Trivelle in Puglia nell'Adriatico: la Regione lavora al ricorso. In campo anche i sindaci

Trivelle in Puglia nell'Adriatico: la Regione lavora al ricorso. In campo anche i sindaci
di Paola ANCORA
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Lunedì 16 Gennaio 2023, 05:10 - Ultimo aggiornamento: 12:25

«Aspettiamo di sapere se è percorribile, come io spero, la strada del ricorso perché la scelta del Governo di riaprire la strada alle trivellazioni in mare è semplicemente vergognosa». Non perde il consueto aplomb, l’assessora regionale all’Ambiente Anna Grazia Maraschio, mentre sferra un durissimo attacco all’esecutivo di Giorgia Meloni che, dopo il via libera parlamentare al decreto Aiuti quater, ha autorizzato le trivellazioni in Adriatico in cerca di idrocarburi con l’obiettivo di rilanciare, a monte, le estrazioni di gas in Italia per offrire poi, a valle, forniture a prezzo calmierato alle aziende gasivore attraverso un sistema di aste gestito dal Gestore dei servizi energetici.

Decisione che la Puglia ha sin da subito osteggiato, contraria com’è, da sempre, a questo tipo di attività al largo delle sue coste.

Basti ricordare che esattamente un anno fa, proprio su questo tema, la Corte di Giustizia europea decideva in merito al ricorso presentato dalla Regione contro la possibilità di autorizzare più prospezioni nello stesso specchio acqueo, danneggiando così irrimediabilmente - era la tesi della Giunta Emiliano - i fondali marini. E stabiliva che sì, potevano essere concesse più autorizzazioni in uno stesso tratto di mare, ma «a condizione di valutare l’effetto cumulativo dei progetti che possono avere un impatto notevole sull’ambiente».

Il fronte del No si allarga

Governo diverso, problema simile: la strada di cercare giacimenti di gas nel mare Adriatico a Maraschio non piace, come a gran parte dei sindaci dei comuni rivieraschi. Assessora e primi cittadini si riuniranno questa settimana - la data sarà decisa oggi - insieme ad esperti e scienziati per fare il punto e mettere in fila le informazioni utili a costruire un dossier “contro”, da allegare a un probabile ricorso contro il decreto Aiuti quater. «Ricevo in questi giorni molte adesioni di parlamentari, a partire dai Cinque Stelle, a riprova - prosegue Maraschio - dell’altissima attenzione dedicata al tema.

La decisione del Governo è vergognosa perché non serve a nulla. E peraltro una di queste prospezioni potrebbe avvenire nello stesso spazio marittimo dove è previsto anche un impianto eolico off shore, al largo di Otranto: regna sovrana la confusione e su questi temi non è possibile né responsabile creare cortocircuiti. Vorrei che il Governo facesse chiarezza rispetto agli obiettivi che intende perseguire: tarda a varare i decreti attuativi per l’individuazione delle aree idonee all’installazione di impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile; tarda a dare indicazioni su tetti e parametri per la produzione energetica da parte delle Regioni. Mi pare - incalza l’assessora - che si faccia attenzione soltanto alle esigenze delle lobbies e delle multinazionali, anche perché è risaputo, e il ministero dell’Ambiente lo conferma, che l’eventuale gas estratto sarebbe sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico di appena sei mesi. Cui prodest, dunque? Metteremmo in pericolo l’intero ecosistema marino per nulla». 

La chiamata alle armi

Da qui la scelta di “chiamare alle armi” i primi cittadini. Chiamata che ha ricevuto la sollecita risposta, fra gli altri, del sindaco di Brindisi Riccardo Rossi. È lui a definire lo Sblocca-trivelle «un decreto varato guardando nello specchietto retrovisore», ovvero un ritorno al passato. «Riaprire i pozzi petroliferi e autorizzare nuove prospezioni è sbagliato per svariati motivi. Esiste un tema di salvaguardia del mare, di rischio ambientale e di tutela dell’economia del mare e del turismo che non può essere ignorato. Inoltre la transizione energetica dovrebbe guardare alle rinnovabili, anche perché è risaputo che la quantità di gas eventualmente estratta sarebbe largamente insufficiente.

Servirebbero pure quattro o cinque anni per l’avvio a pieno regime dei pozzi, dunque di cosa parliamo? In questi quattro o cinque anni si potrebbero realizzare dieci o dodici impianti eolici off shore, che secondo me andrebbero autorizzati, ottenendo così energia da fonte rinnovabile che non pregiudicherebbe l’ambiente e il turismo e che, a differenza delle piattaforme petrolifere, sarebbe linfa utile per generare filiere industriali e occupazionali importanti». 
La battaglia, insomma, è appena iniziata. E Rossi si dice «pronto ad appoggiare senza tentennamenti un ricorso della Regione contro il dl Aiuti quater. È indispensabile - conclude - usare ogni strumento utile per opporsi a questa scelta scellerata e, contestualmente, avviare anche una campagna di mobilitazione degli amministratori locali perché queste scelte passano sulla testa dei cittadini». Prossimo passo: il vertice in Regione. 

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