Verso lo “sblocca-trivelle”. La rabbia della Puglia: «Sopruso inaccettabile»

Verso lo “sblocca-trivelle”. La rabbia della Puglia: «Sopruso inaccettabile»
di Alessandra LUPO
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Giovedì 12 Gennaio 2023, 04:45

La fiducia concessa dalla Camera mette la pietra tombale sugli emendamenti sullo “sblocca-trivelle” e silenzia la battaglia parlamentare contro il rilancio delle attività estrattive off shore nelle acque italiane (e quindi anche nell’Adriatico davanti alle coste pugliesi). Con 205 voti favorevoli, 141 contrari e 4 astenuti, l’aula ieri ha approvato la fiducia posta dal governo sul Dl Aiuti. E oggi ci sarà il voto finale sul provvedimento, che così verrà convertito in legge. Tra i punti più contesi della legge c’era l’applicazione dell’art.16, che prevede lo sblocco delle concessioni alla trivellazione anche nelle aree interessate dai cosiddetti vincoli aggiuntivi di esclusione previsti dal Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTesai). Oltre allo sblocco di nuove concessioni in deroga tra le 9 e le 12 miglia, con riferimento a siti caratterizzati da elevato potenziale minerario e a condizione che i titolari delle nuove concessioni aderiscano al meccanismo a sostegno dei clienti finali industriali a forte consumo di gas. 

La preoccupazione per i permessi in Puglia


La questione riguarda da molto vicino la Puglia dove il nervosismo in queste ore è tornato a montare a vari livelli: lo sblocco infatti, comporta in automatico il via libera al permesso alla coltivazione di un giacimento denominato F.R. 40 NP a largo di Brindisi (già rilasciato alla società Northern Petroleum e attualmente sospeso) per una fascia compresa tra 9,7 e 29,7 miglia marine corrispondente ad una superficie di circa 735 chilometri quadrati. E non è difficile aspettarsi che altri player sinora tenuti lontani dai vincoli potrebbero tornare a interessarsi alla zona. Nei giorni scorsi in Commissione Bilancio erano approdati ben 180 emendamenti presentati dalle opposizioni, dal Pd al M5s (ma non il Terzo Polo) e che sono adesso lettera morta. 
Ieri in Aula il deputato salentino Claudio Stefanazzi ha definito un “atto di sopruso” la scelta del governo e invitando i parlamentari del Sud alla sollevazione contro quello che definisce «un provvedimento che è un atto di sopruso degno della programmazione industriale nel Mezzogiorno del ‘900». 
La critica ecologica si salda dunque a quella geografica, che vede il Sud sulle barricate già sulla questione Autonomia. «Tante regioni meridionali - prosegue Stefanazzi -, la Puglia in primis, hanno costruito le basi per un futuro migliore puntando su turismo, economia del mare e rinnovabili, grazie alle quali le Regioni del Sud producono, già oggi, circa la metà dell’energia consumata in Italia. E consumano meno di un terzo di quella prodotta svolgendo un interessante ruolo di fornitore della materia prima più importante al comparto produttivo del Nord, senza avere sostanzialmente alcun ritorno per le comunità locali. E nonostante questo - continua il deputato –, le regioni del Sud, e i loro governatori, si sono detti disponibili ad incrementare il consumo del suolo, necessario a portare la produzione di energia da fonte rinnovabile, nell’interesse del Paese intero, ai livelli richiesti dalle convenzioni cui l’Italia ha aderito. La conversione in legge del dl 176 farà sì che la vastità e pervasività delle attività di ricerca in mare, bloccherà le decine di autorizzazioni in corso per la realizzazione di impianti eolici off shore galleggianti, gli unici che, per dimensioni e distanza dalla costa, sono in grado di coniugare sviluppo compatibile con l’utilizzo degli specchi di mare prospicenti le coste e produzione di energia da fonte rinnovabile su scala industriale. Con gravi rischi per la riconversione di Ilva. I deputati e le deputate del Sud, tutti, non accettino un provvedimento contrario alla transizione ecologica e allo sviluppo sostenibile del Sud».

La protesta della Regione: «A rischio lavoro sulle rinnovabili»


Dalla Puglia la linea dell’assessore allo Sviluppo economico Alessandro Delli Noci è la medesima: «La transizione ecologica su cui tanto sta lavorando la nostra regione è completamente disattesa da un Governo che ha addirittura sentito l’esigenza di modificare il nome del ministero in questione. La scelta di questo provvedimento è chiara - prosegue Delli Noci -: sacrificare il Sud e destinarlo ad una programmazione energetica fuori dal tempo. La Puglia - conosciuta e apprezzata a livello internazionale per il suo mare, per i suoi paesaggi - si è reinventata puntando molto sulle energie rinnovabili. Una regione innovativa come la nostra, che punta ad essere hub energetico e una hydrogen valley, non può accettare di veder trivellati propri mari senza alcun beneficio rispetto all’attuale crisi energetica ma Con gravi danni per i propri territori e le loro economie». 

L'appello del sindaco: ora il territorio si mobiliti


Ancora più in là si spinge il sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi, che fa appello ai sindaci e alla Regione perché si oppongano alla decisione del governo: «Noi pensiamo - spiega Riccardo Rossi - che si debba continuare a dare, anche come territorio, un contributo energetico sulle energie rinnovabili, anche perché i parchi eolici hanno una filiera produttiva molto importante, che può garantire molti posti di lavoro, al contrario delle trivellazioni. Tra l’altro - prosegue il sindaco di Brindisi -, anche questa narrazione del fatto che le trivellazioni dovrebbero consentirci di estrarre gas per liberarci dalla dipendenza dalla Russia mi pare assurda, soprattutto come tempistiche. Per realizzare i pozzi servirà qualche anno. Nello stesso periodo di tempo potremmo realizzare gli impianti eolici offshore, assolvendo allo stesso compito di produzione di energia, senza prelevare gas dal mare e realizzando filiere importanti come quella dell’idrogeno. Ecco perché questa decisione del centrodestra è un pericolo assoluto, che richiede, per essere fermata, una mobilitazione di tutti i sindaci del territorio e della Regione». 

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