La preoccupazione per i permessi in Puglia
La questione riguarda da molto vicino la Puglia dove il nervosismo in queste ore è tornato a montare a vari livelli: lo sblocco infatti, comporta in automatico il via libera al permesso alla coltivazione di un giacimento denominato F.R. 40 NP a largo di Brindisi (già rilasciato alla società Northern Petroleum e attualmente sospeso) per una fascia compresa tra 9,7 e 29,7 miglia marine corrispondente ad una superficie di circa 735 chilometri quadrati. E non è difficile aspettarsi che altri player sinora tenuti lontani dai vincoli potrebbero tornare a interessarsi alla zona. Nei giorni scorsi in Commissione Bilancio erano approdati ben 180 emendamenti presentati dalle opposizioni, dal Pd al M5s (ma non il Terzo Polo) e che sono adesso lettera morta.
Ieri in Aula il deputato salentino Claudio Stefanazzi ha definito un “atto di sopruso” la scelta del governo e invitando i parlamentari del Sud alla sollevazione contro quello che definisce «un provvedimento che è un atto di sopruso degno della programmazione industriale nel Mezzogiorno del ‘900».
La protesta della Regione: «A rischio lavoro sulle rinnovabili»
Dalla Puglia la linea dell’assessore allo Sviluppo economico Alessandro Delli Noci è la medesima: «La transizione ecologica su cui tanto sta lavorando la nostra regione è completamente disattesa da un Governo che ha addirittura sentito l’esigenza di modificare il nome del ministero in questione. La scelta di questo provvedimento è chiara - prosegue Delli Noci -: sacrificare il Sud e destinarlo ad una programmazione energetica fuori dal tempo. La Puglia - conosciuta e apprezzata a livello internazionale per il suo mare, per i suoi paesaggi - si è reinventata puntando molto sulle energie rinnovabili. Una regione innovativa come la nostra, che punta ad essere hub energetico e una hydrogen valley, non può accettare di veder trivellati propri mari senza alcun beneficio rispetto all’attuale crisi energetica ma Con gravi danni per i propri territori e le loro economie».
L'appello del sindaco: ora il territorio si mobiliti
Ancora più in là si spinge il sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi, che fa appello ai sindaci e alla Regione perché si oppongano alla decisione del governo: «Noi pensiamo - spiega Riccardo Rossi - che si debba continuare a dare, anche come territorio, un contributo energetico sulle energie rinnovabili, anche perché i parchi eolici hanno una filiera produttiva molto importante, che può garantire molti posti di lavoro, al contrario delle trivellazioni. Tra l’altro - prosegue il sindaco di Brindisi -, anche questa narrazione del fatto che le trivellazioni dovrebbero consentirci di estrarre gas per liberarci dalla dipendenza dalla Russia mi pare assurda, soprattutto come tempistiche. Per realizzare i pozzi servirà qualche anno. Nello stesso periodo di tempo potremmo realizzare gli impianti eolici offshore, assolvendo allo stesso compito di produzione di energia, senza prelevare gas dal mare e realizzando filiere importanti come quella dell’idrogeno. Ecco perché questa decisione del centrodestra è un pericolo assoluto, che richiede, per essere fermata, una mobilitazione di tutti i sindaci del territorio e della Regione».
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