 Marzo 2016, 18:52 - Ultimo aggiornamento: 4 Marzo, 06:51

Quello schioccare delle dita, il «…two, three, four» per attaccare la canzone in repertorio. Quella giusta, non una a casaccio. Rispetto del pubblico e di se stesso. Chi ha cantato e suonato nei locali e nei night, lo ha sempre fatto per la gente, ma anche per quel pizzico di ambizione che, se non ce l’hai, non ti fa fare tanta strada.
E Roberto Chyurlia, per tutti “Bob”, ottantasette anni, che da lunedì scorso non c’è più, aveva tutto questo. Per i “cristiani” che andavano ad ascoltare lui e le formazioni delle quali aveva fatto parte, tante. Negli anni 60 e 70, come negli 80 e 90, Blues Themes e Gold Men, fra gli altri. Come usava una volta.

Il reperorio era fatto di standard, non solo swing, ma anche canzoni leggerine, «perché la gente vuole divertirsi» giustificava Bob. Quando in un gruppo mancava un cantante e occorreva rimediare, ecco il jolly. Gli amici e colleghi pensavano a lui, se non aveva altri impegni altrove. Lui era di parola. «Tranquilli, ci vediamo prima e “impupazziamo”, la serata la portiamo a termine». I suoi locali, Lido Azzurro, Il Gambero, La Sem, l’Estorill, Le Sciaie, serate di richiamo per le serate tarantine, brindisine e leccesi. Ai colleghi giustificava, «mi hanno chiamato, non posso dire no».

Una «votàta e una girata», come dire «cotta e mangiata». Così risolvevano anche la più complicata delle situazioni quei professionisti della notte. Tiravano fino all’alba. A differenza di altri, però, Chyurlia, passava da casa, si «appoggiava» un paio di ore, poi si alzava e andava al Comune, dove era capo sezione nell’ufficio “Leva e servizi militari”.

E se il titolare del locale tirava fuori qualche lira in meno rispetto a quanto concordato, «…massì, è un amico, ci rifacciamo alla prossima occasione». Questione di strette di mano. «Una sincera l’avverti subito, quello è un signore, lasciatevi servire…». Anche questo insegnava, Roberto, uno che non aveva fatto i «tre anni di militare a Cuneo», ma che conosceva perfettamente il sapore della vita. Questione di palato. E Roberto era uno che ci aveva fatto la bocca, aveva imparato a mediare qualsiasi occasione con saggezza.
Adesso quella voce confidenziale non c’è più. Lo piangono un sacco di amici. Ma lui avrebbe voluto che lo ricordassero con il sorriso. «La vita è un palcoscenico», ricordava da autentico showman, «lo spettacolo deve continuare». Infine, l’altro giorno, il suo ultimo impegno. «Mi hanno chiamato, non posso dire no».
 

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